Calcio e politica, un tifoso in silenzio stampa «Non mischiare il futuro di Catania col tifo»

Nell’ipotesi, del tutto fantasiosa, che ci fosse in giro qualcuno interessato a raccogliere i miei pensieri, quella di oggi non sarebbe la giornata giusta per parlare con me. Sarei, infatti, in silenzio stampa. Mi pare il minimo, dopo una settimana così. E no, non mi riferisco naturalmente alla partita del Catania, che oggi ha regolato imperiosamente il Siena, mettendo in vetrina in un solo pomeriggio tre preziosi gol di Bergessio, un arcobaleno di pennellate firmate da Barrientos e i riflessi giovani e maturi di un portiere, Frison, che sta dicendo in giro un po’ a tutti di poter fare la sua figura anche in serie A.

Non è per questo, certo, che sarei in silenzio stampa. Piuttosto, è per quel che è successo durante la settimana. A partire da quando si sono incontrati il presidente Pulvirenti e il candidato sindaco Enzo Bianco, e quest’ultimo ha promesso di avviare in pochi mesi le procedure per il nuovo stadio a Librino. Promessa con la quale Bianco s’è guadagnato – come è normale che avvenga in campagna elettorale – il rituale sarcasmo della sua controparte politica. Sarcasmo espresso però, si noti, non tanto o non solo con argomenti politici; ma anche con l’ironia sulla «nota passione per i colori rossazzurri» dell’aspirante ri-sindaco. Che è come dire che un candidato, per parlare dello stadio della città, deve prima dimostrarsi tifoso doc della squadra che giocherà in quello stadio. Cosa che Bianco non potrebbe fare, per la nota fama di arribattuto che da decenni lo accompagna.

Mi era venuta voglia, sì, di entrare in silenzio stampa: sia per istintiva diffidenza verso l’uscita di Bianco (non esattamente originale: di nuovo stadio si parla a Catania già dal 1960, quando lo si voleva costruire a Pantano d’Arci), sia per fastidio verso gli argomenti usati contro di lui dagli avversari. Ma poi un amico, questo pomeriggio, mi ha girato una mail dello staff dell’attuale sindaco Stancanelli. Che riferisce di un incontro avuto da quest’ultimo nei pressi del Massimino, poco prima di Catania-Siena, con alcuni sostenitori rossazzurri. E che porta l’infelicissimo titolo «I tifosi del Catania a sostegno del Sindaco Stancanelli». E a questo punto, prima di chiudermi nel mio sdegnoso silenzio, mi corre l’obbligo di smentire.

Già. Perché io sono tifoso del Catania, fiero e geloso di una passione che mi accompagna da molto prima che Bianco o Stancanelli si affacciassero sulla scena della città. E in qualità di tifoso chiedo di precisare che non sono mai intervenuto, né ho intenzione alcuna di farlo, a sostegno di Stancanelli; né ho delegato altri a farlo in nome mio. Aggiungo che non appoggio nemmeno Bianco e che – per dirla tutta – non ho ancora deciso per chi voterò. Ma aggiungo soprattutto che, quando mi pungerà vaghezza di dichiarare pubblicamente le mie intenzioni di voto, lo farò in qualità di catanese, o di cittadino italiano, o di lavoratore o di qualcos’altro: ma non lo farò mai, per nessun motivo, tirando in ballo la mia qualità di tifoso. E non lo farò neppure cercando di trascinarmi dietro le persone che siedono allo stadio vicino a me: ciascuna delle quali può votare per chi le pare, senza che ciò faccia sbiadire i colori rossazzurri che indossa.

Ecco. Ora che l’ho detto, posso finalmente chiudermi in un silenzio di protesta. Sia perché sono convinto che decidere il futuro di una città sia cosa troppo seria per mischiarla con il tifo calcistico. Sia perché il Catania, il Catania che ho visto oggi in campo – in una domenica in cui si sussurrava, a voce neanche tanto bassa, che avremmo perso apposta con il Siena per far dispetto al Palermo – mi è parso cosa troppo bella, troppo dignitosa, troppo leale per mischiarla con la politica. Soprattutto con quella inciucista e biscottara che il nostro tempo ci sta regalando.


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