Aci Catena, via a processo sui Santapaola e Pippo Nicotra L’ombra della mafia nell’ascesa del politico-imprenditore

È iniziata stamani l’udienza preliminare del procedimento nato dall’inchiesta sui rapporti tra gli esponenti della famiglia mafiosa Santapaola ad Aci Catena e l’ex deputato regionale Pippo Nicotra. A ottobre scorso, i carabinieri hanno eseguito una lunga serie di misure cautelari nei confronti di persone ritenute essere i referenti del gruppo criminale attivo nel centro dell’Acese. 

L’udienza si è tenuta nell’aula bunker del carcere di Bicocca. Presenti diversi imputati, tra i quali proprio Nicotra. È il suo il nome più importante della lunga lista di imputati. Nicotra, infatti, è stato per due volte sindaco di Aci Catena – la prima esperienza, a inizio anni Novanta, conclusa anzitempo con lo scioglimento del consiglio comunale per mafia a causa dei rapporti tra il primo cittadino e l’allora capomafia Sebastiano Sciuto detto Coscia– e per tre deputato all’Ars, con un’esperienza anche in commissione Antimafia. Le accuse nei suo confronti sono pesanti: concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso e tentata estorsione

Nel corso dell’udienza di oggi le associazione Agosta e Libera Antiracket hanno presentato istanza di costituzione come parte civile nel processo. Stessa richiesta è arrivata da parte del Comune di Aci Catena e da alcune vittime dei presunti casi di estorsione finiti nell’inchiesta. Le difese degli imputati si sono opposte.

Secondo i magistrati della Dda etnea, Nicotra – il cui passato politico lo ha visto indossare le casacche di Udc, Pdl, Articolo 4 e per ultimo del Pd – avrebbe beneficiato nel corso degli anni del sostegno del clan, in particolare in occasione delle elezioni. Nel mirino sono finite le campagne elettorali comprese tra il 2005 e il 2012. Dal canto suo, l’imprenditore avrebbe contraccambiato la vicinanza garantendo sostegno economico ai Santapaola. Ciò sarebbe avvenuto con elargizioni di denaro, assunzioni nei supermercati di proprietà, ma anche con altre forme di disponibilità come quando avrebbe cambiato 180mila euro in banconote da grosso taglio. Soldi che, in questo caso, il clan avrebbe usato per tentare di comprare cocaina da persone vicine ai narcos colombiani.

A rimarcare l’intensità dei rapporti tra le due parti sono stati anche i collaboratori di giustizia Mario Vinciguerra, per diversi anni punto di riferimento ad Aci Catena dei Santapaola, e Santo La Causa. Quest’ultimo, un tempo reggente dell’ala armata della famiglia Santapaola-Ercolano, ha raccontato ai magistrati di avere incontrato Nicotra per discutere di alcuni terreni su cui La Causa aveva messo gli occhi e per concordare il pagamento del pizzo su un paio di capannoni nella zona industriale. Il colloquio, a detta del pentito, sarebbe avvenuto nei pressi dell’abitazione di Nicotra e La Causa si sarebbe presentato vestito da benzinaio

Sull’imposizione del racket molto probabilmente si baserà la difesa dell’imprenditore. Nicotra, che è assistito dall’avvocato Orazio Consolo e dal professore Giovanni Grasso, ha già dichiarato nel corso dell’interrogatorio di garanzia di essere sotto estorsione dalla metà degli anni Settanta. Una versione in passato negata dallo stesso ex deputato: nel 2009, infatti, Nicotra fu indagato per favoreggiamento dopo avere ritrattato davanti ai carabinieri la tesi secondo cui il clan gli aveva chiesto il pizzo. A raccontare i contorni della vicenda è stato diversi anni dopo lo stesso La Causa, mettendo a verbale una confidenza ricevuta da un esponente locale dei Santapaola.

A comparire nella lunga lista di coloro per i quali la procura di Catania chiede il processo, ci sono diversi presunti esponenti del clan. Come Stefano Sciuto, il figlio di Sebastiano, boss deceduto l’anno scorso. Presente anche un altro volto noto della recente storia della politica cittadina: Sebastiano Strano. Già consigliere comunale ed ex presidente della locale squadra calcistica, Strano è coinvolto con Nicotra nella presunta estorsione tentata nei confronti di un costruttore. Accusato di essersi appropriato di una somma di 16mila euro – pagata come preliminare di una compravendita non andata in porto – l’uomo, socio con Strano e la moglie di Nicotra di una ditta edile, venne picchiato da alcuni esponenti del clan. A sollecitarne l’intervento sarebbe stato lo stesso ex deputato. La prossima udienza si terrà il 16 settembre. 


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