La rivoluzione moderata di Gianpiero Samorì «Io un’alternativa di destra a Berlusconi»

È ormai ben avviata la campagna elettorale per le elezioni politiche che si terranno il 24 e 25 febbraio, e in città si alternano i comizi dei leader nazionali. Questa mattina, in una delle sale dell’hotel Sheraton di Catania, è stata la volta di  Gianpiero Samorì, avvocato modenese candidato premier con la lista Moderati in rivoluzione. «La mia vuole essere una alternativa alla destra di Silvio Berlusconi che non sa fare altro che pensare al passato», dichiara Samorì. Per il leader dei moderati all’interno del Pdl «sono fermi al 94. Io, invece, voglio andare oltre e guardare al futuro, sono già proiettato al 2100».

Alla presenza di circa 300 persone con una età media di circa 40 anni, ha presentato un programma incentrato su un nuovo approccio alla gestione della cosa pubblica, unica soluzione per cercare di risolvere la crisi «che è nazionale e con la nazione unita va affrontata», afferma lanciando una frecciata alla Lega Nord, alleata del Pdl. Riattivare il circuito del credito alle imprese, spesso strozzate dall’impossibilità di esigere crediti pubblici, ridare quindi dignità al lavoro e defiscalizzarlo di almeno il dieci per cento immediatamente, abbattere i privilegi dei dirigenti e dei politici, rinnovare l’edilizia e investire su scuola e istruzione, considerati specchio della società del futuro. Sono questi i punti principali del programma di Samorì che afferma: «Un popolo ignorante non può che essere manipolato». Ma quello su cui focalizza l’attenzione è la sua voglia di rinnovamento, di presentarsi come altro, capace di pensare al futuro senza dimenticare il passato.

Punta dunque il dito sulle «spese pazze dello Stato per pagare le sue alte cariche» facendo riferimento al Quirinale «che costa quanto Buckingham palace e l’Eliseo messi insieme», ma anche al capo della polizia che «prende uno stipendio molto più lauto del capo dell’Fbi americana». Per Samorì lo Stato deve essere più sociale e moderno, al contrario di quello attuale, e deve avere «il coraggio di cambiare radicalmente e non sacrificare famiglie e aziende per salvare le banche», dichiara. «Servono atti straordinari per una crisi straordinaria, non dobbiamo avere paura di usare le riserve auree, ad esempio». La platea si lascia dunque andare agli applausi. Per il futuro della Sicilia, poi, auspica un intervento diretto dei cittadini, perché i politici, siciliani e non, «sono vuoti, è gente che non ha mai lavorato e che non conosce le problematiche della gente comune. Eppure – spiega – la Sicilia ha delle potenzialità enormi, anche in virtù della sua posizione strategica nel Mediterraneo».

Tra gli intervenuti ad ascoltare l’imprenditore che considera quello dello Stato «un deficit di rappresentanza legato a persone senza capacità», molte persone che fanno parte dello stesso movimento, ma anche curiosi. C’è la candidata alla Camera Maria Pia Catalano, ad esempio, già presidente della cooperativa sociale femminile MediDonne.  «Voglio credere a quest’uomo che ha tante idee e soprattutto vuole fare impresa in Sicilia anche femminile e io in questo mi sento molto coinvolta. È una brava persona che vuole e sa coinvolgere tutti», spiega a Ctzen. Il simpatizzante Carmelo Ferlito, poi, si dice convinto di dare il suo voto a Gianpiero Samorì perché «Berlusconi mi ha deluso, ha perso di credibilità dopo tanti anni al governo e così pochi risultati», afferma. È convinto che il potere gli abbia dato un po’ alla testa e che abbia sbagliato tutto con gli alleati «perché voleva fare il padre padrone che gestisce ogni cosa».


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