Salvini a Motta Sant’Anastasia, tra Arata e migranti «L’ho incontrato una sola volta, ora parliamo d’altro»

«Occupiamoci di altro, pensiamo tutti a lavorare». Il ministro dell’Interno Matteo Salvini di Paolo Arata non vuole parlare. A Motta Sant’Anastasia per tirare la volata al sindaco leghista Anastasio Carrà, in cerca della riconferma, alle domande dei giornalisti sul presunto faccendiere del re dell’eolico Vito Nicastri, quest’ultimo accusato di mafia. Il trait d’union tra Salvini e Arata porta il nome di Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti e senatore della Lega, nonché ideologo della flat tax. «L’ho incontrato (Arata) soltanto una volta, quante volte lo devo dire?», taglia corto Salvini. La tappa mottese del tour de force siciliano del leader del Carroccio per il resto scorre come d’abitudine: migranti, magistratura, sicurezza. Un passaggio sui processi. «È arrivato un altro avviso al tribunale dei ministri – ricorda Salvini, riferendosi probabilmente al caso Sea watch – C’è qualche giudice che pensa che bloccare i barconi sia un reato, per me è una medaglia».

Il cavallo di battaglia è sempre lo stesso: gli arrivi di migranti sono drasticamente ridotti. Un successo delle sue politiche, che il ministro attribuisce alla diminuzione delle partenze. E che invece gli attivisti delle varie Ong, che tentano seppure ostacolate di presidiare il Mediterraneo, sostengono essere una conseguenza del fatto che il soccorso in mare è ormai sinonimo di blocchi e indagini. «Possono processarmi 35 volte, e io farò sempre la stessa cosa», arringa Matteo Salvini. Finora, però, in un’aula di tribunale non ci è arrivato: il parlamento non ha dato le autorizzazioni ai giudici a procedere contro il ministro, suffragando la tesi per la quale il divieto di sbarco imposto alla nave Diciotti della guardia costiera italiana fosse stato un atto politico e non un sequestro di persona.

Un altro passaggio ha riguardato la cronaca odierna: a Foggia, in una baraccopoli abusiva, un cittadino gambiano di 26 anni è morto in un incendio. Era irregolare e la sua richiesta di permesso di soggiorno non era stata accolta. «Le cronache di queste ore mi dicono che noi stiamo facendo bene a fare quello che stiamo facendo – continua – Azzerare le presenze nei mega-centri per migranti, per risparmiare problemi, morti e feriti. Quindi andremo avanti a Foggia, così come a Mineo e a Reggio Calabria». Il riferimento è alla chiusura del centro di accoglienza per richiedenti asilo del Calatino, la cui sopravvivenza è ormai più che in discussione. Con la conseguente emergenza occupazionale che ne deriverebbe e che già anima i lavoratori in bilico. «L’obiettivo è quello di radere al suolo e di sgomberare tutti quei centri per migranti che sono un problema e non una soluzione».

 «Vedere le piazze piene ieri a Bagheria, Monreale e a Caltanissetta mi ha riempito il cuore e mi ha confermato che la scelta di portare la Lega in tutta Italia e non solo in Lombardia, in Veneto e in Piemonte è stata giusta – aggiunge Salvini a margine del comizio – Per la Lega, ma soprattutto per gli italiani è la ricompensa migliore al di là dei ministeri e dei sondaggi che posso avere». E dopo avere parlato della legge sulla legittima difesa, ha anche annunciato un dialogo con il presidente della Regione Nello Musumeci: «Con lui ho parlato di Sicilia, ci sono strade statali ferme da decenni, per colpa di altri, non di questo governo, su questo interesserò Toninelli». Quindi «cercherò di dare una mano al ministro delle Infrastrutture a dare una mano alla Sicilia».


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