Il Comune è nel caos, il bus Amt si ferma al confine San Pietro Clarenza taglia l’unica corsa per Catania

Da quando a San Pietro Clarenza il sindaco è stato arrestato e poi scarcerato (per una faccenda legata alla corruzione nella gestione della raccolta dei rifiuti e non solo), il Comune vive un momento di difficoltà. Da una parte i consiglieri comunali che occupano l’aula consiliare, dall’altra il commissario che è stato nominato dal ministero dell’Interno ma che non si è ancora insediato. In mezzo le faccende amministrative ordinarie, che devono essere risolte. Finché non lo si fa, però, i primi a saltare sono i servizi per i cittadini: dal 12 agosto la linea 556 dell’Azienda metropolitana trasporti di Catania, l’unica urbana a passare dal territorio clarentino, si ferma fuori dai confini del municipio. E, per la precisione, all’angolo tra via San Pietro Clarenza e via Andromeda, dove torna indietro verso il capolinea di piazza della Repubblica.

«Il contratto di servizio è scaduto e non è stato rinnovato. Inoltre, non ci è stato saldato quasi un anno di lavoro», spiega a MeridioNews il presidente della partecipata del Comune etneo Giacomo Bellavia. «Ci è stato spiegato che si tratta di un’inadempienza di San Pietro Clarenza – replica una residente – ma era un servizio per noi fondamentale». La donna, madre di due adolescenti che frequentano le scuole superiori del capoluogo etneo, si è fatta portavoce di un nutrito gruppo di genitori. «C’erano tanti ragazzini che, ogni giorno, prendevano il 556 per scendere a Catania – continua la mamma – Adesso che la corsa è stata soppressa non sappiamo come fare. Le scuole ricominciano a settembre e chi non ha la possibilità di accompagnare i figli a scuola come fa? Ci sono poi tanti anziani che vanno a Catania per fare la spesa, al mercato, come si risolve questo problema?».

Per ricostruire la questione basta dare un’occhiata al sito istituzionale del Comune di San Pietro Clarenza e a quello dell’Amt. Sul primo, un avviso protocollato il 9 agosto dà il triste annuncio: «Questa amministrazione comunale comunica che la sospensione del servizio della linea 556 avverrà a far data dal 12 agosto», si legge. Un altro annuncio, affisso sul territorio, precisa che si tratta di una interruzione «temporanea», fino a data da stabilirsi, «per problematiche di natura amministrativa». Quali siano lo spiega l’Amt, che l’8 agosto ha ricevuto la comunicazione della sospensione dal comando della polizia municipale clarentina. «Ce lo hanno detto praticamente dalla sera alla mattina – sostiene il presidente Bellavia – Il fatto è che noi, come Amt, non possiamo invadere il territorio di un altro Comune senza che sia stata firmata una convenzione. Il nostro contratto di servizio è scaduto a giugno, non ce n’è uno nuovo, e il contributo comunale di San Pietro Clarenza non ci viene corrisposto da quasi un anno».

L’importo per 365 giorni di trasporto pubblico locale da Catania a San Pietro Clarenza (e viceversa) si aggira intorno ai centomila euro. «È una legge regionale a imporre il contratto di servizio, sebbene sia davvero costoso per i piccoli Comuni e stiamo avviando un’interlocuzione con l’assessorato regionale ai Trasporti per modificare la normativa e fare passare il trasporto urbano dalle Città metropolitane anziché dai municipi». Finché la norma non si cambia, però, le regole sono regole. «Non siamo fiscali sulla questione dei pagamenti: anche l’Amt è un cattivo pagatore e conosciamo i problemi di liquidità della città di Catania…», commenta Bellavia. In altri termini: la sospensione della linea non è una faccenda di buoi che dicono cornuti agli asini.

«Abbiamo cercato un’interlocuzione con l’amministrazione comunale. Sappiamo quanto sia importante potersi spostare con il servizio pubblico da un Comune all’altro, per questo non vogliamo sospendere la linea – aggiunge il presidente dell’Amt – Ma il Comune di San Pietro Clarenza ci deve dare una pezza d’appoggio. Ci rendiamo conto che abbiano grossi problemi per via del commissariamento». Basterebbe varare un piano di rientro del debito del Comune clarentino nei confronti dell’Azienda dei trasporti, e firmare un nuovo contratto, per ripristinare il collegamento. «Ci basterebbero 24 ore per fare tornare la linea come prima, con le fermate all’interno del paese, ma  finora abbiamo parlato solo con un dirigente».

Per il momento, però, parlare con un’amministrazione è complicato. Nonostante l’arresto del primo cittadino risalga al 6 giugno, le dimissioni del sindaco Giuseppe Bandieramonte sono arrivate il 16 luglio e sono state «perfezionate», trascorsi venti giorni, il 5 agosto. Il giorno successivo, i consiglieri comunali di opposizione hanno occupato l’aula consiliare per protestare contro la mancata convocazione del senato cittadino «da circa sette mesi». E quindi da ben prima che l’inchiesta della magistratura scuotesse il municipio dalle sue fondamenta. La battaglia della minoranza ha portato alla convocazione di una seduta, il 13 agosto 2019. Una data scomoda per molti, viste le ferie, tra i quali il vicesindaco Emiliano Licandro che ha comunicato che «dal 12 al 31 agosto 2019 sarà assente per impegni precedentemente assunti». Così la riunione del Consiglio è stata rinviata al 27 agosto. «Saremo in tanti», annuncia la mamma orfana del bus che portava a scuola i suoi figli.


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