Incendi, nell’elenco comunale non c’è quello a Cibali Se non viene censito, sì a cambio destinazione d’uso

La prossima seduta del Consiglio comunale non è ancora stata fissata ma, c’è da scommetterci, la discussione in aula sarà accesa. All’ordine del giorno, con due anni di ritardo, ci sarà anche «l’aggiornamento del catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco nel 2017». Vale a dire l’elenco delle aree dei territorio cittadino in cui si sono sviluppati roghi e su cui, di conseguenza, secondo la legge, non si può cambiare la destinazione d’uso per almeno 15 anni dopo l’incendio. Un adempimento burocratico che, per l’anno di cui si dovrà discutere, acquisisce un interesse ulteriore: a luglio 2017 bruciano i terreni del centro direzionale Cibali. I 17,4 ettari tra via dei Piccioni e via Sabato Martelli Castaldi su cui, in variante al piano regolatore generale, dovrebbero essere edificati centri congressi e palazzine. Ma proprio quest’ampia porzione di città nella delibera in discussione a Palazzo degli elefanti non c’è. Così come non si trova neanche nelle planimetrie del Sif, il servizio informativo forestale della Regione Siciliana da cui il Comune prende i dati.

«Quella zona non c’è perché non si tratta di un’area boschiva», sostiene l’assessore alla Protezione civile Alessandro Porto. In realtà, la legge in materia è molto chiara. E spiega che non si parla soltanto dei boschi così come intesi dall’immaginario collettivo. «Per incendio boschivo – si legge nella norma – si intende un fuoco con suscettività a espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all’interno delle predette aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette aree». In altri termini, anche la scìara – in quanto terreno incolto – è sottoposta alla medesima regolamentazione. E alle prescrizioni che ne conseguono. Di più: la stessa legge dice che i dati si possono prendere «anche» dalle mappe del Corpo forestale. Il lavoro del dipartimento regionale, dunque, potrebbe non essere l’unica fonte di aggiornamento del catasto degli incendi.

A sottolinearlo è il gruppo consiliare del Movimento 5 stelle. La delegazione pentastellata al senato cittadino ha presentato, e firmato al gran completo, un’interrogazione a risposta scritta proprio su questa mancanza. I consiglieri chiedono al sindaco Salvo Pogliese e alla giunta comunale i perché del «mancato censimento nel catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco» delle particelle intestate al Comune, di quelle intestate al Centro direzionale Cibali e di quelle, infine, rimaste di proprietà di privati cittadini. «La legge prevede che il Comune possa avvalersi dei rilievi pubblicati dal sistema informativo forestale della Regione, ma non che quello sia l’unico strumento da usare – sottolinea Graziano Bonaccorsi, primo firmatario del documento – Evidentemente su quei dati non è stata fatta una verifica ulteriore e sono rimasti fuori i terreni dell’orto di Cibali: una dimenticanza enorme, visto che si tratta di oltre 17 ettari». 

«Sono a conoscenza dell’interrogazione – replica l’assessore Porto – Noi ci siamo attenuti alla mappa della Regione, che certifica gli incendi. Altrimenti come faremmo a dire che un’area è andata a fuoco? Ce ne sono a decine che bruciano, ogni giorno, anche molto vicine a edifici abitati». Ma l’incendio di Cibali, oltre a essere stato ampiamente documentato dalla stampa con foto e video, ha visto intervenire un dispiegamento enorme di mezzi dei vigili del fuoco. Che per ore si sono adoperati per spegnere le fiamme che hanno incenerito quasi interamente quei terreni. «Quell’area, inoltre, non è né un bosco né un pascolo – prosegue il componente della giunta Pogliese – Rimane il fatto che i consiglieri Cinquestelle possono presentare un emendamento e farla inserire. Il Consiglio comunale è sovrano in materia, finché il documento non viene approvato è suscettibile di modifiche: che le facciano. Da parte nostra, se ci sono le condizioni, non ci sono ostacoli a inserire anche quelle zone». Le conseguenze dell’inserimento del censimento, e la successiva inedificabilità, potrebbero riguardare le particelle catastali di cui sarà necessario modificare la destinazione d’uso. La legge prevede che, dove il prg lo prevedesse già, si possa comunque costruire. Lo stesso non vale per le variazioni di destinazione, che invece rimangono bloccate un quindicennio.


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