Paternò, la maggioranza vota per il salasso Irpef  Consiglieri chiedono a Naso la testa dei dissidenti 

Provoca un vero e proprio terremoto politico nella maggioranza il voto favorevole di soli undici consiglieri a sostegno del sindaco Nino Naso sul rincaro dell’aliquota Irpef dallo 0,5 allo 0,8 per cento. L’atto è stato approvato nel tardo pomeriggio di ieri dal consiglio ma sono comunque scattati malumori interni date alcune assenze. Dei 14 effetti della coalizione di Naso, mancavano Barbara ConiglielloIonella Rapisarda e Roberto Faranda. Secondo alcune indiscrezioni, al termine della seduta gli undici consiglieri avrebbero chiesto un incontro a porte chiuse con Naso per tagliare i ponti con gli assenti. Idea inizialmente accolta con qualche perplessità, ma poi sposata dal sindaco. Troppo pesante l’assenza dei tre colleghi proprio sul voto di una delibera definita «impopolare», su cui i componenti della maggioranza presenti, nonostante tutti, ci avrebbero «messo la faccia».

L’assenza dei tre esponenti politici ex nasiani, in realtà, potrebbe essere interpretata come una scelta di coerenza dei dissidenti. Conigliello e Rapisarda, infatti, avevano votato favorevolmente al taglio dell’Irpef proposto a fine marzo dall’opposizione. Roberto Faranda, a sua volta, fu uno dei consiglieri comunali che, durante la precedente amministrazione Mangano, si oppose all’aumento dell’Irpef. Qualora Naso andasse fino in fondo, certificherebbe la fine della sua maggioranza in consiglio, ed infatti c’è chi pensa che l’orientamento del sindaco non sia altro che un «ultimatum alla Terra» lanciato ai ribelli per farli rientrare nei ranghi. 

Tornando all’Irpef, il vicesindaco Ezio Mannino spiega i termini entro cui è maturato l’aumento: «Sono state sollevate dall’opposizione delle critiche molto opinabili, in quanto si mettono in campo delle questioni che nulla hanno a che vedere con l’esercizio 2019. Mi riferisco al recupero dei crediti – ha proseguito Mannino – visto che la minoranza sostiene che i 580mila euro da coprire con l’aumento, si sarebbero potuti recuperare con i crediti non riscossi». L’amministrazione avrebbe insomma aumentato a malincuore l’Irpef «per evitare il dissesto o una fase di disequilibrio. Si tratta – aggiunge Mannino – di un rincaro minimo che varia dai 3 ai 4 euro al mese per lavoratore e che serve ad evitare l’aumento di tutte le tasse in modo indiscriminato nel caso di dissesto».

Le opposizioni invece attaccano a spron battuto. «È stata scritta l’ennesima brutta pagina nella storia di questa città ad opera di questa amministrazione. Il sindaco, il vicesindaco, l’assessore Rau, in tempi non sospetti erano grandi sostenitori dell’azzeramento dell’Irpef, mentre oggi si permettono addirittura di sostenere e far votare l’aumento della stessa tassa». Queste le parole dei consiglieri del Movimento 5 stelle Gresta, Flammia e Ardizzone: «I 580mila euro dell’aumento dell’addizionale assomigliano tanto a un prelievo bancomat direttamente dalle tasche dei cittadini fatto per coprire le voragini, le falle, le nefandezze dell’amministrazione Naso». Per Distefano e Lo Presti, di Diventerà bellissima, «la coalizione che disamministra Paternò riporta al massimo un’aliquota che a marzo, in consiglio comunale, avevamo provveduto a dimezzare. Sappiamo della situazione parecchio critica delle casse comunali ma riteniamo che l’aumento al massimo dell’Irpef sia un provvedimento iniquo e ingiusto, poiché tassa soltanto i cittadini che già pagano le tasse». Per Patrizia Virgillito di Paternò 2.0: «L’aumento della tassa va a colpire i dipendenti e i pensionati, ossia coloro che fanno fatica a giungere a fine mese».


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