M5s, al Senato primo in lista con meno voti Un lettore: «Persone di fiducia di Grillo?»

«In Sicilia la lista dei candidati al Senato della Repubblica del MoVimento 5 Stelle viene composta, per qualche strana e incomprensibile ragione, in modo tale che i candidati del MoVimento che hanno ottenuto più voti nelle Parlamentarie (cioè le primarie fatte dal MoVimento 5 Stelle) vengono messi in lista dietro quelli che hanno ottenuto meno voti». Tabelle alla mano, lo denuncia Filippo Filippi, in una lettera inviata a CTzen. Due le possibili spiegazioni che il lettore si è dato: «Ignoranza e improvvisazione politica» ad essere positivi; «se uno volesse pensar male si potrebbe ipotizzare che Grillo-Casaleggio così facendo vogliano piazzare persone di loro fiducia nei posti più sicuri della lista». Il rischio, secondo Filippi, potrebbero essere forti mal di pancia all’interno dello stesso MoVimento. Ma dal M5s gettano acqua sul fuoco, facendo sapere di aver solo seguito le regole, accettate a livello nazionale.

Il metodo criticato è quello pubblicato sul sito dello stesso leader del M5s Beppe Grillo: un principio di alternanza dei candidati secondo cui il primo posto spetta a chi ha ricevuto più voti alle Parlamentarie in Sicilia occidentale, il secondo al più votato della Sicilia orientale, e così via. Un piazzamento per ciascuna di quelle che Filippi definisce «fazioni»: quella a Ovest dell’isola, «favorita dalla strana scelta dello staff Grillo-Casaleggio», e quella orientale, «danneggiata pur annoverando tra le sue fila i candidati che hanno ottenuto più voti. Sia in valore assoluto che in proporzione al numero di abitanti e di votanti». Primo in lista è infatti il palermitano Francesco Campanella, con 81 voti, quarto nella classifica dei candidati M5s più votati in Sicilia alle Parlamentarie. A seguire, il catanese Mario Giarrusso, che di preferenze ne ha invece ricevute 136: il più votato dell’isola.

La ripercussione di questa scelta, secondo Filippi, potrebbe essere un’ulteriore spaccatura del MoVimento, «già oggetto di lotte interne e guerre tra bande». Né il lettore capisce i motivi del metodo adottato. Innanzitutto perché «in Sicilia, come in tutte le altre regioni italiane, tranne disposizioni speciali per Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, la circoscrizione elettorale del Senato della Repubblica è unica». Quella utilizzata dal metodo Grillo-Casaleggio si rifa invece alle circoscrizioni elettorali previste per la Camera. Filippi, inoltre, non si spiega come mai a dare inizio all’alternanza sia proprio la Sicilia Occidentale, che ha come capolista – e come unico senatore M5s in caso di vittoria di un solo seggio – un candidato con non troppe preferenze.

Nomi e cognomi, secondo il lettore, non sono indifferenti per comprendere la questione. Il palermitano Francesco Campanella, ricorda Filippi, è un «ex Cgil, ex iscritto al Pds ed ex iscritto a Rifondazione Comunista», oggi dipendente della Regione Sicilia. Mario Giarrusso, avvocato catanese, è stato invece «legale del Comune di Gela ai tempi in cui era sindaco l’attuale presidente della Regione Rosario Crocetta; nel 2009 tra i firmatari per la sponsorizzazione di Crocetta al Parlamento Europeo; e balzato di recente agli onori della cronaca per la delega ricevuta dal commissario straordinario della Provincia di Catania (recentemente nominata proprio da Crocetta) a presiedere l’Ato Catania Acque e per la minaccia di querela a La Repubblica e a Gianni Riotta».

Due uomini di sinistra ma legati, per esperienze e conoscenze, a due aree diverse. «Panorama interessante – conclude Filippi – anche per capire i giochi di forza nella composizione del prossimo Senato della Repubblica».


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Suscita polemiche il metodo di composizione della lista dei candidati del M5s Sicilia al Senato alle prossime consultazioni. Al primo posto Francesco Campanella, il più votato della parte occidentale dell'isola alle passate Parlamentarie, seguito da Mario Giarrusso che ha ottenuto più preferenze nella parte orientale ma anche in assoluto. E così via, in alternanza. Un metodo che un lettore di CTzen, Filippo Filippi, definisce «bizzarro» e utile «per capire i giochi di forza nella composizione» del nuovo organo

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