Le «misure urgenti per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi» non sono ancora legge, ma basta il primo step per far scattare la gara fra salviniani e Movimento 5 stelle sul «merito» del salvataggio del Comune guidato dal sindaco Salvo Pogliese
Dl Crescita, ok dalle commissioni agli aiuti per Catania Lega: «Qualcuno esulta dopo essere rimasto a guardare»
Nella Sala del Mappamondo della Camera dei deputati, oggi pomeriggio, si è fatto un passo avanti, ulteriore, per salvare Catania dal baratro. Le commissioni riunite Bilancio e Finanza (rispettivamente la V e la VI) hanno approvato le «misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi». Per dirla più semplicemente, il decreto Crescita lo ha superato il primo scoglio. Domani la palla passa a Montecitorio, dove dovrebbe cominciare la discussione sulle norme pensate ad hoc per aiutare gli enti locali del Paese. Prima tra tutte Roma Capitale e, subito dopo, Catania. Il vero caput mundi di questo momento politico. I primi a dare la notizia sono stati gli eletti del Movimento 5 stelle, ma ci è voluto poco perché cominciasse il tam tam delle attribuzioni di merito.
Il tema è, semplicemente: chi s’intesta la battaglia per il salvataggio della città in default? I pentastellati rispondono facile: c’est moi. «Oltre un miliardo e mezzo di debiti hanno messo a serio rischio anche i servizi più elementari per i cittadini e questo non potevano tollerarlo», dicono i parlamentari etnei M5s in una nota diffusa alla stampa. Anche se, a ben guardare, a ripartire le somme sarà il ministero dell’Interno retto dal leader della Lega Matteo Salvini, il cui luogotenente Stefano Candiani è sempre ospite gradito dalle parti di Palazzo degli elefanti.
La faccenda, dal punto di vista delle previsioni economiche, è quella raccontata questa mattina da questa testata: dalla fine del 2019 al 2033 al capoluogo etneo in dissesto arriveranno, ripartiti in 14 anni, 475 milioni di euro. Necessari al pagamento per le rate dei mutui che, da sole, finora hanno messo ogni sei mesi a rischio la tenuta delle casse del municipio catanese. Un finanziamento enorme, a discapito delle imprese a cui era destinato il fondo Industria 4.0 del governo di Paolo Gentiloni. Dotazione che adesso viene ridimensionata per permettere alla città amministrata dal sindaco Salvo Pogliese di sopravvivere senza annaspare. E se da un lato più soldi entrano, dall’altro meno ne escono: sì alla riduzione del cinque per cento dei contratti per le forniture di beni e servizi, e sì anche al fondo da quasi 75 milioni di euro per i Comuni in difficoltà creato in seno al ministero dell’Economia e della finanza. «Mentre gli altri hanno chiacchierato per Catania noi abbiamo portato fatti e risultati – continua la delegazione di deputati e senatori M5s – Con responsabilità e serietà, da circa un anno, abbiamo iniziato un dialogo con il primo cittadino per salvare la città e ringraziamo la viceministra all’Economia Laura Castelli che è riuscita, con un grande sforzo, a giungere a un risultato straordinario».
Prima di gridare al successo, però, serve almeno l’approvazione della Camera dei deputati. L’appuntamento per l’esame del decreto Crescita è fissato per domani alle 17. Il sottosegretario leghista Stefano Candiani, nel frattempo, esulta e lancia una stoccata ai pentastellati: «Se non ci fossimo imposti – dice – questo emendamento si sarebbe limitato ai problemi dei conti di Roma. Ma i cittadini di Catania sanno chi ha lavorato per trovare una soluzione e chi oggi esulta dopo mesi passati a guardare alla finestra». O, peggio, a minacciare la città di negare ogni aiuto (vedi alla voce affaire Grasso-Bonaccorsi). «La linea che abbiamo imposto è precisa – conclude Candiani – Non doveva esistere un Salva Roma ma un Salva Comuni». Con l’obiettivo che gli enti locali, e quello catanese in particolare, «possano ricominciare a guardare al futuro».