Incendio alla Playa, ridotto in cenere il campo rom È salva l’area del Boschetto nei pressi del laghetto

C’è una maglietta rosa da bambina ancora appesa con le mollette a un filo. Devono averla piazzata là ad asciugare ed è una delle poche cose rimaste integre del campo rom di viale Kennedy. Il terreno di circa diecimila metri quadrati che ospitava la baraccopoli è completamente bruciato nel corso dell’incendio di ieri alla Playa. I vigili del fuoco sono ancora lì: le fiamme hanno smesso di ardere, ma dai cumuli di macerie sale un fumo nero che il vento spinge verso la fine della tangenziale e riduce notevolmente la visibilità sulla strada. «Ci manca solo un incidente a catena con le macchine», dicono i pompieri che tentano di spegnere l’enorme distesa di braci ancora ardenti. Fa così caldo che le suole delle scarpe si sciolgono. All’interno dell’area è arrivato anche il personale di una ditta che si occupa di recupero materiali ferrosi: con un ragno meccanico sollevano la Fiat Panda rossa che ieri notte si trovava nel parcheggio accanto al distributore di carburante e che stamattina, invece, è stata portata all’interno dell’area del campo rom. La targa è stata rimossa.

Dai rifiuti vengono portati via i pezzi di ferro ancora recuperabili. Le lastre di eternit danneggiate vengono accatastate una sopra l’altra e viene salvata anche una vecchia stufa di ghisa, annerita ma intatta. Non c’è altro. Diverse automobili immatricolate in Bulgaria arrivano a controllare la situazione e vanno via dopo un breve sopralluogo. Sono piene per lo più di uomini molto giovani. Nel frattempo arriva anche una ruspa, portata da un autocarro del Comune di Catania per continuare a spianare. 

È tempo di conta dei danni anche al lido Maeva beach, proprio lì di fronte: all’ingresso c’è uno dei lavoratori. Uno degli ultimi cinque, dice lui, a essere salvato con i gommoni e portato al porto di Catania. «Qui l’inferno è iniziato alle 14.15 ma non si è visto un vigile del fuoco – sostiene – Sono arrivati alle 15 e ci hanno solo dato indicazioni su quello che dovevamo fare. L’evacuazione l’abbiamo fatta noi». I primi a essere salvati sono stati i quaranta bambini del grest. E lo stesso titolare è stato portato sul gommone dei vigili del fuoco con una branda tenuta dai dipendenti. 

Delle circa 250 cabine, ne sono andate in fumo almeno 200. Ma l’area ristorazione e gli acquascivoli si sono salvati. Tanto che la speranza è di riuscire a riaprire, nonostante le difficoltà, tra una decina di giorni. Il tempo di ripulire e sistemare. «Abbiamo fatto tutto da soli», insiste il lavoratore. E non è il solo. Già ieri una cittadina aveva lamentato la lentezza dell’intervento. Che però si spiega con la quantità di interventi dei vigili del fuoco in tutta la provincia di Catania, ieri: quasi una quarantina, tutti intorno a ora di pranzo, in zone diverse della città. A questo va sommata la cronica carenza di uomini e mezzi di un comparto che da anni lamenta il sottodimensionamento. «So che è difficile lavorare per tutte quelle ore consecutive, anche se è previsto dal contratto – dice in conferenza stampa il capo del corpo nazionale dei vigili del fuoco Fabio Dattilo – A tutti coloro che erano sul campo va il mio grazie». 

Di pompieri sul campo ce ne sono tanti anche oggi. L’emergenza è passata, ma la conta dei danni continua. Al lido Europa l’area comune è andata in fumo, così come una fila di cabine. Ma il danno sembra più contenuto (rimanendo di estrema gravità) del previsto. Una zona tutto sommato poco colpita è quella del boschetto della Playa: nell’area che va dal laghetto all’ingresso laterale sembrano non esserci danni. Il fuoco ha invece distrutto buona parte della porzione di territorio dove stavano i cavalli della polizia e della municipale. Tutti gli animali sono stati portati in salvo all’Istituto di incremento ippico di via Vittorio Emanuele, in attesa di trovare una nuova collocazione. Che probabilmente sarà sempre al boschetto, una volta terminata la bonifica. Le palme e i canneti sono inceneriti fino al retro del Palaghiaccio e oltre, ma la parte maggiormente frequentata dai catanesi è ancora verde e rigogliosa. Così come sono rimaste intatte le piante, è rimasta intatta anche la spazzatura


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