Da mesi i cittadini di Motta Sant'Anastasia e Misterbianco protestano contro l'ampliamento del sito di raccolta dei rifiuti del Catanese di proprietà della società Oikos. Adesso, alle loro lamentele, si aggiunge un'indagine della procura etnea per un presunto danno ambientale: il percolato, trattato in violazione delle norme regionali, si sarebbe infiltrato nel terreno per poi raggiungere i torrenti della zona. «Una triste notizia che conferma come la discarica sia una bomba ad orologeria», commenta il legale dei residenti
Discarica Tiritì, ipotesi di reato ambientale La Procura sequestra alcune attrezzature
Finora i più si erano lamentati per i cattivi odori. Ma i cittadini di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco, nel Catanese, non sapevano ancora che la discarica a 500 metri dalle loro case fosse anche la presunta responsabile di un danno ambientale. Lo dice la procura di Catania che, questa mattina, ha disposto alla Guardia di Finanza di effettuare il sequestro in via preventiva e urgente di parte del sito di raccolta dei rifiuti in contrada Tiritì, a Motta. La discarica è gestita dalla società Oikos, la stessa che cura la raccolta differenziata nel capoluogo etneo insieme alla ditta Ipi – e che nel sito, in periodi di emergenza, accoglie anche i rifiuti provenienti da altre parti della Sicilia. In attesa di ulteriori accertamenti, il provvedimento di oggi riguarda il rappresentante legale e il direttore tecnico della società. «La discarica continuerà a garantire la propria funzionalità spiega la procura di Catania in una nota – ma la società che la gestisce dovrà ripristinare le strutture di raccolta del percolato secondo le prescrizioni della normativa ambientale entro il termine di dieci giorni».
Ad essere state poste sotto sequestro sono infatti le attrezzature necessarie al trattamento dei liquidi provenienti dai rifiuti e dalla loro decomposizione. Le Fiamme gialle attraverso riprese foto e video, anche aeree, e le ispezioni della sede etnea dellAgenzia regionale protezione ambiente Sicilia – hanno individuato nel sito del percolato non correttamente trattato, con la conseguente ipotesi di sversamento nel terreno. L’idea degli investigatori è che, attraverso l’infiltrazione nel sottosuolo, le acque reflue si siano riversate lungo la valle Sieli sito riconosciuto di importanza naturalistica – e nei torrenti Cubba e Rosa. Da lì, di conseguenza, nel Buttaceto, dove i due corsi d’acqua confluiscono. «Con evidenti ripercussioni di natura ambientale in una vasta area del comprensorio etneo», spiega la procura etnea.
Una notizia che coglie di sorpresa gli stessi cittadini che in da mesi si battono contro l’esistenza della discarica e il suo ampliamento nella vicina contrada Valanghe d’Inverno, con le nuove e più grandi vasche: già costruite, con i collaudi effettuati, e per cui la ditta aspetta solo l’autorizzazione a partire. A novembre erano già tre i diversi procedimenti avviati per opporsi ai progetti di espansione della Oikos a Motta proprio in virtù della tutela ambientale: un ricorso presentato dai cittadini al decreto del 2009 che autorizza lespansione del sito e quelli dei Comuni di Motta e Misterbianco contro il piano approvato dal ministero dellAmbiente a luglio dello scorso anno. «Il sequestro e l’ipotesi di reato ambientale sono una notizia triste per tutti commenta Mauro Di Pace, legale che assiste i cittadini nel ricorso – Perché confermano che la discarica è una bomba a orologeria. Lo sarebbe se tutto fosse gestito a norma, figuriamoci se queste indagini fossero confermate. In questa situazione, secondo noi, l’ampliamento non potrebbe fare altro che peggiorare la situazione».