Sipario, il patto tra Buda e il finanziere eletto con Forza Italia Tra i coinvolti c’è anche un consigliere al Comune di Catania

«Voglio ringraziare tutti i miei sostenitori uno a uno. Siete stati veramente fantastici (1000 voti alla sesta circoscrizione). Da domani si riparte a disposizione di tutti gli amici». Sono le 23.21 dell’11 giugno del 2018 quando Mauro Massari, appena eletto al Consiglio di quartiere per le Amministrative nella città di Catania, scrive questo post di ringraziamento sul proprio profilo Facebook. La sua promessa di essere «a disposizione di tutti gli amici» appare sotto una luce diversa dopo il blitz Sipario della guardia di finanza che questa mattina ha portato alle misure cautelari per 22 persone, tra cui proprio lui. Classe 1980, il vicebrigadiere in servizio presso la compagnia della guardia di finanza di Augusta è finito in carcere con l’accusa di corruzione elettorale. Quando decide di candidarsi al Consiglio di quartiere con la lista di Forza Italia, a offrirsi per procacciare i voti per lui sarebbe stato Orazio Buda, il cugino del boss del clan Cappello Orazio Privitera. Niente per niente. In cambio Massari avrebbe concesso, come si legge nell’ordinanza, «la spregiudicata mercificazione della sua funzione pubblica» in diverse occasioni. 

Stando a quanto ricostruito durante le indagini, il vicebrigadiere si sarebbe messo a disposizione di Buda – di cui sarebbe stato a conoscenza della caratura criminale – per assicurare un subappalto dal valore di 6 milioni di euro in una società per la demolizione di una piattaforma nel porto di Augusta. Altra questione di cui il pubblico ufficiale si sarebbe interessato per agevolare Buda e suo figlio riguarda la gestione di un chiosco a villa Pacini. Per questo, appena un mese dopo essere stato eletto, Massari «abusando dei poteri connessi alla sua funzione» avrebbe organizzato degli appuntamenti con il responsabile dell’ufficio Ambiente ed Ecologia del Comune di Catania. In un caso, poi il vicebrigadiere avrebbe assicurato il proprio contributo per danneggiare un piccolo imprenditore nell’interesse di Buda.

A maggio, le mire di Buda sono dirette ad avviare una attività di raccolta di materiali e scarti ferrosi. L’interesse principale è rivolto alla demolizione di una piattaforma di 20mila tonnellate, nella zona di Siracusa, per cui è necessario contattare un’agenzia che fa capo a un ex finanziere. Per arrivarci bisogna avere un intermediario. «Minchia, ce l’ho, ce l’ho un finanziere che fa di tutto», esulta Buda quando pensa che «l’amico dei miei figli» sarebbe stato «la maglia giusta» per realizzare l’obiettivo. È il 15 maggio quando, secondo le carte dell’inchiesta, in un patronato avviene il primo incontro. Massari subito si dimostra disponibile ad assecondare la richiesta ma chiede solo di posticipare tutto a dopo il 10 giugno perché è in congedo per potersi concentrarsi sulle elezioni. A tal proposito lamenta il fatto che altri candidati avranno l’appoggio di patronati e caf, mentre lui è rimasto solo. Presto detto: ci pensa Buda dopo avere ricevuto tutte le indicazioni precise su come compilare e cosa scrivere (e fare scrivere) nella scheda rosa

Stando a quanto scrive il gip Luigi Barone nelle carte dell’ordinanza, Buda «non perdeva occasione per evidenziare il contributo offerto per l’elezione dell’attuale sindaco di Catania Salvo Pogliese, grazie al sostegno fornito a Massari e a Salvatore Peci». Quest’ultimo, attuale consigliere comunale risulta coinvolto con l’ipotesi di corruzione elettorale, ma non destinatario di misure cautelari. Peci è stato eletto nella lista Una scelta d’amore per Catania a sostegno di Pogliese, con 579 voti. Nell’inchiesta il suo nome viene affiancato a quello di Buda e di Alfio Drago. Al centro della vicenda la concessione per l’apertura di un chiosco nel territorio di Aci Castello. «Conosco Buda, come tutti, ma solo nell’ambito delle serate – replica a MeridioNews il consigliere Peci – Di questo chiosco invece non ho nessuna notizia, nella maniera più assoluta».

In una intercettazione, la voce di Massari viene registrata mentre parla con un certo Marco (non identificato) che definisce l’attuale primo cittadino etneo «un ragazzo furbo», Massari chiede di portargli i suoi saluti, lasciando intendere di conoscerlo. Alla precisa domanda: «Ma che rapporto hai con Salvo Pogliese?», Buda taglia corto: «Cose così». Al sindaco nell’inchiesta non viene fatta nessuna contestazione da parte della procura. 

Ottenuta la poltrona agognata, Massari resta a disposizione dei Buda. Un episodio in cui mostrare la propria riconoscenza è l’interessamento per il ripristino di un chiosco alla villa Pacini che era stato sequestrato a uno dei figli. Riottenuto, vorrebbero avere una proroga della concessione perché ci vorrà tempo per risistemarlo prima di potere tornare a servire seltz limone e sale o bevande al tamarindo. Per soddisfare la richiesta, Massari avrebbe contattato il presidente della sesta circoscrizione Alfio Allegra. È quest’ultimo a rassicurarlo e a provare a fissare un appuntamento, per il giorno dopo, con il responsabile dell’ufficio Ambiente ed Ecologia del Comune di Catania, che è la persona deputata a gestire l’iter amministrativo per cui non esiste ancora un regolamento. «A Mauro noi gli abbiamo dato la vita, lo vogliamo bene», sottolinea Buda in una conversazione prima di chiedere il suo intervento per «consumare» un imprenditore. Massari non è convinto di intervenire con l’auto di servizio o con la divisa perché teme la presenza di telecamere. In alternativa, chiede la partita Iva per agire in un altro modo ed evitare di esporsi troppo. «Io l’unica cosa che posso fare è consumare a questo qua. Già la cosa è partita: puIita, pulita. Veloce, veloce, veloce».


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