Cosa nostra, chiesti 9 anni e 4 mesi per Pippo Nicotra «Dal 2001 il rapporto coi Santapaola è stato alla pari»

Nove anni e quattro mesi. La pesante richiesta di condanna per Pippo Nicotra arriva al culmine di una requisitoria durata poco meno di due ore. A pronunciarla è il sostituto procuratore Marco Bisogni. Mancano pochi minuti alle 18, quando all’interno dell’aula Serafino Famà di piazza Verga, popolata solo dagli avvocati e da alcuni imputati dietro le sbarre, il pm elenca la lunga lista di pene per le persone coinvolte nel processo. Scaturito dall’operazione Aquilia che a ottobre dello scorso anno ha smantellato il gruppo dei Santapaola di Aci Catena e portato in manette anche l’ex sindaco e deputato regionale.

Per la procura Nicotra dovrebbe scontare quasi un decennio di reclusione perché colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa e tentata estorsione a un socio della ditta edile della moglie. L’accusa ha invece chiesto l’assoluzione per la compravendita dei voti in relazione al 2012, per mancanza dell’evidenza della prova, nonostante i rapporti tra l’imprenditore catenoto e gli esponenti di Cosa nostra si siano sviluppati negli anni toccando anche la sfera politica.

La richiesta della procura tiene già conto dello sconto di un terzo della pena seguito alla scelta di Nicotra del rito abbreviato. Di sconti, invece, il sostituto procuratore non ne ha fatti durante la requisitoria. Bisogni ha usato parole pesanti per fare emergere quelle che, secondo l’accusa, sarebbero gli elementi che proverebbero la contiguità di Nicotra con la mafia. Un rapporto che in più di un’occasione è stato definito paritetico

Uno dei passaggi più forti quando il magistrato ha passato in rassegna il rapporto tra Nicotra Santo La Causa, ex reggente dell’ala militare dei Santapaola e oggi collaboratore di giustizia. I due si incontrano, per ammissione di La Causa, nel periodo in cui il mafioso era latitante. Un colloquio dai contorni surreali, avvenuto nelle vicinanze di uno dei supermercati del politico e servito a La Causa, che si sarebbe presentato vestito da benzinaio, per chiedere una serie di favori, come il cambio di destinazione d’uso di alcuni terreni. Ad ammettere indirettamente l’avvenuta conoscenza è lo stesso Nicotra, quando nel 2012 si sparge la voce della decisione di La Causa di iniziare a collaborare con la giustizia. Il politico, intercettato, ne parla con Sebastiano Strano, ex consigliere comunale di Aci Catena nonché imputato nel processo per concorso nell’estorsione di cui deve rispondere lo stesso imprenditore. «Nicotra non commenta la collaborazione come un fatto positivo come ci si aspetterebbe da un esponente delle istituzioni – sottolinea il pm Bisogni davanti al giudice – Anzi si dispiace, perché teme di essere coinvolto dalle possibili rivelazioni di La Causa ed evidenzia come ormai non ci siano più persone serie. Dice che ormai non ci si può fidare di nessuno. Tutto ciò dà il senso – ha aggiunto il magistrato – del soggetto che stiamo processando».

Per i magistrati Nicotra avrebbe dato un contributo fondamentale a Cosa nostra almeno dal 2001. Diciassette anni in cui l’imprenditore titolare di numerosi supermercati avrebbe favorito i boss catenoti tramite una serie di azioni: dalle assunzioni di persone indicate dal clan al mantenimento delle famiglie dei detenuti. I soldi sarebbero arrivati alla cosca in più modi. A elencarli il pentito Mario Vinciguerra, in passato reggente dei Santapaola ad Aci Catena e oggi principale accusatore di Nicotra. «Il collaboratore ha raccontato che il gruppo andava da lui per cambiare in contanti gli assegni ottenuti per il pagamento delle estorsioni», spiega Bisogni. In un altro caso, invece, Nicotra avrebbe ricevuto l’intermediazione di Vinciguerra per ottenere un’automobile da Giuseppe Rogazione, anche lui imputato, come contropartita di un prestito da 20mila euro che quest’ultimo avrebbe ottenuto da Nicotra. «La difesa – spiega Bisogni rivolgendosi alla gup Anna Maria Cristaldi – ha prodotto come riscontro la testimonianza di un uomo che, mentre era in una sala giochi, avrebbe sentito Rogazione parlare dell’interesse a vendere un’auto della moglie e a quel punto spontaneamente, sapendo dell’interesse di Nicotra a comprarne una, si sarebbe proposto a fare da intermediario. Ma come se non bastasse – aggiunge  il magistrato – l’acquisto sarebbe avvenuto in contanti, non esiste un solo documento che lo provi».

Il sostituto procuratore ha poi replicato alla posizione della difesa di Nicotra che fin qui ha giustificato i pagamenti agli uomini del clan come conseguenza delle estorsioni subite. Una tesi che per l’accusa non regge. «Nessun collaboratore dice che Nicotra è estorto, la sua posizione nella trattativa con il clan è di parità – sostiene Bisogni -. L’unico che parla di messa a posto è La Causa, aggiungendo però che quella era stata una scusa per avvicinare Nicotra. Conosciuto come un soggetto a disposizione dell’associazione». Il magistrato ha poi ricordato come l’imprenditore non abbia mai denunciato il pizzo. «Ma ci fosse stata una sola denuncia circostanziata. Non c’è un fatto solo riferito da Nicotra che abbia riferimenti a eventi precisi. E questo perché Nicotra non può denunciare le estorsioni perché è contiguo al gruppo». In effetti un caso in cui il 63enne, che nel corso della propria carriera politica ha preso la tessera di numerosi partiti, a fine anni Duemila c’è. Nicotra, dopo essere stato visto insieme ad alcuni pregiudicati da un maresciallo dei carabinieri, descrive la scena al militare parlando di una richiesta di pizzo. Versione che però, in sede di denuncia, viene smussata e costa a Nicotra un’indagine per favoreggiamento. A ricostruire l’aneddoto è lo stesso Vinciguerra, che in quell’occasione sarebbe stato messo al corrente da Nicotra dell’installazione di alcune cimici nel proprio studio.

Infine ci sono le elezioni. Come detto, l’accusa ha chiesto l’assoluzione per i voti che sarebbero stati comprati alle Regionali 2012, mentre per la tornata del 2008 è stato sottolineato come il reato sarebbe stato comunque prescritto. Tuttavia, ritenere che il rapporto tra Nicotra e i mafiosi non avrebbe avuto risvolti in occasione delle competizioni elettorali per la procura sarebbe errato. Il sostituto procuratore, infatti, ha più volte sottolineato come i pentiti abbiano parlato di un sostegno che si sarebbe registrato quantomeno dal 2001.

Queste le altre richieste del pm: 6 anni per Fabio Arcidiacono e Cirino Cannavò; 16 anni per Fabrizio Bella, Rodolfo Bonfiglio, Salvatore Fonti, Antonino Manca, Camillo Pappalardo e Stefano Sciuto; 11 anni per Riccardo Panebianco, Concetto Puglisi e Giuseppe Rogazione; 10 anni per Salvatore Indelicato e Carmelo Messina; 8 anni per Danilo Failla; 6 anni e 8 mesi per Camillo Grasso; 6 anni e 10 mesi per Mario Nicolosi; e 4 anni per Sebastiano Strano; 20 anni per Tiziano Cosentino; 16 anni per Fabio Cosentino; assoluzione Alfio Brancato.


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