Caso Oikos, i comitati No discarica alzano la voce Attacco alla Regione: «Revochi le autorizzazioni»

Il controcanto alla conferenza stampa del presidente della Regione Nello Musumeci lo hanno fatto i comitati No discarica. Mentre all’ex palazzo Esa, a Catania, il governatore annunciava il via libera alla revisione della Via (Valutazione di impatto ambientale) per l’impianto dei rifiuti della ditta Oikos in contrada Valanghe d’inverno, a Motta Sant’Anastasia, di fronte ai giornalisti si ritrovavano anche gli attivisti mottesi e di Misterbianco. «Ora bisogna revocare l’autorizzazione del 2019 che per noi è illegittima. Anche perché è basata sull’Aia del 2009, al cui interno sono presenti documenti non firmati e, dunque, nulli», dice con forza Anna Bonforte, uno dei volti storici del comitato. 

Alla base della contestazione nei confronti degli uffici regionali e del presidente Musumeci ci sono svariati provvedimenti della magistratura. Primo tra tutti, la sentenza di primo grado del processo Terra mia, nell’ambito del quale il patron della discarica Mimmo Proto è stato condannato a sei anni di reclusione, mentre nove anni sono stati comminati al funzionario regionale Gianfranco Cannova. Cioè i due attori protagonisti di un «patto corruttivo» raccontato nelle 375 pagine redatte dai giudici di Palermo, che li condannano inoltre all’interdizione dai pubblici uffici. «Come può la Oikos interloquire ancora con la Regione?», si domandano gli attivisti.

Pochi giorni fa la stessa domanda se l’è posta Claudio Fava, deputato regionale e presidente della commissione Antimafia all’Ars. L’onorevole ha indetto un incontro con i giornalisti per spiegare le motivazioni di un’interpellanza rivolta all’assessorato ai Rifiuti e allo stesso governatore: la richiesta, essenzialmente, coincide con quella degli attivisti No discarica. In breve: togliere le autorizzazioni, con buona pace della vigorosa opposizione della ditta. «La politica ha oggi un’occasione unica da sfruttare: mostrare attenzione per quanto sostenuto dalla magistratura», sottolinea Goffredo D’Antona stamattina. L’avvocato catanese assiste, insieme ai colleghi Nicola Giudice e Corrado Giuliano, il comitato No discarica di Motta e Misterbianco.

«La revisione della Via non è altro che un atto obbligato dopo l’ordinanza del Tar di dicembre», sostiene Bonforte. Il riferimento è all’ultimo pronunciamento della giustizia amministrativa sull’affaire discarica, l’altro provvedimento firmato dai magistrati su cui si fonda l’attacco odierno dei comitati. Il Tar di Catania, infatti, pur non sospendendo l’Aia del 2019, ordina alla Regione di redigere una relazione sugli atti che hanno portato al rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale. Sempre nell’ordinanza si dispone, poi, l’intervento dell’Istituto superiore di Sanità, affinché verifichi se la discarica così com’è possa causare danni alla salute dei cittadini.

«La sentenza del processo e questa ordinanza del Tar ci dimostrano una cosa – aggiunge Bonforte – Cioè che la giustizia arriva prima della politica. Eppure, a livello normativo, non si fa niente. E chi potrebbe farlo, non agisce. Musumeci convoca una conferenza stampa oggi, dopo l’attacco di Fava, ma noi aspettiamo che prenda una posizione da agosto». Assieme al governatore, gli attivisti tirano in ballo anche l’università di Catania. Al centro dell’interesse dei No discarica c’è la docenza di Federico Vagliasindi, esperto per conto della discarica e professore di Ingegneria sanitaria e ambientale dell’ateneo catanese. «Non sappiamo se il professore sia un ordinario a tempo pieno o a tempo definito», si legge in una nota stampa degli attivisti. Per chiedere chiarezza sul duplice ruolo di docente e consulente di Vagliasindi, gli attivisti hanno chiesto al rettore Francesco Priolo. Che, però, non ha risposto. 


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