Dopo i contagi alla Pfizer e alla StMicroelectronics «Non si può sanificare con gli operai che lavorano»

«Avviare subito le procedure di salute e sicurezza». È questa la richiesta che arriva alla direzione del sito etneo della StMicroelectronics da diverse sigle sindacali, dopo la notizia di ieri sera riguardo un primo caso di contagio di un lavoratore della multinazionale. Le procedure invocate sono quelle previste dai decreti della Presidenza del Consiglio e dall’accordo sottoscritto con le organizzazioni sindacali: sanificazione di tutti i luoghi di lavoro e verifica dell’adeguatezza delle mascherine che vengono fornite, secondo le indicazioni dell’Istituto superiore di Sanità. «Il nostro obiettivo è tutelare la salute delle persone presenti all’interno dell’azienda e garantire la salubrità dell’ambiente di lavoro», spiegano dalla Fim Cisl regionale e dalla Cisl di Catania.

«L’azienda deve organizzare interventi particolari di pulizia – dice Piero Nicastro, segretario generale Fim Cisl Sicilia – per garantire la certezza della non contaminazione dei locali e per ridurre la paura che assale i lavoratori e le lavoratrici». Altra istanza che i sindacati presentano alla direzione dell’azienda è quella di accogliere «le richieste di ferie e di permessi che dovessero arrivare anche senza il dovuto preavviso» e di rallentare le attività di produzione per avviare procedure di pulizia approfondita e di sanificazione di tutti gli spazi. 

Stando a quanto risulta a MeridioNews, al momento, l’azienda avrebbe previsto di sanificare solo il reparto interessato. Non tutto lo stabilimento M5 (un edificio di quattro piani in cui lavorano circa un migliaio di persone) dove era impiegato il dipendente risultato positivo che, comunque, non si recava nel sito dallo scorso 6 marzo. L’uomo è un impiegato che si occupa di dare supporto alla produzione che non lavora dunque nelle sale dove gli operai stanno continuando a lavorare normalmente. «Il rischio – denuncia a questa testata uno di loro – è quello di una pandemia nella pandemia». Già nei giorni scorsi, prima che venisse resa nota la notizia del contagiato, i lavoratori avevano dato vita a uno sciopero. La protesta era nata proprio per i timori del contagio dovuti a un sovraffollamento in azienda

«È necessario anche rivedere le procedure di sicurezza – sottolinea Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl catanese – per adottare tutte le precauzioni non solo per evitare la diffusione del Covid-19 ma anche per fronteggiare i legittimi timori dei lavoratori sul contagio e sulla salute». È per questo che le sigle sindacali hanno chiesto al prefetto di convocare con urgenza (in videoconferenza) un tavolo di emergenza per coordinare le questioni occupazionali. Intanto, per oggi pomeriggio è previsto un incontro in azienda con gli rsu

Altra azienda etnea che è stata toccata dal coronavirus è lo stabilimento della zona industriale della casa farmaceutica Pfizer. È qui che si è registrata la prima vittima catanese per coronavirus: un uomo di 52 anni che, due giorni fa, è morto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cannizzaro. Per Pfizer il 52enne si occupava del controllo della documentazione delle produzioni. Un compito che prevede di avere contatti sia con gli operai dei vari reparti che con gli impiegati di diversi uffici

«Le operazioni di pulizia e sanificazione dello stabilimento – affermano le segreterie generali di Uil e Uilm di Catania con una nota a firma di Enza Meli, Matteo Spampinato e Giuseppe Caramanna – non si possono fare con i lavoratori in fabbrica e senza garantire gli ammortizzatori sociali». Gli esponenti sindacali hanno anche inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte nella quale chiedono di «bloccare le produzioni per due settimane». 

Da sabato scorso, intanto, c’è un tavolo permanente tra la direzione aziendale e gli rsu. «Quello che siamo riusciti a ottenere finora – spiega a MeridioNews Giovanni Romeo della Filctem Cgil – è che per tutta questa settimana, al netto di alcune attività urgenti o problematiche inderogabili, lo stabilimento di Pfizer resta fermo». Al momento, dei circa ottocento impiegati, nel sito si recano solo poche decine di lavoratori. Tutti quelli che possono stanno lavorando da casa, una cinquantina al momento sono in quarantena per essere entrati in contatto con il 52enne deceduto. Nessuno di loro presenta sintomi. Sul fermo cautelativo di 15 giorni, l’azienda continua a dare risposta negativa «motivandola con il fatto che si producono antibiotici iniettivi, cioè farmaci importanti. Noi sosteniamo – aggiunge Romeo – che la salute degli utenti vale quanto quella dei lavoratori e della collettività».


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