Caso Unict, i prossimi passi concordati con il Miur Ecco le intercettazioni sulle «élite» e sui «pizzini»

Conversazioni dai toni divertiti, altre con accenti più duri. Le intercettazioni dell’operazione denominata Università bandita, che oggi ha portato alla sospensione del rettore dell’ateneo etneo Francesco Basile e di altri nove professori universitari – ritenuti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta – svelano i retroscena delle presunte procedure truccate per le elezioni del Consiglio di amministrazione e dei 27 concorsi che sarebbero stati decisi a tavolino. Adesso, con la sospensione del magnifico e dei nove direttori di dipartimento, l’università di Catania deve correre ai ripari. «Attendiamo di conoscere meglio i contorni dei provvedimenti assunti dalla magistratura e successivamente adotteremo gli atti necessari, di concerto con il ministero dell’Università», dichiara in una nota il direttore generale Candeloro Bellantoni, che affida a queste poche righe la posizione dell’ateneo.

Associazione a delinquere. «Interessa fermare questo disegno e, quindi, garantire a questa amministrazione… Se in una squadra di calcio e il capitano si fa la male, la squadra continua a giocare con gli stessi giocatori e la fascia di capitano la prende un altro», dice l’ex rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro parlando, senza sapere di essere intercettato, con il rettore Francesco Basile. «I colonnelli stanno sbandando – risponde lui – perché l’esercito è in subbuglio, quindi spetta adesso al generale rimettere tutto in linea». Le indagini della procura etnea partono nell’estate di due anni fa, mentre è in corso una guerra a colpi di esposti tra l’allora rettore Pignataro e l’ex direttore generale Lucio Maggio. È poi Basile, parlando con il direttore del dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche Filippo Drago a spiegare una parte del sistema: «Stiamo lavorando insieme, non sono né io come singolo né lui come singolo, insomma è un gruppo di persone che vogliamo vedere un attimino di sistemare al meglio la nostra situazione amministrativa e, quindi, stiamo cercando di fare il bene dell’Istituzione». Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, però, non sarebbe stato questo il vero obiettivo. 

Elezione del Consiglio di amministrazione. Una conversazione piena di ilarità è quella che avviene qualche giorno prima della convocazione del Senato accademico per la nomina dei consiglieri. «Ora c’è il problema di come organizzare. Poi le votazioni perché certo…Ma dice (riferito a Basile, ndr) “Ma io ora me li devo incontrare tutti, secondo te? Ma io gli posso parlare al telefono?” Non è un’attività illegale, insomma, allora sai che fai? Gli fai una telefonata e gli preannunci un bigliettino». A questa proposta Basile, stando a quanto riporta Pignataro al suo interlocutore, avrebbe risposto: «Buono, buono, così mando un autista in giro con tutte queste buste». 

A raccontare poi come si sarebbe svolta la riunione è stata Michela Cavallaro, direttrice del dipartimento di Economia e Impresa. «È stata una cosa molto pasticciata questa riunione. Cioè, la riunione è andata bene, l’unica cosa è che poi queste indicazioni specifiche sono state date ai direttori di area medica o attraverso un foglietto… sì a me mi hanno dato col foglietto… oppure verbalmente però magari con delle cose strane. Praticamente – continua – quelli che avevano candidati nel dipartimento dovevano votare per altri, per cui qualcuno diceva: “Ma scusate, ma io che ho il mio perché non lo posso votare? No!“». Che a tirare le fila ci fosse il rettore viene confermato dal direttore del dipartimento di Matematica e Informatica Giovanni Gallo. «Basile li ha benedetti tutti e quattro, quindi abbiamo obbedito al rettore. Questo è quello che abbiamo fatto, una maggioranza bulgara nella volontà del Rettore». Così, il nuovo rettore viene eletto. Un involontario contributo a chiarimento sull’andamento delle elezioni arriva anche da un’intercettazione di Uccio Barone, l’ex direttore del dipartimento di Scienze politiche. «Abbiamo votato con i pizzini, in piena democrazia. Ho raccontato quell’aneddoto di Giolitti che cercava chi non lo aveva votato. È finita bene, diciamo alla Stalin. Abbiamo fatto prima la riunione come nel peggiore sistema democristiano e quindi si è fatto il Consiglio di amministrazione».

I concorsi. Al centro delle indagini ci sono 27 concorsi che riguardano tutti l’ateneo di Catania: 17 per professore ordinario, quattro per professore associato e sei per ricercatore. «Ne ho uno al giorno che viene per un problema di parentela, perché poi alla fine siamo tutti parenti – dice intercettato Basile – Alla fine l’Università nasce su una base cittadina abbastanza ristretta, una specie di élite culturale della città perché fino adesso sono sempre quelle le famiglie…». Un sistema clientelare che si sarebbe annidato nell’ateneo etneo. Che tutto andasse come doveva andare, lo confermerebbe un dialogo tra il rettore e il presidente della facoltà di Medicina Giuseppe Sessa: «È passato quello che doveva passare – afferma – Non ci sono stati problemi, sono riuscito a presentargliele in una maniera pulita». 

E chi «doveva passare», in certi casi, sarebbe stato anche rassicurato. Come nell’intercettazione in cui Barone spiega al candidato prescelto che «il concorso è bello tosto perché ci sono dieci domande con sette idonei fra cui lei. Quindi ci vuole la preselezione…Ora mi faccio dare l’elenco tutto e vediamo chi sono questi stronzi che dobbiamo schiacciare». Toni astiosi non solo all’esterno ma, qualche volta, anche all’interno dello stesso sistema. «Un vecchio delinquente» è la definizione che usa il direttore dipartimento Matematica e Informatica Giovanni Gallo per descrivere Basile. «Oggi mi ha fatto girare le scatole». Il motivo sarebbe l’insistenza del rettore per «uno che gli devo fare il concorso. Gli ho detto – riferisce Gallo –  “Io glielo faccio il concorso, ma questo viene dopo molto altri. Chiami tutti i concorsi per gli altri e io glielo faccio”». Di fronte a questa risposta, Basile avrebbe chiesto a Gallo di trovare una soluzione ma lui avrebbe rilanciato la palla al mittente spiegando al suo interlocutore che «questi qua capiscono solo i rapporti di forza. Sono persone di potere». 

Concorsi che sarebbero stati cuciti addosso ad alcune persone, come degli abiti confezionati su misura. «Quello di Libra non è chiuso – risponde Drago su domanda diretta di Basile – Devo fare un intervento su Mariano perché ha obbligato la sorella, ritengo, a presentarsi al concorso di Libra senza speranza. Gli ho detto – riferisce il direttore del dipartimento di Scienze biomediche – “Scusami Lucia, insomma, questo è il concorso di Massimo non è che hai speranza!“». Do ut des, niente viene fatto per nulla. «Cazzo io mi sono spaccato il culo per te… Per farti avere questo posto di ordinario… Ora tu cazzo mi vieni incontro a me». A rivendicare l’impegno profuso è il direttore del dipartimento di Scienze geologiche Carmelo Monaco che, parlando con la sua interlocutrice di cui non si fa il nome, fa riferimento anche a «un cretino» che si sarebbe presentato a un concorso non pensato per lui. «Vabbè – dice con tono rassicurante – lo distruggeremo, è un uomo finito. Non c’è problema, lo odiano tutti ormai. Tranquilla: hanno pestato la merda, ora se la piangono!». 


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