Provincia condannata a super-risarcimento Castiglione: «Violeremo il patto di stabilità»

È arrivata dopo 40 anni la sentenza del Tribunale di Catania – sezione distaccata di Mascalucia – in merito ad una truffa realizzata da due ex dipendenti della Provincia di Catania. Una doccia fredda per l’ente, condannato in solido a pagare 23 milioni di euro all’ex Istituto finanziario italiano perché nel 1972 due dei suoi dipendenti falsificarono oltre mille richieste di mutuo attribuendole a persone ignare o inesistenti. Un miliardo e 800 milioni di lire è la cifra contestata ai due per cui sono stati condannati in sede penale. La Provincia di Catania dovrà versare una cifra pari a «25 volte la somma di cui in modo truffaldino si appropriarono, quasi 40 anni fa, a titolo personale due dipendenti dell’ente», come si legge sul comunicato diramato dalla presidenza.

Una cifra notevole soprattutto per lo stato precario delle casse dell’ente. Ma la sentenza è passata in giudicato e, rigettata l’opposizione al provvedimento curata da Matteo Mineo dell’avvocatura provinciale, non rimane che pagare, seppure la situazione economica di palazzo Minoriti si complichi e di molto. Secondo le previsioni della tesoreria provinciale, infatti, per la prima volta, la provincia etnea sforerà il patto di stabilità, detto anche Trattato di Amsterdam. Arrabbiato il presidente Giuseppe Castiglione che ha occupato simbolicamente la sede della tesoreria del centro direzionale Nuovaluce e definisce la vicenda «assurda». «Riteniamo il pignoramento inattuabile, oltre che ingiusto. Non posso permettere che a farne ingiustamente le spese siano i cittadini della provincia – dichiara Castiglione – Per questo presenterò un esposto alla procura della Repubblica e alla Corte dei conti».

Sin dall’inizio della vicenda, la condanna, e quindi il pagamento, sono apparsi come inevitabili, ma dalla Provincia speravano in soluzioni differenti da quella drastica adottata dal giudice. Due le proposte avanzate da Mineo: la riduzione del pagamento entro i limiti imposti dalla legge, oppure una rateizzazione dell’importo in quattro anni. Ma nessuna delle richieste è stata accolta. Se davvero il patto di stabilità verrà sforato non garantendo il contenimento della spesa corrente, a pagarne le conseguenze saranno sempre i cittadini. Si incorrerà infatti nelle «sanzioni stabilite dall’articolo sette del decreto legislativo n.149 del 6 settembre 2011 che prevedono tagli agli investimenti e ai servizi per i cittadini, danneggiando l’operato virtuoso dell’amministrazione che per quattro anni ha lavorato nella trasparenza e con i conti in ordine», conclude il comunicato del presidente.

 

[Foto di Victor De Seekka]


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