Europee 2019, Puzzolo in lista con la spinta di Calenda «Il manifesto Siamo europei scossone al centrosinistra»

Era (ri)sbarcata a Catania con il piano di diventare la candidata di punta del contenitore più europeista che c’è. Poi quello che potrebbe definirsi un colpo di fulmine politico, e l’addio al partito +Europa che, nel frattempo, subiva la scalata centrista che ha portato l’ex radicale Benedetto Della Vedova alla segreteria nazionale. Virginia Puzzolo, 44 anni, ha seguito Carlo Calenda dopo l’accordo fra il Pd e Siamo Europei, diventando la candidata che incarna il manifesto dell’ex ministro nella lista dem per la circoscrizione Isole. Lei, nata e cresciuta a Catania, sottolinea di aver mantenuto saldo il legame con la Sicilia, sebbene da tempo viva e lavori a Bruxelles, occupandosi di un programma di ricerca spaziale della Commissione europea. 

Virginia Puzzolo, l’abbiamo conosciuta che lavorava per costituire un comitato locale di +Europa a Catania, e adesso la troviamo candidata alle Elezioni Europee 2019 con il Partito democratico. Che è successo?
«Quando Carlo Calenda ha lanciato il manifesto Siamo europei, l’idea era di creare una lista unica con tutte le forze europeiste di centrosinistra. Quando l’ho sottoscritto ho avuto modo di discutere con lui e mi sono trovata molto in linea con la sua visione. Inizialmente, +Europa avrebbe dovuto essere parte di questa esperienza comune, ma questo non si è concretizzato. Così ho deciso di continuare con Siamo Europei, che si è aggregato al Pd mentre le altre forze hanno deciso di correre da sole. Io preferivo un contenitore più ampio».

Vuole mantenersi una outsider oppure il Pd l’ha convinta a iscriversi?
«In questo momento non sono iscritta al Pd e mantengo la mia identità civica, motivo per il quale il mio nome è stato espresso da Siamo europei. Mi sembra una scelta coerente con la mia persona e con il mio ruolo all’interno di questa lista».

Lei è di area calendiana. In queste ore tiene banco la reunion milanese di Renzi e Calenda. Sembra che l’ex ministro abbia rivalutato l’ex presidente del Consiglio. Uniti nella battaglia contro Movimento 5 stelle e Lega. La parola d’ordine è «restituire i ceffoni presi». Lei cosa ne pensa?
«Siamo europei, secondo me, rappresenta uno scossone al centrosinistra e la concreta possibilità di una nuova proposta politica. Che tutti scendano in campo, in questo momento, e che siano attivi in campagna elettorale non mi sorprende. Il fatto che anche Renzi si stia impegnando lo vedo in linea con la fase che stiamo vivendo. A proposito della metaforica restituzione dei ceffoni: io non vedo la politica come reazione a quello che fanno gli altri. La politica è risposta alle esigenze dei cittadini. È proposta, a mio modo di vedere, non contrattacco».

Continuando a parlare di politica. In Sicilia si ventila l’ipotesi di una sorta di «cordata» che costruisca un grande polo moderato. Fatto di pezzi di centrodestra e pezzi di centrosinistra che da un po’ si corteggiano. Le pare un futuro possibile per i democratici?
«In Sicilia, in questo momento, ci sono movimenti che sto osservando. Queste elezioni europee sicuramente saranno un test delle forze attive sul territorio. Ma che poi si concretizzi qualcosa è tutto da vedere. In ogni caso, non spetta a me prendere posizione rispetto a questo tema: come ho detto, sono una esponente civica e le questioni partitiche sono faccenda su cui, è giusto così, si esprima chi sta nel Partito democratico».

Lei lavora nel settore Aerospaziale. In questi mesi di campagna elettorale si è sentita un po’ un’aliena nella politica locale?
«Questa che sto vivendo è un’esperienza formativa: le dinamiche regionali seguono una logica completamente diversa rispetto a quella a cui sono abituata a Bruxelles. Seguo tutto con un certo interesse (ride, ndr) quasi antropologico e sociologico».

Ci sono candidati con i quali ha pensato di fare una sorta di «ticket» per guadagnare anche in termini di visibilità?
«Il fatto che ci siano tre preferenze è un po’ un’anomalia, ma mi rendo conto che sia utile dare la possibilità di scegliere più persone, nel caso di più seggi vinti dallo stesso partito. Il discorso del ticket non l’ho fatto con nessuno, in concreto. Ho parlato, però, con alcuni candidati con i quali mi sono sentita più affine a livello di motivazioni e pensiero. Ho avuto occasioni di confronto con la capolista Caterina Chinnici, con il medico Pietro Bartolo e con il sindaco di Nuoro Andrea Soddu. È capitato spesso che i cittadini, spontaneamente, ci associassero in qualche modo, e questa è certamente una bella cosa».

Ricerca scientifica e innovazione. Sono i suoi argomenti. Che fine ha fatto il sogno dell’Etna valley? Cosa farebbe in Europa per rilanciarla?
«L’Etna valley non si è mai sviluppata come era stata pensata, cioè come un sistema anche fisico di collegamenti tra le imprese. Ci sono degli embrioni e delle realtà molto interessanti, a livello industriale e imprenditoriale. Non so se l’idea di Etna valley sia ancora al passo coi tempi: le realtà più importanti, penso a St, sono rimaste. Ma non si è sviluppato tutto il resto. Così adesso la realtà è più fluida, ci sono molte società di servizi, piccole, che fanno ricerca e innovazione e non hanno bisogno di essere localizzate in un unico posto. L’Etna valley ha una base geografica, ma un’idea contemporanea deve pensare a una rete con tanti punti d’interesse in giro per la Sicilia. Ormai bisogna pensare a una California d’Europa: una zona in cui si viva bene, i costi siano competitivi e però ci sia apertura rispetto al resto del mondo. Perché questo si realizzi bisogna lavorare meglio con i fondi diretti, sommandoli a quelli che già arrivano dai maxi-progetti come i Pon. Questo significa connettersi meglio con le cordate internazionali: l’obiettivo non deve essere portare qua le aziende dall’estero. Ma portare all’estero quello che sappiamo fare».


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