Mafia, «Quel cronista ci diffama» Sindaco di Falcone minaccia querele

La mafia non esiste e chi ne parla vuole solo buttare fango. Trent’anni fa succedeva a Catania, oggi succede a Falcone, paesino di appena tremila abitanti nella fascia tirrenica della provincia di Messina. Il sindaco Santi Cirella e l’amministrazione comunale hanno dato mandato di querelare il giornalista Antonio Mazzeo per l’articolo dal titolo Falcone terra di mafia tra Tindari e Barcellona, pubblicato sul numero di agosto del mensile I Siciliani Giovani. La giunta comunale si è riunita il 24 agosto per una seduta che aveva all’ordine del giorno: «iniziative per tutelare l’immagine e la rispettabilità del paese: autorizzazione al sindaco di nominare il legale di fiducia».

Mazzeo, si legge nella delibera, avrebbe «leso e diffamato l’immagine del comune di Falcone e la reputazione dei suoi abitanti». Nell’articolo incriminato il giornalista ripercorre gli intrecci tra boss mafiosi, imprenditori locali e massoneria, denuncia le infiltrazioni nella ricostruzione seguita all’alluvione del 2008 e le interferenze di elementi della criminalità nelle elezioni amministrative del maggio del 2011. Durante le quali Maria Calcò Labruzzo, nipote del boss Salvatore Calcò Labruzzo, arrestato nel giugno del 2011 con l’accusa di associazione mafiosa, è risultata la consigliera più votata, nonostante da anni risieda a Milano.

«Non ho fatto altro che mettere insieme i pezzi del puzzle – spiega Mazzeo –. Non racconto fatti nuovi, sono tutte cose che l’opposizione politica, con l’appoggio di Rita Borsellino, ha denunciato». Eppure nella delibera, sindaco e assessori scrivono che le parole del giornalista hanno «destato perplessità e sconcerto nella collettività a causa delle notizie denigratorie che tenderebbero a far apparire il nostro paese da sempre teatro di delitti di mafia e luogo di interessi della criminalità organizzata». Cos’è quindi che ha dato tanto fastidio al sindaco Santi Cirella, sostenuto da Pdl, Udc ed ex socialisti, e alla giunta comunale? «Il punto – analizza Mazzeo – è che col mio articolo questa storia ha superato i confini ristretti di Falcone ed è diventata d’importanza regionale. Ma la minaccia di querela è un autogol perché non fa altro che accendere nuove luci sulla vicenda».

Il giornalista non è il primo a denunciare la difficile situazione del comune di Falcone. Lo avevano già fatto il candidato sindaco sconfitto alle precedenti elezioni, Marco Filiti, e i consiglieri del gruppo di opposizione Falcone città futura, che il 3 agosto hanno inviato un documento al ministero degli Interni e alla Prefettura di Messina per denunciare la partecipazione attiva di «elementi criminali durante le ultime elezioni». Anche per loro è scattata la querela da parte del sindaco. «Spostare nelle aule giudiziarie il confronto politico è gravissimo, un imbarbarimento che non avevo mai visto», commenta Mazzeo che si dice sereno. «Nella mia carriera ho ricevuto tante querele e le ho sempre vinte – spiega – l’articolo in questione è blindato, basato su carte giudiziarie e racconti dei pentiti. E poi ho la coscienza a posto, da quando è stato pubblicato ho ricevuto solo ringraziamenti da parte dei cittadini di Falcone».

Le vicende denunciate da Mazzeo accendono di nuovo i riflettori sulla fascia tirrenica del Messinese, la provincia considerata babba dove però la mafia è riuscita a proliferare, grazie anche alla scarsa attenzione dei media. «La mafia di Barcellona ha esteso il suo controllo su tutta la Provincia – spiega Mazzeo – e si tratta di famiglie che hanno partecipato alle stragi del ’92 e che hanno avuto un ruolo politico-militare nella storia d’Italia». Nei centri del Messinese, a cominciare proprio da Falcone si sono rifugiati durante la latitanza corleonesi e santapaoliani che hanno trovato in questa zona «un’isola felice». È il caso, ricorda Mazzeo nell’articolo pubblicato su I Siciliani Giovani, di Gerlando Alberti Junior, il killer di Graziella Campagna, la diciassettenne uccisa nel 1985 perché «testimone inconsapevole degli affari di droga e armi della borghesia mafiosa peloritana». E ancora, i vicini comuni di Furnari e Mazzarà Sant’Andrea sono stati sciolti per mafia. «Come si fa a dire che Falcone è un atollo felice?», si chiede Mazzeo.

Il sindaco Cirella, tuttavia, respinge le accuse e ha incaricato della sua difesa l’avvocato Rosa Ellena Alizzi, il cui onorario verrà pagato dal comune di Falcone. La giunta ha approvato a tale scopo lo stanziamento di 526 euro. «Questa querela – conclude Mazzeo – è un tentativo di intimidazione, rivolto non soltanto a me. Ma vado avanti. Il cambiamento è possibile. Basta vedere cosa è successo a Barcellona Pozzo di Gotto dove, dopo anni di denunce del malaffare, il blocco politico guidato dal senatore Domenico Nania, da molti anni al governo della città e apparentemente intoccabile, è crollato alle ultime elezioni».
[Foto di Hjalmar Larsson]


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La giunta del comune di Falcone, nel Messinese, ha deciso di querelare il giornalista Antonio Mazzeo. L'articolo incriminato, dal titolo Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona, è stato pubblicato sul numero di agosto de I Siciliani Giovani e si sofferma sugli intrecci tra mafia, massoneria, politica ed imprenditoria nel piccolo paese della provincia babba. «Sono tranquillo, ho solo messo insieme i pezzi di un inquietante e gravissimo puzzle. Il pezzo ha dato fastidio perché per la prima volta il dibattito supera i confini del paese», spiega Mazzeo

La giunta del comune di Falcone, nel Messinese, ha deciso di querelare il giornalista Antonio Mazzeo. L'articolo incriminato, dal titolo Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona, è stato pubblicato sul numero di agosto de I Siciliani Giovani e si sofferma sugli intrecci tra mafia, massoneria, politica ed imprenditoria nel piccolo paese della provincia babba. «Sono tranquillo, ho solo messo insieme i pezzi di un inquietante e gravissimo puzzle. Il pezzo ha dato fastidio perché per la prima volta il dibattito supera i confini del paese», spiega Mazzeo

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