Paternò, mozione di sfiducia contro il sindaco Naso «Occasione per mettere fine a gestione clientelare»

Protocollata questa mattina al Comune di Paternò la mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino Nino Naso. Si tratta dell’atto annunciato lo scorso gennaio dal Movimento 5 stelle e che, a distanza di quasi cinque mesi, vede concretamente la luce con la sottoscrizione di dieci consiglieri comunali, numero necessario affinché il documento di sfiducia venisse presentato e discusso. 

I firmatari sono Marco Gresta, Martina Ardizzone e Claudia Flammia (Movimento 5 stelle), Anthony Distefano e Giuseppe Lo Presti (Diventerà Bellissima), Guido Condorelli e Emilia Sinatra (Paternò Unica ex gruppo Forza Italia), Agata Marzola, Alfredo Sciacca e Tuccio Paternò (Alleanza per Paternò, che non è altro che una costola di Fratelli d’Italia). Affinchè la mozione passi è necessario il voto di almeno il 60 per cento dei consiglieri in carica, ossia almeno 15 consiglieri. Se viene approvata decadono sindaco e consiglio comunale

Sulla carta l’opposizione avrebbe i numeri per fare finire anticipatamente l’esperienza di Naso. Infatti potrebbero votare la sfiducia i consiglieri di Paternò 2.0, ossia Pietro Cirino e Patrizia Virgillito, il consigliere di “Paternò Unica” Pippo Orfano, l’indipendente Roberto Faranda e il neo consigliere Nino Valore, il quale, non appena insediatosi, qualche giorno addietro, ha comunicato di prendere le distanze dall’amministrazione Naso, nonostante fosse stato votato in una civica che sosteneva l’attuale primo cittadino. I firmatari della mozione sono assai critici sulla gestione amministrativa e politica del sindaco Naso: «Da subito abbiamo assistito alla progressiva mutazione della maggioranza in consiglio: alcuni consiglieri, componenti delle numerose e diversificate liste civiche che hanno sostenuto l’elezione del sindaco nell’ultima tornata elettorale – si legge nella mozione – si sono trasformate in liste politiche, con tanto di simbolo di partito (Pd e Fratelli d’Italia)». 

I firmatari inoltre hanno evidenziato che alcuni consiglieri, in aperto dissenso con Naso stesso, hanno scelto di votare contro l’amministrazione in momenti cruciali. «Giunti a metà mandato, assistiamo quotidianamente a una situazione di grave instabilità», continuano. Numerosi i rilievi fatti sul piano amministrativo: debito fuori bilancio ritirato dal sindaco erroneamente; reiterato utilizzo dei fondi per assumere consulenti e portavoce del sindaco violando le normative sull’utilizzo del fondo di riserva; mancata presentazione della relazione semestrale sullo stato di attuazione del programma. E ancora deficit strutturale dell’ente cche fa presagire un dissesto economico; strutturale anticipazione onerosa di tesoreria; inadeguatezza della riscossione delle entrate. 

«Chiediamo a tutti i consiglieri comunali – si chiude la mozione – esclusivamente nell’interesse generale e collettivo dei cittadini paternesi, di approvare la mozione e scrivere anticipatamente la parola fine al sistema clientelare che ha caratterizzato questa sindacatura disastrosa». La mozione mette ancora una volta in risalto il caos che regna dentro Fratelli d’Italia a Paternò: da una parte coloro che fanno parte della giunta, come gli assessori Rosanna Natoli e Ezio Mannino e i due consiglieri Tonino Cunsolo e Rosanna Lauria; dall’altra coloro che hanno firmato la sfiducia. «Questo è il momento di fare chiarezza definitivamente», ha detto Natoli, assessora ma anche componente dell’assemblea nazionale del partito di Giorgia Meloni.

«I dieci consiglieri che hanno sottoscritto una mozione di sfiducia nei confronti del sottoscritto in quanto sindaco hanno avuto davvero una bella idea, in un momento di emergenza data dal coronavirus che stiamo continuando a gestire – replica Naso – Prendo in prestito le parole del presidente della Regione Nello Musumeci, quando ha detto che è profondamente ingiusto e antidemocratico da parte di un consiglio comunale presentare mozioni di sfiducia nei confronti di sindaci eletti direttamente dal popolo». Il primo cittadino va al contrattacco: «Tra i firmatari ci sono anche consiglieri che hanno cambiato casacca tradendo il mandato del popolo e anche il codice etico sottoscritto al momento della loro candidatura. Dovrebbero essere loro a dimettersi, per essere – conclude il sindaco – passati all’opposizione».


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