Habilaj, continua il giallo del narcotrafficante scomparso L’arrivo della moglie, poi la visita della squadra mobile

Ricostruire gli ultimi giorni in detenzione domiciliare del narcotrafficante albanese Moisi Habilaj è un po’ come sprofondare nelle sabbie mobili. Ogni indizio sfiora un ruolo, non del tutto chiaro, della Squadra mobile di Catania. In questa palude l’unica certezza è che Habilaj dal 9 gennaio è scomparso dall’appartamento in cui viveva a San Michele di Ganzaria, in provincia di Catania. Il caso, sul quale non ci sono comunicazioni ufficiali da parte di procura e forze dell’ordine, sembra decisamente segreto e scivoloso. L’ultimo capitolo di questa spy story rimanda al periodo delle festività natalizie. In quei giorni dall’Albania sarebbe partita in nave la moglie insieme ai figli. Prima tappa il porto di Brindisi, poi il viaggio verso la Sicilia. Seicentoventiquattro chilometri e poco meno di otto ore per raggiungere San Michele di Ganzaria.

Durante questo spostamento, che è stato portato a termine, la donna sarebbe stata fermata dalle forze dell’ordine. Un controllo di routine nell’ambito della normativa anti-Covid-19 che prevede come ogni movimento debba essere giustificato con un’apposita autocertificazione. Si arriva così al 30 dicembre. Quel giorno alla porta di Habilaj bussa la polizia. Sono gli uomini della Squadra mobile di Catania con il supporto dei colleghi del commissariato di Caltagirone. L’uomo, come riferiscono diverse fonti a MeridioNews, viene prelevato e portato negli uffici di via Santa Maria di Gesù. Per quale motivo? Alla domanda nessuno sembra avere voglia di rispondere. Gli avvocati del narcotrafficante, il 30 dicembre, non sono presenti e non vengono nemmeno avvertiti. Gli agenti di Caltagirone non si occupano di quel servizio e nella stanza in cui c’è Habilaj a quanto pare nemmeno entrano. Resta la Squadra mobile etnea ma il ruolo è tutto da scoprire. Anche perché l’unica risposta che arriva è un rimando a un altro corpo: «Non abbiamo informazioni, ha proceduto la Guardia di finanza». I militari della Fiamme gialle però al commissariato di Caltagirone non ci avrebbero mai messo piede. Così dicono da Catania e da Ragusa. Il mistero continua, versioni contrastanti in un contesto di grande nebbia.

Alla fine di quel 30 dicembre però Habilaj, a casa, ci torna. Nei giorni successivi, a quanto pare già nel 2021, la moglie riparte verso l’Albania. L’ultimo saluto prima che il marito venga inghiottito dal silenzio rendendosi irreperibile. Il suo smartphone avrebbe smesso di squillare da sabato 9 gennaio. Inutili i tentativi di chiamata da parte del fratello che abita in Sicilia. Un silenzio che getta nuova linfa in questa spy story. Anche perché nei giorni successivi, per un normale controllo ai detenuti ai domiciliari, si presentano i carabinieri. L’esito è scontato: «Habilaj è irreperibile». Tradotto è evaso rendendosi latitante. Non è chiaro però quale corpo lo stia cercando in questi giorni.

Soltanto a metà dicembre l’uomo aveva ricevuto la conferma in Appello della condanna a 15 anni e 5 mesi per traffico internazionale di stupefacenti sull’asse Albania-Sicilia. Negli anni avrebbe avuto oliato rapporti con alcuni grossisti della droga vicini alla famiglia di Cosa nostra dei Santapaola e con il clan Cappello. Una vicenda che in Albania ha avuto una grossa eco mediatica per la parentela di Habilaj con l’ex ministro degli Interni Saimir Tahiri, anche quest’ultimo sospettato di essere vicino agli affari del parente ma con un fascicolo archiviato al tribunale di Catania. Discorso diverso nel Paese balcanico dove è a processo.

Dopo l’arresto, il narcotrafficante aveva accettato anche di parlare con i magistrati italiani e albanesi. Alcune ammissioni e nessun dito puntato contro Tahiri. Fino a maggio dello scorso anno quando i giudici decisero di mandarlo, senza braccialetto e con il parere contrario della Procura generale, in detenzione domiciliare a San Michele di Ganzaria. Luogo non casuale perché nel piccolo centro del Calatino risiede il fratello Gazmend. Per alcuni mesi Habilaj sarebbe stato suo ospite per poi continuare a trascorrere la detenzione in un appartamento autonomo. Unica deroga la possibilità di recarsi dal dentista mentre i parenti, almeno in un primo momento, avrebbero provveduto a fargli la spesa


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