Coronavirus, l’attesa senza fine per tamponi e risultati «Positiva e in isolamento ma non trovavano il mio nome»

«Assurdo e irragionevole». Prende in prestito gli aggettivi utilizzati dal presidente della Regione siciliana Nello Musumeci quando la Sicilia è diventata zona arancione, Mariacristina Calanna. La 31enne di Tremestieri Etneo li cala per descrivere uno spaccato della realtà del sistema sanitario regionale con cui, da giorni, stanno dovendo fare i conti lei e il suo fidanzato catanese Sebastiano. «Purtroppo – lamenta la giovane a MeridioNews – ho potuto constatare in prima persona le gravi carenze nel gestire la crisi sanitaria dovuta al Covid-19 da parte dell’Asp di Catania». Nella storia raccontata alla ragazza, al nuovo coronavirus si legano ritardi e difficoltà di comunicazione tra le varie realtà che dovrebbero prendere in carico i pazienti. 

«Il primo a scoprire la positività al Covid, il 20 ottobre, è stato il mio ragazzo – racconta Mariacristina – L’indomani anche io sono andata nello stesso laboratorio privato per effettuare il test molecolare». È il giorno dopo quando la 31enne scopre di essere stata contagiata. «Comincia, così, la trafila di burocrazia fatta di attese». Il 24 ottobre alla ragazza arriva via mail il provvedimento che dispone l’isolamento fiduciario a partire dal 22 ottobre. «Durante quella settimana – continua la ragazza – ho ricevuto la telefonata dall’Asp in cui mi dicevano che al decimo giorno sarebbero venuti a casa per rifare il tampone». Il 31 ottobre e nemmeno l’1 novembre, però, non si presenta nessuno. E Mariacristina continua a vivere isolata nella sua stanza – con annesso bagno – senza contatti nemmeno con i familiari conviventi. «Pur risultando negativi dal tampone rapido, nemmeno loro possono uscire di casa in quanto miei contatti diretti». 

Il motivo del mancato appuntamento con l’Asp, la 31enne lo ha ricostruito dopo essere riuscita a mettersi in contatto con l’Usca di Gravina di Catania. «La persona che mi ha risposto al telefono – spiega – mi ha detto che il mio nominativo non risultava nell’elenco delle persone da sottoporre a tampone». Per la ragazza si tratterebbe di una mancata corrispondenza tra l’azienda sanitaria e l’unità speciale di continuità assistenziale. Lasciati tutti i dati all’Usca, l’indomani Mariacristina viene sottoposta al test domiciliare. «I risultati sarebbero dovuti arrivare entro un paio di giorni – lamenta – e, invece, da lunedì scorso a oggi non ho ancora ricevuto nessun esito». Una settimana durante la quale la ragazza ha provato a contattare l’Asp sia per telefono che via mail. «Non ho mai ricevuto risposta – denuncia – e se resto ancora segregata in camera mia è solo per il forte senso civico e di responsabilità. So che la mia situazione non è un caso isolato e mi preoccupa perché non tutti ragionano come me e il rischio è che escano di casa e continuino a diffondere il virus».


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