Centri scommesse e mafia, quanto costa un prestanome Il tariffario dei boss: «Con 100 euro troviamo un 80enne»

Serviva un «Marco Rossi» qualunque. Obiettivo: affidargli in modo fittizio un’agenzia di scommesse. Tradotto: «Uno che ha 80 anni da fare comparire sulle carte come intestatario della sala». Poche parole, estrapolate da un dialogo intercettato, inserite nelle oltre 400 pagine che compongono l’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta Vento di scirocco. Documento con cui la giudice per le indagini preliminari ha disposto nei giorni scorsi il carcere per dieci persone. Tra gli indagati ci sono Angelo Privitera e Carmelo Pantalena, entrambi ritenuti orbitanti nella cosca mafiosa dei Mazzei. Il blitz ha riguardato soprattutto il contrabbando di gasolio ma dietro le quinte nasconde un capitolo dedicato interamente alla società World Games srl, costituita nel 2012 per gestire alcune agenzie specializzate nelle scommesse. Attività commerciali che negli ultimi anni si sono diffuse in maniera capillare in tutta la città e su cui le cosche hanno puntato forte per fare affari.

A gestire le agenzie, almeno sulla carta, spesso e volentieri sono delle teste di legno. Le stesse che Privitera, nel dialogo intercettato in compagnia dell’altro indagato Alessandro Lizzoli, diceva di cercare: «Lo avrebbero retribuito – scrive la giudice – con la somma di cento euro per sala, in quanto il ragazzo che avevano prima, dopo avere incassato il compenso, si era dileguato». E il profilo della persona da ideale era chiaro. «Se tu hai qualcuno, tipo un vecchietto che vuole guadagnare qualcosa, a noi ci giova, sempre ci giova avere delle persone a cui intestare le sale».

Terminata la discussione su questa sorta di tariffario delle teste di legno, emerge quell sulla gestione dei centri scommesse e la loro infiltrazione nel territorio. Una sorta di suddivisione per quartieri dove ogni clan controlla i portali online illegali da fare utilizzare all’interno delle attività commerciali. Nuovi assetti che testimoniano come la mafia riesca a controllare ogni cosa possa produrre un guadagno. In un’intercettazione finita agli atti il solito Privitera racconta l’aneddoto che avrebbe riguardato il nipote di un certo «Fabrizio» e il progetto di quest’ultimo di aprire una sala nel quartiere Picanello. «Ha aperto un’agenzia in un garage – si legge – e ci sono andati quelli di Picanello a dirci che il sito devono prenderselo da loro».

La World Games adesso è finita sotto sequestro ma in passato ha gestito tre punti vendita tra Zia Lisa e via Teocrito, a Catania, e San Giovanni La Punta. A fare da traino sarebbe stato proprio il catanese Lizzoli. Come racconta una fonte riservata a MeridioNews il 47enne, già coinvolto nell’indagine Gaming off-line, «ha mosso i primi passi nel settore da addetto alle slot machine dell’imprenditore Antonio Padovani», storico re dei videopoker partito da Catania e capace di costruirsi un impero all’ombra di Cosa nostra e Casalesi. I clan per fare affari in questo settore non possono fare a meno di personaggi con determinate conoscenze e Lizzoli avrebbe avuto quelle necesserie: «esperto informatico e delle scommesse online», lo descrive la giudice. Tra i siti illegali che avrebbe gestito, secondo la nostra fonte, «c’erano stati Betcom79 e LPGames». Entrambi non più operativi.


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