Parla la maestra accusata di «plagio politico» e sospesa Dal presunto «scappellotto» fino al Diario di Anna Frank

«La mia storia è del tutto simile a quella dell’insegnante di Palermo». Giusy Cristaudo ha 60 anni e insegna dal 1997. Viene da una famiglia di professori e adesso, a MeridioNews, parla di una vicenda di cui è stata protagonista alla fine di marzo e che, oggi, è finita su tutti i giornali nazionali. Per via della somiglianza con quella di Rosa Maria Dell’Aria, la docente palermitana sospesa per non avere vigilato sull’accostamento fatto dai suoi studenti tra il decreto sicurezza del vicepremier Matteo Salvini e le leggi razziali promulgate dal dittatore fascista Benito Mussolini. «Nel preavviso di provvedimento disciplinare che mi riguarda – afferma Cristaudo – mi si accusa di plagio politico. Tutto per colpa del Diario di Anna Frank di cui ho parlato ai miei allievi di terza elementare». La sospensione di due giorni che le è stata irrogata dalla preside dell’istituto comprensivo Salvo Basso di Scordia, però, non riguarda soltanto questo. E racconta anche di un presunto «scappellotto» che sarebbe stato dato da Cristaudo a un piccolo allievo. 

Comincia tutto l’11 febbraio 2019, quando il padre di un alunno di terza si presenta a scuola e chiede di parlare con la dirigente per denunciare che il figlio sarebbe stato «picchiato perché parlava con una compagna di classe». Alle parole dell’uomo fanno eco quelle della madre dell’allievo, che al racconto aggiunge uno scambio di messaggi su WhatsApp con Cristaudo. La maestra avrebbe risposto che se «scappellone» c’era stato «era stato dato sempre in modo affettuoso». Nel preavviso di provvedimento disciplinare, la preside riporta poi un’altra denuncia della stessa madre: l’insegnante Cristaudo, si legge nel documento, «farebbe plagio nei confronti dei bambini affrontando tematiche politiche». 

«Ho denunciato per calunnia sia la preside sia i genitori del bambino – precisa la docente, assistita dall’avvocato Dario Fina Sono stata sospesa per due giorni nonostante sia l’insegnante di sostegno, sempre presente con me in aula, sia la compagnetta di banco del bimbo che mi accusa abbiano dichiarato che non ci fosse stato nessuno scappellotto. Quindi la mia parola, quella di una bambina e quella di una collega valgono meno di quella di un singolo allievo, peraltro da me più volte rimproverato quel giorno e in passato. Ma la cosa non mi stupisce: ero oggetto delle attenzioni della dirigente dai tempi della storia del Diario di Anna Frank». Era autunno, spiega l’insegnante, ex candidata al Consiglio comunale scordiense con una lista di centrosinistra, quando in classe con i bambini si stava parlando del tema dei migranti. E di come anche ai più piccoli non venissero risparmiate le sofferenze dei grandi. «Adesso non ricordo l’episodio preciso, ma eravamo partiti credo da una nave di persone a cui era stato impedito di sbarcare».

Da là il parallelismo con la storia di Anna Frank, vittima dell’olocausto nazista e autrice del celeberrimo diario. «Ho spiegato che era una storia raccontata da una ragazzina poco più grande di loro e, parlandone in classe, erano stati i miei stessi allievi a esprimere il desiderio di leggerlo». Tanto che lei decide di sceglierne degli estratti da leggere in classe. «Non ho imposto l’acquisto del libro, che normalmente viene discusso in quarta o quinta elementare: ne ho portate io stessa tre copie in classe, e ho spiegato che nella biblioteca comunale se ne sarebbero trovate altre. Alcuni genitori lo hanno comprato e altri, invece, si sono lamentati con la preside di dovere acquistare un ulteriore testo». Rimostranze a cui la dirigente scolastica avrebbe risposto con un rimprovero diretto all’insegnante e formulato in classe, davanti a tutti gli allievi. 

«Da allora, mi è parso di essere al centro delle attenzioni della dirigente. Sono stata sospesa per due giorni, il 27 e il 28 marzo, e in quelle date i genitori non hanno mandato a scuola i figli per protesta». In quegli stessi giorni, di fronte all’istituto comprensivo Salvo Basso si è riunita una delegazione di genitori, guidata dal consigliere comunale di Scordia bene comune Carlo Barchitta, in difesa dell’operato della docente sotto accusa. «Io credo che tutto nasca dalla faccenda del libro e del ritenere inadeguato che si parli in classe di quello che succede nel mondo – spiega ancora Giusy Cristaudo – Il punto, però, è uno: io non posso parlare dei partiti, ma la politica è la nostra vita di tutti giorni. Siamo docenti, nostro compito è formare anche il senso civico dei nostri alunni, che sono i cittadini di domani». Sui banchi, insomma, non solo per studiare i libri ma per imparare lo spirito critico. «Se vogliamo vedere una forzatura da qualche parte, forse sta solo nel fatto che fossero bambini di terza. Ma è mia abitudine che, nelle mie classi, si parli di quello che riguarda la vita di tutti. E penso che questo non dobbiamo smettere di farlo».


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