«Bianco vince nelle periferie, destra divisa» L’analisi post voto del politologo Lanza

«Bianco ha imparato dagli errori dell’ultima volta, Stancanelli è stato penalizzato dall’iniziale sganciamento dal Pdl». È questo secondo il professore di Scienze politiche dell’Università degli studi di Catania, Orazio Lanza, il motivo della vittoria elettorale del candidato del centrosinistra. All’indomani del voto per la scelta del nuovo sindaco di Catania è tempo di bilanci e di analisi e secondo il docente etneo, l’affermazione in tutte le circoscrizioni dell’ex ministro dell’Interno sarebbe legata, da una parte, ai meriti del candidato stesso, che «probabilmente ha tratto insegnamento dall’ultima sconfitta e ha quindi dedicato più tempo lì dove era stato più debole, ovvero nelle periferie», dall’altra «alla fase politica nuova e alle divisioni all’interno del centrodestra», afferma il professore.

Stancanelli non è stato apprezzato e dunque riconfermato dai catanesi, «eppure ha fatto meno peggio del suo predecessore Umberto Scapagnini. È stato sottovalutato», ammette Lanza, secondo cui ciò che di certo ha pagato di più, al pari di altri ex missini, è il fatto di «essersi sganciato dal Popolo delle libertà, senza mai, però, raggiungere una sua autonomia». Se dunque Bianco ha avuto la capacità di raccogliere attorno a sè ampi consensi, e Lanza è convinto che «un altro nome non avrebbe raggiunto questo obiettivo», per il sindaco uscente non è stato così. «Lui forse non poteva, anche se era il candidato unico dell’area di centrodestra». Dei tanti che hanno cambiato casacca politica, il professore non si stupisce. «Così come i vecchi politici si sono ripresentati seppure nascosti dietro l’immagine delle liste civiche, anche il cambio di bandiera non mi pare una novità», dichiara.

Importante per questa campagna elettorale è proprio l’affermazione delle liste civiche. Il professore Lanza spiega però che «non dovrebbero essere definite tali, perché non sono espressione della società civile, ma di grandi uomini dei partiti tradizionali che riescono a controllare una certa quantità di consenso». E la mancanza di radicamento nel territorio sarebbe dunque alla base dell’insuccesso delle liste rimaste fuori dal consiglio: Movimento cinque stelle, Catania Bene Comune, Tuccio D’urso sindaco e Caserta sindaco per Catania.

Quest’ultima sì che rientra nei canoni della lista civica, ma il suo otto per cento circa di consensi è, secondo Lanza, una chiaro flop. Nonostante Caserta, infatti, si dica soddisfatto del risultato ottenuto, «i numeri – secondo il politologo – non supportano questa tesi. Non essere entrati in consiglio e non avere avuto neanche la possibilità di contrattare con un possibile alleato, infatti, non mi sembrano indici di un grosso successo».

Non è andata bene neanche per il giovane Matteo Iannitti e la sua lista Catania bene comune che non ha superato il due per cento . «Mi aspettavo di più perché ha rappresentato la vera novità. È fresco ed effervescente – analizza il professore – ma la sinistra a Catania è tradizionalmente debole e legata ai sindacati che però sono abbastanza connessi all’area Pd». Al di là delle vittorie o sconfitte politiche, comunque, i veri perdenti della scorsa tornata elettorale, secondo Lanza, sono la partecipazione dei cittadini e la nuova legge elettorale. Alto infatti il livello di astensionismo. Bianco «è stato eletto con poco più di 40mila preferenze e in generale le liste hanno preso più voti del candidato, quindi possiamo dire che è espressione di una minoranza». Pochi i giovani e soprattutto le donne elette, a causa, probabilmente della mancata conoscenza della legge. «Forse non c’è stata abbastanza informazione – conclude il docente – perché è evidente che se tutte le donne ne avessero votato almeno una, la situazione sarebbe differente».


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