Morto Luciano Gaucci, l’ex patron del Calcio Catania Dalla promozione in B alla latitanza per il crac Perugia

Si è spento a 81 anni l’ex patron del Calcio Catania Luciano Gaucci. Il dirigente romano, appassionato di cavalli e che aveva cominciato in una ditta di pulizie, si trovava nell’isola di Santo Domingo, terra diventata per lui una sorta di seconda patria. L’imprenditore è stato ai piedi dell’Etna dal 2000 al 2004, toccando il momento più alto nel 2003 con la promozione in serie B dei rossazzurri dopo lo spareggio con il Taranto.  

Il nome di Gaucci resta legato a decine di vicende, sportive e giudiziarie. Luci e ombre di una sorta di esponente della prima repubblica del calcio. I momenti più alti a Perugia, riuscendo a portare a fine anni ’90 la squadra umbra dalla C alla massima serie. Durante la sua gestione si misero in luce campioni del calibro di Marco Materazzi, poi diventato colonna dell’Inter e vincitore della coppa del mondo con l’Italia nel 2006, e il giapponese Hidetoshi Nakata, poi passato a Roma e Parma. Al Perugia, in un’operazione più commerciale che calcistica, Gaucci ingaggiò pure Saadi Gheddafi, figlio del dittatore libico Mu’ammar. La sua esperienza si concluse con una sola presenza, in una partita giocata contro la Juventus. Società di cui era socio ma anche grande tifoso. 

Gioie e dolori. Perché al Perugia è legato anche per l’inchiesta in cui rimasero coinvolti – finendo in carcere prima e agli arresti domiciliari poi – pure i figli Riccardo e Alessandro, per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Secondo i magistrati avevano sottratto 80 milioni dalle casse della società. All’epoca dei fatti il patron si era rifugiato, da latitante, proprio a Santo Domingo. Il caso per i tre si concluse nel 2006 con un patteggiamento davanti il giudice per l’udienza preliminare. A Gaucci toccò una condanna a tre anni, mentre i figli a un anno e otto mesi. Ma tutto venne coperto dall’indulto.

Tra le intuizioni di Gaucci anche quella di essere stato, nel 1999, il primo presidente ad affidare la panchina di una squadra professionistica maschile, la Viterbese in serie C1, a una donna. Carolina Morace lo ha ricordato con un tweet: «Sapevo che era malato da tempo, spero possa ritrovare la pace dovunque sia». Sempre nel 1999 Gaucci si rese protagonista di una delle pagine più trash del calcio italiano: la lite, dopo la partita Perugia-Bari, con il presidente dei pugliesi Vincenzo Matarrese

Il nome di Gaucci è legato anche a quello dell’ex fidanzata Elisabetta Tulliani. Una storia controversa quella con l’ex compagna di classe del primogenito dell’imprenditore romano poi diventata la moglie di Granfranco Fini. Gaucci aveva battagliato a lungo, perdendo la causa nel 2013 davanti il tribunale civile di Roma, contro la ex perché sosteneva che lei, e la sua famiglia, lo avessero scippato di alcuni beni (quadri, macchine, gioielli, case e quote di società calcistiche) che lo stesso gli aveva intestato per metterli al sicuro dal fisco. 

Calcio e guai con la giustizia hanno collegato Gaucci anche al nome dell’Acireale Calcio. Vicenda che costò all’ex patron del Perugia una squalifica di tre anni. Per ripercorrere quella vicenda bisogna tornare indietro alla stagione 1993 e al campionato di serie C1. Concluso a pari punti proprio tra Acireale e Perugia. Lo spareggio promozione lanciò gli umbri nella serie cadetta. Ma al campo seguì un’inchiesta sulle partite della squadra di Gaucci vinte contro Siracusa e Nola. Incontri entrambi arbitrati dal direttore di gara Emanuele Senzacqua. Lo stesso, come poi ammise davanti i giudici, aveva concluso con Gaucci l’operazione di acquisto di un cavallo per il suocero, e con il presidente era abdato a pranzo tre giorni prima della partita. Condotte che costarono al Perugia la mancata promozione in B, categoria in cui venne promosso a tavolino proprio l’Acireale. 


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