Processo Gorgoni, tra mancate notifiche e omonimie Stralciata posizione dell’ex sindaco Ascenzio Maesano

Notifiche che non giungono a destinazione, altre che arrivano ma a omonimi. Il processo Gorgoni sulle infiltrazioni della mafia nel settore dei rifiuti che tira in ballo due clan – i Cappello e i Laudani – e tre Comuni – Aci Catena, Trecastagni e Misterbianco – continua ad arrancare. Questa mattina si è svolta una nuova udienza davanti al giudice della prima sezione penale Roberto Passalacqua. All’appuntamento si è arrivati dopo l’ultimo rinvio di febbraio, quando il tribunale ha accolto il legittimo impedimento per Ascenzio Maesano, l’ex sindaco di Aci Catena accusato in questo procedimento di corruzione da parte della Senesi, una delle due imprese – l’altra è la Ef Servizi ecologici – che negli anni scorsi avevano messo gli occhi sull’appalto settennale per la raccolta della spazzatura nel territorio catenoto. 

Proprio la posizione di Maesano è stata oggi stralciata, dopo che il giudice ha preso atto dell’ennesimo difetto di notifica. L’avviso dell’udienza andava spedito all’abitazione dell’ex primo cittadino, ma ciò non è accaduto probabilmente anche per la recente carcerazione a cui è stato sottoposto Maesano, dopo la condanna definitiva nel processo per le tangenti prese dall’impresa Halley consulting e i fatti legati all’interpretazione della nuova legge Spazzacorrotti. Il giudice ha disposto che per la prossima udienza, quando la posizione dell’ex politico verrà probabilmente riunita a quella degli altri imputati, la notifica dovrà essere recapitata dalla polizia municipale

Per quanto riguarda gli altri imputati – alcuni dei quali presenti in aula, come nel caso di Lucio Pappalardo, il presunto reggente dei Laudani ad Aci Catena e attualmente l’unico sottoposto a misura cautelare in carcere – il giudice ha rigettato la richiesta di assoluzione avanzata dall’avvocato Giuseppe Lipera nei confronti del geometra Angelo Piana, accusato di essere uno degli intermediari dell’imprenditore della Ef Servizi ecologici Vincenzo Guglielmino, di recente deceduto e ritenuto vicino ai clan Cappello e Laudani. L’istanza di Lipera si è basata sull’ordinanza con cui il Riesame ha annullato la custodia cautelare specificando che, sul conto di Piana, non ci sarebbero stati i gravi indizi di colpevolezza. L’avvocato ha citato la legge Pecorella del 2006 – poi per buona parte giudicata incostituzionale – secondo cui il pm avrebbe dovuto chiedere il proscioglimento nei casi in cui la Cassazione avesse confermato insussistenti i gravi indizi di colpevolezza. «Ancora non hanno dichiarato incostituzionale il buon senso», ha detto Lipera, poco prima di un breve botta e risposta con la pm Tiziana Laudani. Dal canto suo, il giudice ha rigettato la richiesta.

Accolta invece la richiesta di annullamento del dispositivo che ha mandato a processo l’imputato Giuseppe Grasso. La decisione è stata presa dopo che il difensore, l’avvocato Salvatore La Rosa, ha fatto presente – fatto poi verificato dalla stessa accusa – che le notifiche fino a oggi sono state recapitate a un altro Salvatore La Rosa, anche lui avvocato nel foro di Catania. Accolta, infine, la costituzione di parte civile del Comune di Misterbianco, nonostante il collegio difensivo della Ef Servizi ecologici abbia sollevato un’eccezione di carattere formale, per il mancato inserimento delle motivazioni per cui l’ente locale avrebbe subito un danno dall’affidamento del servizio rifiuti alla ditta di Guglielmino.

La prossima udienza è stata fissata per il 25 giugno. Quel giorno verranno ascoltati i primi due testi dell’accusa e il tribunale dovrà conferire l’incarico a tre periti per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche e ambientali.


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