L’Etna e l’affare pulizia e smaltimento cenere vulcanica Comuni costretti a impegnare fino a un milione di euro

Dieci eruzioni dell’Etna in sedici giorni e una quantità non calcolabile di cenere vulcanica che ha ricoperto strade e tetti delle abitazioni di numerosi Comuni pedemontani. Tra i centri più colpiti ci sono Zafferana Etnea, Milo, Sant’Alfio e Santa Venerina. Tutte le amministrazioni sono costrette a impegnare fino a centinaia di migliaia di euro dei propri bilanci per le operazioni di pulizia. Procedure complesse non solo per quanto attiene la rimozione della cenere in sé ma anche per i numerosi passaggi burocratici che ruotano attorno allo smaltimento finale. I sindaci, per il momento, stanno provvedendo in maniera autonoma ma le antenne sono puntate sulle novità che potrebbero arrivare da Palermo e Roma con le richieste dello stato di emergenza

Per stimare i costi di rimozione e smaltimento, la Protezione civile regionale ha inviato ai primi cittadini e agli uffici tecnici una scheda in cui indicare le quantità di cenere accumulata. Al momento, la sabbia vulcanica tolta da strade e tetti rimane ammassata in apposite aree indicate come punti di raccolta dai vari enti. «Quando viene tolta dagli spazi privati ha un codice rifiuto con costi di smaltimento minori, che può essere fatto anche nelle cave – spiega a MeridioNews Salvo Greco, sindaco di Santa Venerina – Quella tolta invece dalle strade costa dieci volte tanto. Ecco perché ci siamo organizzati per non mischiare la cenere». Nel centro pedemontano è stato attivato il piano sabbia vulcanica che prevede il posizionamento di alcuni cassoni scarrabili in punti di raccolta comunicati ai cittadini. 

Una separazione che dovrebbe riuscire a contenere almeno i costi di conferimento in discarica. I fondi impegnati per lo spazzamento hanno un prezzo decisamente più salato. A partire dai privati, incaricati con procedure di somma urgenza, di mettere in funzione bobcat, camion e spazzoloni per lo spazzamento delle arterie. «Si tratta di un fenomeno dalla portata enorme – continua Greco – Sono caduti circa sei chili di cenere a metro quadrato su tutto il territorio di Santa Venerina. Il primo turno di pulitura, che interessa le strade urbane, tralasciando piazze e villa comunale, costerà circa 300mila euro. Spazzare tutte le strade del territorio e conferire la cenere in discarica in tutto il territorio rischia di costare quasi un milione di euro».

Stessa cifra che indica il sindaco di Zafferana Etnea Salvo Russo. Il Comune è stato ricoperto di cenere il 16 e il 28 febbraio. Nel primo caso, la zona più colpita è stata quella delle frazioni di Fleri e Pisano. «Abbiamo dato mandato a sei ditte – racconta a MeridioNews – per capire la quantità di cenere caduta: abbiamo riempito 22 camion solo per ripulire via Renato Imbriani». Anche a Zafferana si è proceduto con le stime del materiale vulcanico da rimuovere: «Su 800 ettari di territorio urbanizzato le tonnellate sono circa 40mila. I tempi sono lunghi e i costi sono astronomici, da soli sicuramente non riusciremo ad affrontare questa emergenza».

Nei giorni scorsi a chiedere l’invio di mezzi e uomini della protezione civile regionale è stato il deputato regionale del Pd Anthony Barbagallo. L’ex sindaco di Pedara ha lanciato un appello al presidente della Regione Nello Musumeci per la dichiarazione dello stato d’emergenza. Smaltire la cenere può costare da un minimo di quattro euro a tonnellata fino a otto euro. «C’è un’urgenza economica e, proprio per questo, abbiamo chiesto di attivare la Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti per avere una tariffa unica», precisa a MeridioNews il sindaco di Nicolosi Angelo Pulvirenti


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