Quando il cibo diventa uno strumento educativo È partito a Catania il progetto Cultura che nutre 

Incontrarsi a tavola per costruire un’alleanza che abbia radici nella bellezza, nella giustizia e nel buon cibo, che diventa strumento educativo per le giovani generazioni. È questa la missione del progetto Cultura che nutre, inaugurato la scorsa settimana nella sede del comitato popolare Antico corso.

L’evento è stato voluto e organizzato da Cege – Comunità educativa gastronomica etnea associata a Slow food -, dall’associazione Libera e dal comitato Antico corso per presentare attraverso la degustazione di prodotti tipici la prima comunità educativa siciliana, nata lo scorso maggio quasi per gioco, dopo varie sollecitazioni degli studenti di Vincenzo Torrisi, biologo e insegnante, che nel giro di qualche mese ha reso le proposte una realtà.

«Otto ragazzi hanno cucinato spiegando agli ospiti cosa stavano preparando e come – racconta a MeridioNews – Sono ragazzi che vivono una situazione di dispersione scolastica o un disagio socio-culturale e tramite questo sistema riemergono dal loro stato di torpore e si danno da fare, impegnandosi in un progetto in cui credono».

«Il nostro principio – continua – è utilizzare il cibo come veicolo educativo e siamo riusciti a mettere insieme più persone provenienti da diversi ambiti socio-culturali, circa quaranta, per far conoscere al mondo esterno il fatto che a Catania c’è qualcuno che crede nel cibo come strumento educativo».

E sono proprio i ragazzi il fulcro del progetto, che fuoriescono dalle situazioni di disagio in cui vivono per avere, attraverso il cibo, un momento di rivalsa. Ma anche per avere la possibilità di fare comunità e vivere una situazione conviviale. «Abbiamo ricreato l’atmosfera che si respirava durante i pranzi di famiglia, quando la nonna invitava tutti la domenica, cugini, zii, nipoti». Ed è stato proprio questo aspetto intimo dell’iniziativa a essere apprezzato dalla maggior parte degli invitati, che hanno assaggiato pasta fresca preparata tutti insieme usando grani autoctoni, formaggi e prodotti tipici, dolci. In un contesto rigorosamente plastic free, con posate di acciaio e piatti di ceramica.

«È un progetto in divenire – sottolinea Vincenzo Torrisi – non ci sono ancora eventi in programma ma siamo aperti a nuove collaborazioni con le realtà del territorio. Non siamo un ristorante né un catering, siamo un gruppo di persone che ama coccolarsi a tavola e mettere insieme dei volti che non si conoscono, ma che di fronte a un buon piatto diventano subito amici».


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