Un documentario per raccontare le vite in lockdown Regista: «Daremo voce a chi è rimasto in silenzio»

Raccontare il dramma e la vita ai tempi del Covid-19 attraverso le voci di chi non si è fermato, di chi ha continuato a lavorare, e di chi, invece, ha dovuto mettere un freno e riprogettare il futuro. Che ormai, è presente. È questo l’obiettivo del film-documentario Lockdown – Le voci della città, che vedrà il regista Giancarlo Cutrona e il fotografo Giampiero Gangi impegnati nelle riprese per le vie, le case e le botteghe di Catania fino al 20 maggio.

Partendo dalle storie e dalle testimonianze di cittadini comuni, il documentario intraprende un viaggio nell’intimità di ognuno di noi. Un’indagine sociale che mira a scavare dentro le paure, le ansie e le speranze tipiche di questo periodo di emergenza coronavirus. «Siamo sempre alla ricerca di personaggi che possano raccontarci qualcosa di interessante», dice a MeridioNews Giancarlo Cutrona, che finora è entrato in contatto anche con alcune strutture alberghiere e B&B. «Ci sono ragazzi giovanissimi che hanno fatto un grosso investimento e sono rimasti con le mani in mano per tutta la stagione, ma anche albergatori che stanno ospitando studenti Erasmus che, invece di viversi la città e godersi la Sicilia, sono costretti a rimanere bloccati in un hotel, per via della situazione che stiamo vivendo».

Il documentario è ancora in corso di realizzazione e, per quanto si possano avere le idee chiare su ciò che si vuole ottenere, non si sa mai chi si incontra durante il proprio cammino, quale storia può venire fuori parlando con le persone. «Quali sono i segni che ha lasciato questo evento dentro di noi? Rimarremo legati alla paura o parleremo presto di cicatrici risanate? Come ci rapporteremo con gli altri? Ma, soprattutto, riusciremo ancora a pensare al presente e a immaginare il futuro?». Sono queste alcune delle domande a cui il film-documentario si pone l’obiettivo di rispondere. 

Tra gli intervistati ci dovrebbero essere anche alcune delle figure religiose che si stanno occupando delle mense sociali e della Caritas e un autista dell’Amt che «non racconterà del servizio vero e proprio, ma delle paure, dei timori, delle sensazioni e dei rischi corsi durante i viaggi per le strade deserte di Catania». Tutto, comunque, è ancora da definire in corso d’opera.

«Protagonista sarà tutta la società civile – chiarisce il regista – quella formata da lavoratori, giovani e da tutta la parte di popolo che in questi mesi è stata silenziata perché ha dovuto ascoltare la voce dell’autorità e dei media per il bene comune. Lo abbiamo fatto spesso in solitudine – sottolinea Cutrona – senza avere modo di confrontarci con gli altri se non attraverso i social e le videochiamate. A parte questi strumenti tecnologici, però, la società non ha avuto i mezzi per esprimere la propria opinione in maniera adeguata. Per questo – aggiunge – ci è venuta l’idea di girare un documentario che possa dare voce a chi ci potrà raccontare, in modo nuovo e più approfondito, la parte più sentimentale, personale e intima della vicenda».

Tutte le interviste saranno fatte rispettando le precauzioni che il delicato momento impone. A distanza, utilizzando dei microfoni specifici, senza rinunciare mai alle mascherine. «Pensiamo – continua Cutrona – di utilizzare la voce fuori campo e riprendere momenti di vita quotidiana nelle abitazioni». Momenti che, non appena il documentario sarà pronto, verranno presentati ai Festival dedicato ai cortometraggi, nella speranza di lasciare un segno e di non dimenticare mai questa inaspettata parentesi che passerà alla storia. 


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