Etna, gli effetti del Covid-19 sulle escursioni in montagna Guide: «Siamo pronti, ma non ci sono turisti e visitatori»

«Noi siamo pronti a ripartire ma manca la nostra materia prima, le persone». L’assenza che lamentano le guide naturalistiche e le guide vulcanologiche è quella di visitatori ed escursionisti sull’Etna. Gli effetti del coronavirus si fanno sentire anche ad alta quota. «Maggio non è agosto, ma è un periodo in cui comincia già l’alta stagione. L’anno scorso, di questi tempi – racconta a MeridioNews Vincenzo Greco, guida vulcanologica di Etna Nord – accompagnavamo già circa 180 persone al giorno a visitare il nostro vulcano, adesso siamo a zero». 

«Le stime di perdita sono di almeno l’80 per cento rispetto allo scorso anno – dice Greco preoccupato – con disdette di prenotazioni, fatte anche un anno fa, che continuano ad arrivare quotidianamente sulle nostre piattaforme online». Quello di montagna, a Catania, è un turismo soprattutto straniero: francesi al primo posto, ma anche belgi, tedeschi, americani, russi e, negli ultimi anni, gli olandesi in forte incremento. Adesso, tutto è bloccato e bisognerebbe agevolare un esotismo di prossimità. «Ho in mente di avviare una promozione di sentieri alternativi, magari meno conosciuti – annuncia a MeridioNews il nuovo presidente del parco dell’Etna Carlo Caputo – Potrebbe essere un’attrattiva in più in questa fase. Però, tutto ciò può avvenire a patto di sapere garantire la tutela di queste aree». 

Nei primi giorni di maggio, era stato il presidente della Regione Nello Musumeci ad annunciare che le escursioni sull’Etna erano pronte a riprendere: «Quello naturalistico è un segmento del turismo che può ripartire subito perché non prevede assembramenti e si svolge all’aperto». Una situazione che sarebbe perfettamente in linea con le misure previste per il contenimento del Covid-19. Eppure, «c’è stato un crollo totale, non abbiamo nessuna richiesta di prenotazione», spiega il segretario di Federescursionismo Sicilia Dario Teri. L’associazione di categoria ha anche preparato un vademecum per tutti i soci con le direttive a cui attenersi. Mascherine, gel igienizzante e distanza di sicurezza tra i componenti di uno stesso gruppo. «Al momento non le abbiamo potute applicare e, mancando turisti e visitatori, non credo che avremo modo di farlo a breve». La prospettiva di ripresa sembra lontana.

Qualche speranza, adesso, potrebbe arrivare dall’apertura dei confini regionali. «Non ci aspettiamo turisti stranieri, ma magari – auspica Teri – potrebbero venire italiani da altre Regioni (Calabria, Puglia, Campania)». Un po’ come tutti gli attori del settore del turismo, anche le guide lamentano «la carenza di attenzione da parte delle istituzioni per la nostra categoria». Unica voce più ottimista sembra essere quella del presidente del Club alpino italiano (Cai) in Sicilia Francesco Lo Cascio. «Le attività riprenderanno e, probabilmente, si andrà verso gruppi fatti di numeri limitati. Credo – aggiunge – che ci sarà un grande afflusso  perché le montagne siciliane sono luoghi ambiti e terapeutici». 

Sui rifugi il quadro sembra complesso. «Sono il centro, il motore di tutto ciò che si muove attorno all’escursionismo, non solo un fatto simbolico – sottolinea Lo Cascio – Le restrizioni hanno dato un duro colpo economico ai gestori con il dimezzamento dei posti a disposizione». Un’altra cosa a cui prestare attenzione sarà il soccorso alpino. «In una situazione come quella attuale, in cui si cerca di limitare gli accessi negli ospedali, in montagna bisogna essere accorti. Fare una arrampicata, per esempio, comporta dei rischi. In ogni caso – conclude il presidente del Cai – faccio appello a tutti i siciliani a sviluppare la conoscenza dei luoghi della nostra terra». 


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