Ursino Recupero, una biblioteca al collasso Cinquemila firme e visite guidate per salvarla

Una petizione – già arrivata a 5000 firme – per chiedere al ministro della Cultura, Lorenzo Ornaghi, che la biblioteca civica Ursino Recupero, ospitata all’interno del Monastero dei Benedettini, sia «salvata e valorizzata». Sì, perché il centro accademico è afflitto da gravi problemi economici. Nonostante il suo prestigio. All’interno, infatti, sono conservati e messi a disposizione di studiosi e cittadini, oltre 230mila volumi, di cui alcuni antichissimi, di inestimabile valore culturale. E ogni giorno arrivano decine di studenti e visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Una perla e un vanto per la città etnea, che però da anni è abbandonata dalle istituzioni che dovrebbero tutelarla. L’ente, infatti, è retto dal lavoro di una sola persona, la direttrice Rita Carbonaro, che però da mesi non percepisce lo stipendio. Ad aiutarla, solo gli studenti del limitrofo dipartimento di Scienze umanistiche (ex facoltà di Lettere), che scelgono di svolgervi le 75 ore di stage previste dal loro piano di studi.

Una situazione critica, derivante da problemi di bilancio. Che è in passivo di un milione trecentomila euro. Una somma esorbitante, dovuta dal comune di Catania, che dal 1929 ha l’obbligo di mantenere la struttura con un contributo annuale stabilito secondo le necessità. Solo che da alcuni anni, causa casse vuote, il budget non viene più stanziato. E intanto il debito cresce e l’ammanco è talmente grande che due dipendenti sono recentemente andati in pensione con pesanti arretrati sulle buste paga, e sono stati costretti ad inviare decreti ingiuntivi per ottenere i loro compensi.

Per questo, Caterina Papatheu, docente di lingua e letteratura greca all’univesità di Catania, ha deciso di lanciare una raccolta firme online. Per denunciare le condizioni di abbandono in cui si trova la biblioteca, che ad oggi, ad eccezione della direttrice – la quale, «nonostante non percepisca lo stipendio da marzo arriva ogni giorno puntuale» – si ritrova «senza personale» e addirittura «senza nessuno che si occupi delle pulizie», scrive la docente. «La buona volontà esiste, ma per quanto un’istituzione del genere può sopravvivere in questo modo?», si chiede. Un ente «il cui nucleo originario risale al 1115», precisa la docente, e al cui interno sono custoditi «volumi ed opuscoli a stampa risalenti al 1800, oltre a pergamene del ‘300, manoscritti (tra i quali figurano numerosi codici), lettere, disegni, incunaboli, cinquecentine, fotografie e più di 4mila periodici, in gran parte estinti».

«Chiedo che a Rita venga pagato lo stipendio, che venga assunta una figura di accoglienza, ed un’altra che si occupi delle pulizie». Le sue richieste fanno eco all’appello lanciato nelle scorse settimane dalla stessa Carbonaro sul Sole24ore, in cui la direttrice – che nonostante i ritardi nei pagamenti, continua a mandare avanti la struttura e ad occuparsi di aprire e chiudere la porta, ricevere i lettori, programmare le iniziative e curare l’allestimento – si augura soltanto che la situazione possa essere risolta per la sopravvivenza dell’ente. «L’unica mia preoccupazione – dice – è salvare la biblioteca, assicurarle i mezzi per continuare ad andare avanti, per superare questo periodo di difficoltà». Nel frattempo, per sostenere un minimo di spese, sta organizzando delle visite guidate con biglietti di tre euro.

Alla petizione lanciata da Caterina Papatheu, già arrivata a 5000 firme, si aggiunge anche il sostegno di AddioPizzo Catania che, con una nota inviata alla stampa, chiede «pubblicamente quali iniziative il Comune e gli organi preposti alla gestione della biblioteca intendono adottare per salvaguardare e valorizzare questo nostro patrimonio». Invitando tutti i cittadini a fare «sentire la propria voce» firmando la sottoscrizione e a partecipare alle visite guidate. «Siamo profondamente convinti – continua la nota – che la cultura, unica vera arma per una pacifica rivoluzione civile, vada sempre sostenuta». Per questo, il comitato catanese dell’associazione antiracket annuncia che destinerà «una parte del ricavato della Lotteria di Pasqua, organizzata per reperire i fondi necessari a completare il murale di piazza Lanza, per sostenere la biblioteca».

«Lo faccio perché credo che nelle biblioteche come queste si nasconde il segreto per interpretare il nostro passato e il territorio in cui nasciamo e ci formiamo», scrive Papatheu sul sito in cui ha lanciato la petizione. «Se noi non investiamo in cultura – continua  – la cultura ci investirà col suo peso. E allora questa ci chiederà un giorno di pagare il conto senza che noi ne comprendiamo l’onere e la responsabilità lasciandoci schiacciati dalla rassegnazione, l’indifferenza, l’ignoranza».

[Foto di o_bbiond]


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