Ecco cosa sta succedendo ai supermercati Fortè Acquirente top secret per la società di Pulvirenti

«È stato raggiunto un accordo con un importante gruppo italiano, leader nella grande distribuzione. L’operazione è finalizzata al mantenimento dei livelli occupazionali, al riposizionamento del marchio Fortè ed è inoltre funzionale alla proposizione di un accordo per la ristrutturazione della posizione debitoria». Una nota stampa stringatissima comunica la grande novità dei supermercati della Meridi srl, la società del patron del Calcio Catania Antonino Pulvirenti. L’accordo di vendita viene comunicato dopo la notizia, diffusa questa mattina dal quotidiano La Sicilia, sulla richiesta di ammissione dell’azienda alla procedura di concordato preventivo. Un modo per le imprese in difficoltà economiche di ripianare i debiti sotto lo sguardo di un commissario giudiziale nominato dalla sezione fallimentare del tribunale

Cosa c’è dietro a Meridi srl
Antonino Pulvirenti è stato titolare di alberghi, compagnie aeree (vedi alla voce Wind Jet), imprese agricole e campi da golf. Poi è passato alla storia calcistica per avere riportato il Catania in serie A nel 2006. Il complesso reticolato aziendale è inglobato all’interno di Finaria, una grande holding di cui, fino a metà del 2015, Pulvirenti è stato amministratore unico. Uno stop all’imprenditore arriva quando viene coinvolto nell’inchiesta Treni del gol, con l’accusa di compravendita di partite nel tentativo di evitare la retrocessione della squadra rossazzurra. Una parentesi che oggi vuole lasciarsi alle spalle tanto che, di recente, è tornato nel consiglio di amministrazione del Calcio Catania. Nel frattempo, la guida di alcune imprese è passata al figlio Santi. Inoltre, questa estate Pulvirenti ha venduto i due alberghi Mazzarò Sea Palace e Grand Hotel Atlantis Bay a Taormina. Meridi srl, secondo una visura camerale datata 31 marzo 2019, conta 95 unità locali, 615 dipendenti e un capitale sociale di due milioni e 500mila euro.

Cosa è successo ai supermercati Fortè
I primi malumori dei lavoratori cominciano nei punti vendita in provincia di Palermo. «Da quando è stato firmato il contratto di solidarietà nel 2014 molti dipendenti non vedono rispettati i propri diritti – afferma Rosario Vizzini, rappresentante sindacale di Usi (Unione sindacale italiana), che dal 2015 si occupa dei disagi che vivono i lavoratori dei supermercati -. Una situazione esasperata per cui abbiamo proclamato lo stato di agitazione: come sindacato abbiamo mandato una pec alla società il 5 agosto in cui sottolineavamo tutti i disagi dei dipendenti e chiesto un incontro di conciliazione». 

Nell’esposto si legge che gli stipendi sarebbero erogati tramite «acconti, sempre in contanti, ad personam, senza un criterio base», che i dipendenti sarebbero costretti a lavorare anche fino a settanta ore settimanali, senza corsi per la sicurezza, Tfr non versato per cinque anni, mancato pagamento della tredicesima del 2018, della quattordicesima del 2019 e mancati rimborsi dei 730. E, sempre nel documento, il sindacato accusa la società di trasferimenti discriminanti per chi fa parte di un sindacato e di far svolgere ai dipendenti mansioni diverse rispetto a quanto indicherebbe il contratto.

Il 6 agosto, Meridi risponde con una missiva che smentisce le affermazioni del sindacato, definendo il suo modo di operare «violento» e «atto a screditare l’azienda». L’impresa giudica false le accuse di retribuzioni non tracciate, come non veritiere sarebbero le settanta ore svolte dai dipendenti: «Tale numero di ore è di gran lunga maggiore dell’orario di apertura dei punti vendita». I trasferimenti sono giustificati dalla società con «motivi aziendali e non sindacali». Rispettate, secondo l’azienda, sarebbero anche le norme di sicurezza e i versamenti del trattamento di fine rapporto.

«Gli scaffali dei supermercati sono sempre più vuoti perché i fornitori esigono essere pagati, e vengono da noi a chiedere di essere difesi. Ci sono poi i locatori che reclamano le loro spettanze. Per questo motivo su molti dei locali grava la richiesta di sfratto», afferma Carmelo Finocchiaro, presidente nazionale di Confedercontribuenti che segue, invece, le ditte che rifornivano i supermercati e i proprietari degli immobili in cui sono installati i supermercati.

Gli arretrati dei lavoratori e la crisi della grande distribuzione organizzata in Sicilia
L’8 ottobre 2019 Cgil, Cisl e Uil sono andati nella sede di Meridi, a Belpasso, per discutere con i vertici aziendali. All’incontro era presente Carmelo Sapienza, amministratore unico, accompagnato dall’avvocato Michele Scacciante. Da luglio, infatti, i lavoratori hanno smesso di percepire lo stipendio. Accumulando ritardi dovuti alla difficile situazione economica. Crisi che la società di Pulvirenti imputa «non solo a scelte aziendali» ma anche alla «congiuntura di mercato che sta colpendo da qualche mese la grande distribuzione in Sicilia». Il piano di rientro sottoscritto l’8 ottobre prevede che a giugno 2020, finalmente, i pagamenti tornino regolari. Una prospettiva di lungo periodo che, adesso, viene incrinata dalla richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo.

Chi comprerà i Fortè?
Da mesi, ormai, la Gdo siciliana vive un momento di grande crisi. Dal fallimento del gruppo Roberto Abate spa alle difficoltà del gruppo Sma-Auchan. In questo contesto, le insegne cambiano con la rapidità con la quale si possono riassortire gli scaffali. Ed è così che, nell’ultimo periodo, si sono moltiplicati i supermercati del gruppo Arena e quelli del gruppo Md che, nei fatti, si sono divisi quel che restava del colosso Abate. Fortè è un’altra storia. Il nome del compratore rimane top secret: alcune voci di corridoio dicono che potrebbe trattarsi di Eurospin, che sta attuando ultimamente una politica di espansione aziendale non esente da polemiche (la questione dell’apertura del negozio nel quartiere Cibali di Catania, per fare un esempio). A supportare questa tesi il fatto che Eurospin avrebbe avuto degli abboccamenti anche nel caso della vertenza Sma. Un altro nome che qualcuno sussurra è quello di Penny Market, altra azienda della grande distribuzione organizzata che in Sicilia sta mostrando i muscoli.


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