«Stop alla tassa di 200 euro per gli studenti irregolari» per «garantire il diritto allo studio». I messaggi, impressi a caratteri cubitali in due striscioni fanno da richiamo per cittadini e turisti curiosi che si trovano a passare da piazza Università. Il portone di ingresso dell’edificio è sbarrato. Vietato l’ingresso a «persone non autorizzate», come si legge su un foglietto affisso sul portone del palazzo dell’Università di Catania, sede del rettorato e di alcuni servizi per gli studenti. Megafono in mano, distanziamento e mascherine per un presidio - apartitico e apolitico - di almeno cinque ore promosso da una ventina di studenti indipendenti per dire no all'aumento delle tasse universitarie varato dall'ateneo catanese per il nuovo anno accademico.
«Posso entrare in biblioteca?», chiede una studentessa che non partecipa alla manifestazione. «L’Università è chiusa», risponde un dipendente affacciato alla finestra. «Perché?», insiste la giovane. «Per la protesta - replica chi sembra a presidio dell’ingresso - Ma se deve andare davvero in biblioteca la faccio entrare». Il copione si ripete per diverse volte, anche con il personale accademico costretto a rivolgersi al dipendente per accedere. Mentre la protesta va avanti, alcuni rappresentanti degli studenti sfilano in giacca e cravatta per partecipare alla seduta del senato accademico. E la polemica incalza. «Loro hanno deciso di non partecipare - attacca Simone Marino, studente di Sociologia, riferendosi alle associazioni universitarie - ma se sono rappresentanti ci dovrebbero rappresentare, non offendere in maniera gratuita sui social proponendo una critica non costruttiva». Il riferimento è ai commenti ricevuti da più esponenti delle associazioni studentesche alla notizia della manifestazione.
Alla base delle richieste dei manifestanti che miravano a un incontro, poi ottenuto, con il rettore Francesco Priolo, c’è la sospensione del contributo per chi ha ripreso gli studi dopo averne fatto espressa rinuncia in precedenza, nonché la proroga del versamento del contributo di 200 euro per gli studenti irregolari. Ovvero per chi abbia superato il numero di anni di iscrizione previsti per quel singolo corso di studi. Così, per esempio, nel caso di una laurea triennale, lo status di studente irregolare subentra al quarto anno. E con esso, a partire da quest’anno accademico, anche il contributo di 200 euro da versare entro il 12 ottobre, termine ultimo per procedere all'iscrizione. Rispetto allo scorso anno, infatti, molti studenti si ritroveranno a pagare 356 euro piuttosto che gli originari 156 euro (ovvero l’importo comprensivo di diritto allo studio e marca da bollo).
«L’Ateneo di Catania è l’unico che sta attuando una misura del genere. Adesso si deve pagare al momento dell’iscrizione - lamenta Marino - e non più alla rata successiva, con l’aggravante che la tassa è fissa e non tiene conto degli indici di redditività». A replicare a MeridioNews alle affermazioni dei manifestanti, dopo l’incontro con una delegazione di quattro rappresentanti della protesta e alla presenza dei senatori accademici, è il rettore Francesco Priolo. «Un numero esiguo di studenti chiedono una proroga del contributo, io non ho il potere di farlo - spiega il rettore - Devono essere gli organi deputati, come il senato accademico e il consiglio di amministrazione, a prendere in esame un’eventuale proroga, ma in nessun ateneo ci si iscrive pagando zero».
In soldoni, il rettore sembra non avere intenzione di assecondare le richieste degli studenti, perché «il ministero dà all'ateneo dei fondi commisurati al numero di studenti regolari - prosegue Priolo - ma neanche una lira è prevista per supportare quelli irregolari». E questo significa che il costo degli studenti irregolari, senza il contributo appena varato, sarebbe interamente a carico dell’ateneo. «Noi, in un un modo o in un altro, dobbiamo compensare - prosegue il rettore - e, tra le altre cose, a differenza di molti altri atenei abbiamo applicato il minimo previsto dalla legge nazionale». A preoccupare Priolo che, a sentire gli studenti in protesta, «dimostra di avere una politica più aziendalista del suo precessore Francesco Basile», sono proprio i conti. «Lo studente irregolare costa 7.000 euro - conclude il rettore - ma se il ministero non ci fornisce i fondi, questi soldi li dobbiamo pagare noi».