Avviso 22, pagamenti tirocini sprofondati nella burocrazia La denuncia: «In migliaia lasciati senza soldi e un lavoro»

«Alla fine del percorso formativo siamo stati mandati a casa, non pagati e senza alcuna occupazione». Sono passati quasi tre anni, ma solo in pochi, tra gli oltre 6000 ammessi all’Avviso 22il bando per la crisi occupazionale emanato dalla Regione Siciliana nel 2018, hanno visto qualche soldo dei rimborsi previsti. L’avviso vedeva stanziati 25 milioni di euro del Fondo sociale europeo per coprire i rimborsi di persone senza un lavoro, inviate a compiere dei tirocini presso le aziende e altri cinque milioni di euro come bonus per queste aziende nel caso dell’assunzione di un tirocinante, ma se a ricevere gli emolumenti, che ammontano a 500 euro al mese, sono stati poco meno di un quinto dei partecipanti, ancora meno sono quelli rimasti a lavorare per l’impresa in cui hanno svolto la loro pratica. Anche perché il bonus occupazionale da cinque milioni pare essere ancora fermo nelle casse della Regione. «La platea è di circa seimila tirocinanti – dice a MeridioNews Oreste Lauria, portavoce degli ammessi al bando – attualmente ne hanno pagati circa 1300 tra chi è stato liquidato del tutto e chi ha ricevuto solo un acconto. Molta gente ha terminato il tirocinio da un anno e ancora non è stata pagata».

«Questo avviso è nato storto – spiega al nostro giornale Nuccio Di Paola, deputato regionale del Movimento 5 stelle, che nel tempo ha presentato due interrogazioni parlamentari sulla vicenda – Il documento diceva chiaramente che ogni due mesi i tirocinanti dovevano essere pagati. Alcuni di loro si spostano per andare nel luogo in cui si svolge il tirocinio e hanno delle spese vere e proprie. Il bando però prevede troppi passaggi: dall’ente che seleziona il tirocinante, che fa riferimento a un ulteriore macroente che raggruppa queste persone, poi i centri per l’impiego, la Regione; insomma, passaggi burocratici che negli anni hanno portato a non pagare in maniera puntuale i tirocinanti e nella maggior parte dei casi molti di loro non hanno ricevuto nemmeno una mensilità»

Negli ultimi tempi c’è stato un tentativo di semplificare la trafila burocratica, ottenendo una lieve accelerazione negli emolumenti, ma a complicare le cose c’è anche il fatto che il dipartimento del Lavoro, da cui dipendono i pagamenti e che emette – caso più unico che raro – i Cud per tutti i tirocinanti, ha cambiato ben quattro direttori generali negli ultimi anni. «A oggi – continua Lauria – stando alle dichiarazioni dell’assessore, pare che il disordine sia stato stratificato e siano state fatte le liste di pagamento. Dicono che si stanno organizzando, ma di giusta regola avremmo dovuto essere pagati ogni due mesi e questo non è mai accaduto». Inoltre il tirocinante non ha modo di controllare lo stato della sua pratica, la presenza o meno della giusta documentazione, se non quello di chiamare direttamente gli uffici, che vengono sommersi di telefonate. 

E poi c’è il bonus occupazionale, quei cinque milioni destinati alle aziende intenzionate ad assumere un tirocinante, la cui buona parte sarebbe ancora non speso. «Abbiamo chiesto al direttore generale del dipartimento quanti dopo il tirocinio hanno avuto un contratto – conclude Di Paola – Perché il rischio è che le aziende usufruiscano solo dei tirocinanti e finito il loro periodo, anziché valutare un’assunzione, ne richiedano degli altri, avendo così, di fatto, manodopera garantita. Una domanda posta in Quinta commissione, di cui ancora stiamo aspettando risposta. Se questo dovesse essere confermato, a cosa servono avvisi di questo tipo? In ogni caso quei cinque milioni di euro comunque vanno utilizzati per aziende che magari potranno assumere i tirocinanti. Oggi, tuttavia, l’unica cosa che abbiamo visto è che c’è stata una leggera accelerazione per quanto riguarda i pagamenti, per il resto non abbiamo saputo niente se non che si cerca di scaricare le colpe sul governo precedente, che ha di fatto scritto il bando». 


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