Immobile vandalizzato e paralizzato dalla burocrazia  Ebbene: «Spreco enorme, un danno per le famiglie»

«A Catania, i beni pubblici vengono vandalizzati nell’immobilismo della burocrazia». L’amara considerazione arriva dalla fondazione Ebbene, l’organizzazione che da anni lavora in sostegno delle persone più fragili anche per offrire soluzioni abitative. Nel capoluogo etneo, in particolare, attraverso il progetto Habito, sostenuto da fondi Pon, che prevede la messa a disposizione di alcune case (come alloggi di transizione) per famiglie che hanno bisogno di un percorso di inclusione, inserimento sociale e autonomia. Tra questi immobili ce n’è uno, però, che è rimasto non consegnato. E che, a quanto risulta, adesso sarebbe stato anche occupato abusivamente.

L’Istituto autonomo delle case popolari di Catania pubblica un bando per assegnare immobili a canone calmierato. Tra questi c’è anche quello al civico 17 di via Eredia (sulla circonvallazione in zona Nesima). Un affitto di 4.800 euro al mese per una struttura su due piani con sette camere molto grandi con bagni e angolo cottura sopra e sotto una enorme sala. È il 31 marzo quando la fondazione Ebbene invia la propria manifestazione di interesse. «Abbiamo immaginato di poterla utilizzare per accompagnare tante famiglie nella costruzione delle loro vite», spiega a MeridioNews il presidente Edoardo Barbarossa

Prima della presentazione dell’offerta, da un sopralluogo fatto insieme ai tecnici
dell’Istituto si evidenzia non solo un’effrazione ma anche un primo danneggiamento
dell’immobile. «Subito abbiamo chiesto che la struttura venisse messa in sicurezza per evitare il peggio», dice Barbarossa. Dall’Iacp si impegnano a mettere in atto provvedimenti di tutela del bene. Intanto, il 7 maggio, l’Iacp rende noto che Ebbene è assegnataria dell’alloggio. Ed è durante un nuovo sopralluogo – dell’indomani – per la consegna della stipula del contratto che l’immobile appare ancora più vandalizzato di prima. 

Nella struttura che è stata prima sede di una municipalità e poi una casa di riposo per anziani, «i danni erano decuplicati – sottolinea il presidente di Ebbene – Quindi abbiamo deciso di non farci consegnare l’immobile ma di proporre all’Iacp di assegnare un valore alle opere di ripristino, che avremmo
effettuato a nostre spese a scomputo dai canoni di locazione
. Questo – sottolinea Barbarossa – per evitare l’ulteriore
prevedibile danneggiamento e conseguente depauperamento di un bene pubblico». 

Del resto, il danno era già considerevole: sanitari smontati, ascensore divelto, porte scardinate, fili delle rete elettrica tagliati. Danneggiamenti che trasformati in cifre si aggirano tra i 50mila e i 60mila euro per l’interno e tra i 15mila e i 20mila euro per l’area esterna. «Su richiesta dell’Iacp, e a nostre spese – dicono dalla fondazione – abbiamo fornito un computo metrico (inviato lo scorso 3 luglio) sullo stato dei luoghi e sui lavori necessari
al ripristino, intanto lievitati a poco meno di 300mila euro perché, non essendo stato predisposta nessuna misura di sicurezza, i vandali si erano ripresentati». 

Intanto i mesi passano, quella grande struttura resta vuota e le persone restano senza un tetto sopra la testa. «Abbiamo sollecitato, con una nota ufficiale inviata all’Iacp e rimasta senza risposta, la consegna
dell’immobile immediatamente fruibile
– spiegano da Ebbene – La struttura, però, è stata talmente vandalizzata da non avere più le forze per ristrutturarlo». Uno spreco che pare ancora più grave in una città che si ritrova continuamente a fare i conti con un’importante emergenza abitativa. «Chi doveva
vigilare e agire
, nonostante fosse stato sollecitato sul pericolo di un’irrimediabile distruzione di
quei luoghi, è rimasto inerme provocando un danno enorme – dicono dalla fondazione – per le famiglie che avrebbero potuto, in quelle case, riprendere la propria vita; per l’erario che vede un proprio bene distrutto e anche per noi che abbiamo già investito in questo progetto». 

MeridioNews ha provato più volte, ma senza successo e al fine di ottenere una replica, a mettersi in contatto con la persona che ha seguito la pratica per conto dell’Istituto autonomo case popolari di Catania.


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