Festa di Sant’Agata, la requisitoria del Pm Chieste una condanna e sette assoluzioni

Le mani della mafia sulla festa di Sant’Agata. Il processo è arrivato alle battute conclusive e stamattina il pubblico ministero Antonino Fanara ha svolto la sua requisitoria davanti ai giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta da Michele Fichera. Fanara ha chiesto la condanna a due anni di carcere per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa di Pietro Diolosà, ex presidente del circolo Sant’Agata della Collegiata, che aveva in mano la gestione della festa. Richiesta invece l’assoluzione per altri sette presunti affiliati al clan Santapaola, non perché non ci siano abbastanza elementi per sostenere l’accusa, ma in quanto i sette sono già stati condannati in altri processi per lo stesso reato. Scatta quindi il principio del ne bis in idem.

Si tratta di Francesco Santapaola (40 anni) e Nino Santapaola (51), rispettivamente figlio minore e nipote del capomafia Nitto, Salvatore Copia (42 anni) e quattro esponenti della famiglia Mangion: Enzo (53 anni), Alfio (40), Vincenzo (36), e Agatino (40). Secondo la Procura dunque Cosa Nostra avrebbe controllato i tempi e le modalità della festa attraverso il circolo Sant’Agata. Importanti nel corso del processo sono state le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Natale Di Raimondo, reggente a metà degli anni ’90 del gruppo di Monte Po, e Daniele Giuffrida, membro del clan D’Emanuele che opera in via Plebiscito, che, come abbiamo raccontato in questo articolo del febbraio scorso, hanno testimoniato come i clan condizionavano tutti i momenti della festa della santa patrona. Del caso si è occupato anche la trasmissione Report con la puntata I Vicerè, andata in onda il 15 marzo del 2009.
[Foto di davidonzo]


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