Corruzione Anas, guard rail pagati e non sostituiti La stessa ditta vince appalto per cambiare i giunti

Una ditta finita nei guai perché, tramite un suo uomo di fiducia, avrebbe pagato tangenti per finte sostituzioni di barriere protettive lungo alcune strade e, all’orizzonte, la stessa società che si aggiudica, nel pieno dell’inchiesta, un appalto da 300mila euro per la manutenzione dei giunti danneggiati nelle stesse arterie. Il clamoroso cortocircuito ha come protagonista la milanese I.F.I.R. Tecnologie stradali, azienda finita sotto la lente d’ingrandimento della guardia di finanza di Catania nell’ambito dell’inchiesta Buche d’oro 3. Ultimo capitolo di un’indagine che ha svelato la corruzione che da anni si annidava all’interno del compartimento etneo di Anas. Cosa sarà di quest’ultimo appalto, aggiudicato il 22 ottobre con un ribasso del 31 per cento, non è ancora chiaro.

Di certo c’è che il nome di I.F.I.R. viene accostato dagli inquirenti, come emerge dagli atti, al presunto ruolo di Amedeo Perna. Indagato per corruzione insieme ai funzionari Anas Riccardo Contino, Giuseppe Panzica e Giorgio Gugliottaquest’ultimo arrestato all’alba di sabato. A mettere sulla giusta direzione i militari del nucleo economico tributario della guardia di finanza sono proprio Contino e Panzica, autoaccusatisi di numerosi episodi corruttivi. Tra questi emerge proprio l’appalto per la manutenzione ordinaria dei guard rail lungo le statali 114, 114 dir, 193 e 194. Commessa da 200mila euro ma con I.F.I.R che avrebbe svolto lavori per soli 100mila euro. Nei documenti però, grazie alla complicità dei funzionari, sarebbe risultato tutto eseguito a regola d’arte con tanto di finte barriere incidentate che sarebbero risultate sostituite. Nonostante nessun operaio avrebbe fatto alcunché.

Dei 100mila euro pagati per lavori mai realizzati, 30mila euro sarebbero stati girati a titolo di tangente ai funzionari pubblici. Su tre strade sarebbe stato competente il geometra Gugliotta, mentre una sola era quella di riferimento a Contino. A consegnare una quota della mazzetta, all’interno degli uffici Anas, sarebbe stato proprio Perna, indicato negli atti come marito della legale rappresentante. «Ricordo che Perna parlava di difficoltà economiche per giustificare una parte del mancato pagamento». Motivo per cui l’uomo avrebbe corrisposto solo cinquemila euro. A garantire sul resto sarebbe stato un noto imprenditore di Letojanni, che al momento non risulta indagato. «Lo conoscevamo perché titolare di due ditte che lavorano spesso con Anas», racconta Panzica ai magistrati.

La corruzione all’Anas avrebbe riguardato anche la cura degli spazi a verde. A elargire mazzette ai funzionari sarebbero stati Santo Orazio Torrisi e Giuseppe Ciriacono. Il primo è il titolare della ditta santantonese Sicilverde, il secondo è il padre di Gianfilippo Ciriacono, 27enne che ufficialmente guida la Ital Costruzioni Group.

Entrambe le imprese hanno avuto a che fare con il centro direzionale Anas di Catania per la manutenzione ordinaria su statali, tangenziale ovest di Catania e autostrada Catania-Siracusa. Sia la Sicilverde che la Ital Costruzioni Group hanno ottenuto i lavori senza partecipare alle gare, in quanto subentranti alle ditte aggiudicatrici. Subappalti e noli di operai e attrezzature non sono un fatto eccezionale nel mondo degli appalti. Lo è di più farsi carico di interventi con l’impegno a usare la metà delle risorse messe a disposizione dalla stazione appaltante. In un caso, infatti, la Sicilverde ha rilevato la manutenzione del verde sulla Catania-Siracusa, per tre anni, a meno di 600mila euro. Somma frutto di un ribasso di oltre il 52 per cento.

Torrisi e Ciriacono avrebbero sborsato migliaia di euro per foraggiare i funzionari Contino, Panzica e Gugliotta, così da garantirsi la possibilità di sorvolare su quanto previsto dai capitolati d’appalto. Ciò significava diminuire le superfici da potare, evitare di concimare e innaffiare, oltre a potersi permettere di non raccogliere le erbe tagliate. Lussi che, però, avevano un costo, da pagare chiaramente con soldi pubblici: gli imprenditori avrebbero dato mazzette da 1500 euro a ciascuno dei funzionari coinvolti a ogni nuovo stato di avanzamento dei lavori. Ovvero, ogni volta che Anas certificava che tutto proseguiva al meglio.

«Ieri, non è venuto Torrisi? Stamattina, salgo in macchina e apro il cassetto: “Minchia, guarda. Quelli di Torrisi qua sono”. Non ci pensavo più», racconta Contino a Panzica a fine agosto, poche settimane prima che scoppiasse lo scandalo. Per i due funzionari, a breve, le cose sarebbero cambiate drasticamente: dalla sicurezza nel saper occultare le tangenti alle ammissioni di colpevolezza. E, subito dopo, alla collaborazione con gli inquirenti. «Se l’impresa dovesse fare esattamente quel tipo di lavoro per quell’importo…», ha detto Panzica in uno degli interrogatori, facendo riferimento ai ribassi spropositati. La gestione delle gare d’appalto, gestite tra Roma e Palermo, finora è rimasta fuori dall’inchiesta. Ma non è escluso che le procure di competenza possano decidere di risalire il percorso intrapreso questa estate dai magistrati catanesi.


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