Incremento ippico, la Regione stoppa i licenziamenti Così alla fiera di Ambelia si scongiurano le proteste

Un tentativo di prendere tempo o una nuova volontà di confronto. Nel limbo delle incertezze di concreto c’è il fatto che la mobilità obbligatoria di nove dipendenti dell’Istituto di incremento ippico è scongiurata, almeno per il momento. Lo step, che nelle scorse settimane ha sollevato pesanti polemiche, doveva scattare proprio oggi, come disposto dall’ente sotto le dipendenze della Regione Siciliana. Un percorso lungo e travagliato, cominciato con una legge risalente al 2019 e pensata dal presidente Nello Musumeci per razionalizzare le risorse. A settembre, bisognerà affrontare anche il passaggio davanti al tribunale del lavoro dopo un ricorso dei lavoratori supportati dalla Cgil.  

Lo stop, intanto, è arrivato attraverso una nota dell’assessorato regionale all’Agricoltura, firmata dal dirigente generale Dario Cartabellotta. «Si convoca per il 9 luglio alle 10 un incontro per esaminare le problematiche inerenti ai lavoratori in disponibilità – si legge nel documento – Nelle more dello svolgimento dell’incontro viene sospesa per 20 giorni la procedura di mobilità del personale interessato». Al faccia a faccia, a cui saranno presenti le organizzazioni sindacali, ci sarà anche l’assessore all’Agricoltura Antonino Scilla. L’Istituto, che ha la sua sede principale a Catania, conta anche due sezioni dislocate a San Fratello, sui Nebrodi, e nella tenuta di Ambelia, tra Scordia e Militello Val di Catania. 

Lavoratori e sindacati avevano già segnato in rosso la data del 2 luglio (cioè 24 ore dopo il giorno in cui doveva scattare la mobilità obbligatoria). Quando proprio nella tenuta tanto cara al presidente Musumeci e sulla quale la Regione sta investendo milioni di euro, è previsto l’inizio della della Fiera del Mediterraneo del cavallo. Appuntamento equestre molto atteso dagli appassionati ma che rischiava di coincidere con una clamorosa protesta dei dipendenti regionali a rischio licenziamento. «Forse alla Regione hanno capito che la situazione si era fatta pesante – commenta a MeridioNews il segretario Cgil funzione pubblica Gaetano Del Popolo – Come sindacato saremo presenti a questo incontro e capiremo che sviluppi ci saranno. Se vogliono razionalizzare le risorse e spostare i dipendenti in altri enti della pubblica amministrazione diciamo che si può lavorare su questa strada».

La legge regionale prevede, nello schema iniziale pubblicato nel 2019, la riduzione dei lavoratori, tutti vincitori di concorso pubblico, da 31 a 17 con un inquadramento generale in fasce più basse. Attraverso la rimodulazione della pianta organica, gli esclusi dovrebbero essere ricollocati in altri settori della pubblica amministrazione regionale. Ma per nove di loro, invece, si è fatta strada la mobilità obbligatoria con tanto di commissario in passato nominato per applicare la legge. Attraverso questa norma ideata dall’ex ministro Renato Brunetta c’è la possibilità di equiparare pubblico a privato dichiarando un dipendente in esubero. In sostanza, una messa alla porta senza piani alternativi. Il rischio per i nove dipendenti resta ma, almeno per 20 giorni, potranno continuare a sperare. 


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