Al King una rassegna cinematografica laica Riflettere attraverso Brian di Nazaret

Sarà Brian di Nazaret, commedia del 1979 del gruppo comico inglese Monty Python, ad aprire stasera la rassegna cinematografica laica organizzata dal circolo catanese Uaar – Unione degli atei e degli agnostici razionalisti in collaborazione con il cinema King.

Non di cineforum, ma di rassegna preferiscono parlare gli organizzatori, perché «parlare di cineforum significa presupporre che alla proiezione segua necessariamente un dibattito con un relatore o almeno un animatore», afferma Roberto Pesce, del circolo Uaar catanese. «Noi, più semplicemente, proponiamo dei film dai quali possono scaturire delle riflessioni spontanee, ma non abbiamo la pretesa di imporre un punto di vista o di fare critica cinematografica».

Ma se il programma dei film da vedere non è ancora del tutto definito, è chiara l’esigenza che spinge i componenti del circolo catanese ad organizzare un evento del genere: affrontare temi attinenti alla laicità dello Stato e «proporci come elemento di aggregazione e punto di riferimento per quella fetta di popolazione della nostra città che condivide il nostro punto di vista», afferma Roberto Pesce.

Il cinema è il mezzo prescelto perché «efficace e rapido e ci permetterà di comunicare con un grande numero di persone». E per raggiungere lo scopo è Brian Di Nazaret il film giusto per cominciare secondo i laici catanesi. «È un film leggendario, non solo e non tanto per le sue qualità intrinseche, ma anche e soprattutto per l’accesa discussione che ha generato intorno alla legittimità della satira sulla religione. È una di quelle opere che hanno spinto un po’ più in là la frontiera della tolleranza», dice ancora Pesce.

Dal film, inoltre, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, ha preso il nome per il suo premio annuale: premio Brian, appunto. Lo consegna all’opera cinematografica in concorso alla Mostra del cinema di Venezia che maggiormente «evidenzi ed esalti i valori del laicismo come il rispetto dei diritti umani, la democrazia, il pluralismo, le libertà di coscienza, di espressione e di ricerca, il principio di pari opportunità nelle istituzioni pubbliche per tutti i cittadini», spiega Roberto Pesce.

Il premiato del 2012 è Marco Bellocchio per il suo film Bella addormentata. Perché «affronta il tema del fine vita con spirito laico, sottolineando l’importanza del rispetto delle scelte individuali – scrive la giuria nella motivazione – Mette in luce l’arroganza del potere politico e la grettezza dei pregiudizi religiosi nei confronti di scelte che devono essere improntate al principio dell’autodeterminazione». Il premio va dunque all’opera che più rappresenta gli scopi principali dell’associazione, in primis l’affermazione e la difesa della laicità dello Stato e il riconoscimento del pieno diritto di cittadinanza alla non credenza.

 


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