Aci Greenways, difficoltà a collaudare la pista ciclabile Esposto inviato in procura. «Qualità del fondo scadente»

«Di recente è stato fatto un sopralluogo, in seguito al quale è stata stilata una serie di prescrizioni propedeutiche al collaudo. Speriamo avvenga presto, è un’opera importante». La vicenda della pista ciclabile sul vecchio tracciato della ferrovia, Stefano Alì, la sta seguendo con interesse ma con il distacco che, dal giorno del suo insediamento come sindaco di Acireale, ha posto per rimarcare la diversità di competenze che caratterizzano politica e burocrazia. In tal senso quanto è avvenuto nel tratto di tre chilometri che attraversa la riserva naturale della timpa è materia di uffici. 

«Ciò che posso dire è che non si ripeterà quello che è successo con la villa Belvedere, collaudata un anno dopo la riapertura», aggiunge Alì. La questione del parco cittadino è una ferita mai risanata. Finanziata con circa otto milioni di euro proveniente dai fondi europei, è stata oggetto di una riqualificazione che ha lasciato insoddisfatti un po’ tutti. Se il destino della pista ciclablie, o Acigreenway come è stata ribattezzata, sarà lo stesso è ancora presto per dirlo. Certo è che l’inizio non è stato dei migliori: a sei mesi dalla fine dei lavori l’opera non è stata inaugurata e il motivo starebbe in una serie di criticità che mettono a rischio il superamento del collaudo. Sulla vicenda, inoltre, potrebbe presto accendersi i fari della procura di Catania, dove è finito un esposto in cui si chiede di accertare le modalità con cui si è virato dal progetto originale.

Nel mirino è finita, infatti, una variante che ha permesso alla Repin, l’impresa vincitrice della gara con un ribasso di quasi il 40 per cento, di riutilizzare il pietrisco ferroviario e il materiale vegetale presente sul posto per creare il manto su cui dovrebbero passare le biciclette. In origine il progetto prevedeva l’utilizzo di un’emulsione polimerica con l’obiettivo di compattare il fondo, con l’aggiunta di inerti e nella consapevolezza che si trattava in larga parte di pietrisco ferroviario. Ciò però non è avvenuto, con il risultato che in più punti del tracciato il manto, che avrebbe dovuto avere uno spessore di circa dieci centimetri, starebbe già cedendo. Al centro dell’esposto, c’è anche un riferimento al costo della variante: mentre infatti la direzione dei lavori ha parlato di un risparmio per l’amministrazione, conti alla mano la modifica delle due principali voci del prezziario avrebbe causato una spesa maggiore di circa 20mila euro.

In questa storia c’è anche un piccolo giallo. Secondo il firmatario dell’esposto, ma non solo, a eseguire i lavori sarebbe stata – anche o soltanto non è chiaro – Sicilverde. L’impresa è una di quelle coinvolte nello scandalo Buche d’oro sulla corruzione all’interno di Anas. A suffragio di questa tesi c’è un video che riassume gli interventi effettuati in cantiere in cui si vedono all’opera i mezzi della ditta. Tra chi da settimane è impegnato nella ricostruzione di quanto accaduto c’è Giuseppe D’Angelo, consigliere comunale del Movimento 5 stelle. «Ho già fatto una richiesta di accesso agli atti agli uffici. Informalmente mi è stato detto che il subappalto non sarebbe stato formalizzato, ma voglio vedere i documenti per capirne di più», dichiara a MeridioNews D’Angelo. La stipula del contratto tra il Comune di Acireale e la Repin risale a metà settembre del 2019, pochi mesi prima del troncone d’indagine che ha interessato Sicilverde. «In questa vicenda va fatta chiarezza – continua D’Angelo – Per questo spero che gli uffici forniscano tutti i documenti al più presto».


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