Dissesto, risparmi su telefoni e auto di servizio Dal «car sharing interno» alla Catania holding

In teoria bisognava ripartire da zero. Invece Catania riparte da meno 120 milioni di euro. Dalla dichiarazione del dissesto, i debiti pregressi sarebbero dovuti passare tutti alla gestione dell’organismo straordinario di liquidazione, permettendo a Palazzo degli elefanti di cominciare una nuova vita. La legge, invece, se da un lato tanto spesso ha aiutato (il salva Roma che ha salvato Catania, per esempio), in altri casi ha aggiunto un peso. Così, la norma prevede che le anticipazioni di tesoreria debbano rimanere appannaggio della gestione ordinaria. Centoventi milioni di euro, appunto, da ripianare nei cinque anni in cui è proiettata l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato approvata nei giorni scorsi dalla giunta comunale.

Tra le centinaia di pagine di documenti, le prime sono dedicate alla rinegoziazione dei contratti con le società partecipate. Prima tra tutte la Multiservizi che, a partire dall’1 gennaio 2020, dovrebbe essere protagonista di una riduzione delle spese adesso a carico delle casse municipali. Dai quasi 18 milioni previsti nel 2018 si dovrebbe arrivare a meno di undici milioni e mezzo nel 2023. Un risparmio dovuto in parte anche al «potenziamento dell’impiego di risorse interne al Comune per le attività ordinarie». Cioè: chi prima si occupava della nettezza urbana, quando esisteva ancora l’enclave in cui la raccolta dei rifiuti la gestiva direttamente l’amministrazione pubblica, passerà a occuparsi per esempio dei semplici compiti di manutenzione del verde. 

Dal capitolo Multiservizi vengono spazzati via anche alcuni bagni pubbliciI bagni d’oro resi famosi da una polemica scatenata dal Movimento 5 stelle saranno ridotti a tre, «nelle zone in cui il flusso quotidiano dei passanti e la frequente fruizione dei servizi fanno ritenere opportuno e necessario l’investimento». Si taglia anche sull’Azienda metropolitana trasporti, per importi di poco meno di un milione di euro l’anno. Dai 19 milioni previsti nel 2018 ai 15 milioni e mezzo del 2023. Numeri, questi ultimi, già anticipati nei giorni scorsi. Così come l’incontro tra Amt e Sostare è servito a fare da antipasto alla costituzione della Catania holding, l’ombrello sotto al quale in futuro dovranno muoversi tutte le partecipate (Amt e Sostare insieme, Sidra e Asec altrettanto, cedendo alla futura holding il proprio pacchetto azionario). Il 30 settembre 2019 è stato firmato il contratto di rete. Perché il resto dell’operazione si concretizzi, però, serviranno anni.

Ci sono, poi, nuovi risparmi. «Grazie a una serie di interventi di analisi e verifica – si legge in uno degli allegati all’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato – sono state revisionate le spese telefoniche». Per esempio, sono state limitate le telefonate degli uffici. Non tutti i dipendenti potranno chiamare i cellulari e i numeri extraurbani dalle loro scrivanie. I lavoratori che non dovrebbero averne esigenze per motivi di servizio, se ne avessero la necessità dovranno passare dal centralino. Senza contare la riduzione dei cellulari di servizio: nel 2017 erano 920, nel 2019 sono 750. È praticamente il contrario dello storico spot della Sip: una telefonata in meno allunga la vita, almeno quella del Comune. 

Per la sua spending review, il municipio non lesina neanche sulle automobili di servizio. Il dissesto è meglio del governo Monti e dai due milioni di euro di costi per l’autoparco previsti nel 2018 si passa ai 678mila euro del 2023. Nel 2019 è stata predisposta la dismissione di 124 veicoli, tra i quali anche i mezzi pesanti che venivano usati per l’igiene urbana cittadina e che adesso, con le condizioni dell’appalto dei rifiuti attuale, non sono più necessari. Tra il 2020 e il 2023, poi, si taglieranno ulteriori 105 veicoli «anche con la possibilità di effettuare il car sharing interno all’amministrazione stessa». Le macchine nuove che serviranno saranno noleggiate: dovranno essere «di ultima generazione, preferibilmente alimentate a metano o elettriche, con risparmio in termini di assicurazione, tasse di circolazione, pezzi di ricambio e carburante». Rimarrà intatta la dotazione di 17 motoape per la direzione Ecologia.


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