Vigili del fuoco, a Catania in 400 sono precari Agliozzo (Cgil): «Solo promesse dai politici»

«Le promesse dei politici hanno illuso centinaia di persone». Precari, molti non più giovani e con la difficoltà di arrivare a fine mese. Sono i vigili del fuoco discontinui, circa 400 solo a Catania e provincia. Coprono i buchi di organico, si occupano degli interventi e delle attività di ufficio, «si infortunano e muoiono al pari dei professionisti». Per i cittadini sono pompieri come gli altri, ma per la legge – che non riconosce loro infortuni, malattie e altri diritti – no. A lanciare l’allarme, da anni, sono i sindacati, tra cui la Cgil che nelle scorse settimane ha portato le rivendicazioni dei lavoratori sul tavolo del prefetto etneo Francesca Cannizzo. E attende adesso una risposta. La proposta è sempre la stessa: «Riservare dei concorsi o una percentuale di posti al personale discontinuo, così da iniziare ad assorbirlo», spiega Gaetano Agliozzo, segretario generale etneo della Funziona Pubblica Cgil. Una proposta che trova d’accordo anche il comandante dei vigili del fuoco di Catania, Maurizio Lucia, che in una lunga intervista a CTzen aveva raccontato delle difficoltà del corpo nel capoluogo etneo.

I vigili del fuoco si dividono in permanenti e volontari. I primi, a Catania e provincia, sono oltre 500. I secondi, un numero in costante crescita, al momento si attestano sulle 659 unità. All’interno dell’elenco dei volontari si trovano cittadini che hanno fatto domanda per prestare servizio temporaneo nei pompieri e persone che, dopo la leva, sono rimaste iscritte nella lista. La loro sede naturale sono i distaccamenti volontari, tre nella sola provincia etnea: Maletto, Vizzini e Linguaglossa dove operano 95 volontari. «Un’isola felice – secondo il comandante – perché altrove non ci sono così tanti distaccamenti. Preziose risorse di uomini e mezzi già sul luogo». Tra questi, c’è anche chi dà la sua disponibilità ad essere richiamato per periodi di 20 giorni, a cicli durante l’anno, retribuiti: sono i cosiddetti discontinui, in questo momento 376 persone. «Ormai l’età si è alzata, alcuni di loro hanno quasi 50 anni – spiega Agliozzo – La media è comunque di persone di 30-45 anni e senza alcuna prospettiva». «Circa 200 volontari accettano ogni chiamata da discontinui – aggiunge Lucia – Questo ci fa pensare che per molte famiglie sia questa attività volontaria che consente loro di andare avanti». Precari, ma a cui viene affidato un ruolo importante.

I discontinui agiscono in appoggio ai vigili permanenti, coprendo tutte le mansioni necessarie: dagli interventi operativi alle necessità di ufficio. «In caso di pubblica calamità, si pagherebbe il prezzo della loro assenza – sottolinea la Cgil – E, quotidianamente, il loro assorbimento nel corpo nazionale permetterebbe di dare una risposta a ogni chiamata, in ogni parte d’Italia, in 20 minuti. Tempo oltre il quale aumenta il fattore di rischio per la popolazione e per gli operatori». Più cauto il comandante Lucia. Se non ci fossero i discontinui, secondo lui, i cittadini non sarebbero in balia delle fiamme. Ma si tratterebbe comunque di un problema. «I compiti di un vigile del fuoco sono tanti. Non c’è solo il servizio operativo, ma anche la stesura delle relazioni dopo l’intervento, la manutenzione e la verifica degli automezzi, l’addestramento e la formazione, i controlli nei posti di lavoro – spiega – Se dovessi continuamente dividere i permanenti in tutti questi ruoli, si andrebbe avanti con affanno».

Eppure, per stabilizzare questi pompieri precari, mancano i fondi. A ogni comando dei vigili viene annualmente affidata una somma, divisa per capitoli di spesa. Quella per il personale temporaneo, nel 2012, è stata di 44 milioni di euro totali, per tutta Italia. Soldi che non bastano e, insieme al blocco del turn over nonostante i pensionamenti, rendono difficile rendere permanenti i volontari. A fronte però di un aumento del numero di autorizzazioni al richiamo dei discontinui: da 535 nel 2010 a 976 quest’anno. Sintomo della loro necessità per la carenza di personale – il dieci per cento della pianta organica dei permanenti, già stimata all’osso – e per l’aumento del numero degli interventi, non solo in periodi straordinari come l’estate o in caso di calamità. Le sigle sindacali da tempo propongono un assorbimento sostenibile: «Concorsi diretti ai soli discontinui oppure una percentuale di ingresso nei concorsi pubblici riservata a questo tipo di personale», spiega Agliozzo. Ma anche un «piano di responsabilità» più bilanciato da parte delle prefettura, che assegna i compiti ai vari corpi. «I forestali hanno dietro la regia della Regione siciliana – continua il segretario Cgil – i vigili no». Un appoggio politico che non solo è mancato, ma ha anche provocato false illusioni nei lavoratori a intermittenza. Adesso si attende il seguito della promessa del prefetto di Catania Francesca Cannizzo di portare queste istanze davanti al ministro dell’Interno Anna Maria Cancelleri.

 

[Foto di John Brown]


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Aiutano i pompieri permanenti in tutte le loro attività: dagli interventi al lavoro di ufficio. «Si infortunano e muoiono al pari dei professionisti, ma non per la legge», denunciano i sindacati che, da anni, chiedono un percorso di assorbimento del personale discontinuo. «Non dico che senza di loro non potremmo lavorare, ma di certo si andrebbe avanti con affanno», ammette anche il comandante del corpo etneo Maurizio Lucia

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