Acireale, Alì va avanti e sfida il Consiglio comunale «Non accetto ricatti, se non mi vogliono mi sfiducino»

Acireale continuerà ad avere l’attuale sindaco, a meno che non siano i consiglieri a metterlo alla porta. Mentre l’Italia calcistica festeggiava il trionfo agli Europei e i tifosi riempivano le strade, con l’auspicio di non pagare dazio davanti al Covid, Stefano Alì maturava la decisione di rimanere alla guida della città dei cento campanili. Una scelta che – assicura – non era scontata.

Dovere decidere se tirare i remi in barca, mentre la nazionale era sul dischetto per vincere un torneo. Non il modo più sereno per assistere a un trionfo che mancava da 53 anni.
«Ma no, la partita l’ho vista da casa e ho esultato per la vittoria. Poi ho anche fatto un giro per vedere come andava in centro. È stato bello vedere la gente tornare a festeggiare, speriamo però che ciò non determinerà una risalita dei contagi».

Giusto per rimanere nella metafora: prima minaccia le dimissioni, poi annuncia in Consiglio di rimanere. Qualcuno l’avrà paragonata all’inglese Sterling. Ha simulato?
«Per nulla, a caldo ero davvero convinto di farmi da parte. Poi però in molti mi hanno detto quantomeno di rifletterci su. Mi hanno chiamato in tanti chiedendomi di rimanere e tra questi molti sindaci, di diverso schieramento. Gli unici che forse capiscono davvero, per provarlo addosso, cosa comporti indossare la fascia di primo cittadino».

Ma cos’è che più l’ha disturbata? Alla fine le era stato chiesto un assessorato da parte di un gruppo di consiglieri che fino a quel momento la sosteneva.
«Non per rilanciare il paragone, ma è stata una questione di rigore. Morale. Quando ho scelto di candidarmi a sindaco, e chi con me è stato eletto credo dovesse averlo chiaro dal primo momento, non ho mai contemplato di ragionare con logiche da prima repubblica. Di barattare poltrone o sottostare a ricatti».

Chiedere di avere una rappresentanza in giunta è un ricatto?
«L’assessorato che al momento è senza guida è l’Urbanistica, servono competenze specifiche che in Consiglio a mio avviso non ci sono. Ma soprattutto va chiarita una cosa: se non ci fosse stato il premio di maggioranza, la lista del Movimento 5 stelle avrebbe eletto non 15 ma due consiglieri. Credo sia cosa ben diversa dai casi in cui sono i consiglieri a trascinare alla vittoria un sindaco».

Lasciare il M5s oramai però non fa più notizia. Anche la deputata di riferimento di Acireale, Angela Foti, lo ha fatto. A proposito com’è il vostro rapporto dopo il passaggio ad Attiva Sicilia?
«Sempre buono, è stata tra le persone che mi ha chiesto di rimanere. Per quanto riguarda l’avere lasciato il Movimento 5 stelle, sono scelte personali. Non so dire se abbia in qualche modo legittimato scelte locali. Posso dire che personalmente io non lo farei, perché mi sentirei di tradire quegli elettori che magari mi hanno votato in quanto esponente di un partito».

Fare il sindaco da cinquestelle è più difficile che per chi sta in altri partiti? Ieri a Favara si è dimessa la sindaca.
«Credo che ogni caso faccia storia a sé, però una cosa mi sento di dirla: il Movimento 5 stelle sconta la scarsa strutturazione sul territorio. Mi è capitato di contattare esponenti nazionali per sottoporre questioni importanti locali, dagli aiuti per i terremotati alle infrastrutture a cui stiamo lavorando, e non è semplice riuscire ad avere risposte concrete».

Nel discorso in Consiglio ha elencato una lunga serie di opere in cantiere. Eppure la accusano di non avere visione politica. Di essere attaccato a tabelle e numeri.
«Ci pensavo proprio l’altro giorno. Io credo che questa sia l’amministrazione che più di ogni altra sta dimostrando di avere una visione futura di Acireale. Stiamo lavorando a fondo sulla mobilità: dall’attesa per la gara che porterà alla fermata della ferrovia in centro ai lavori per ampliare il parcheggio Cappuccini o all’altro che verrà realizzato nell’attuale stazione e che servirà per chi arriva dai paesi limitrofi, fino alla pista ciclabile che attraverserà il centro».

Parlando di piste ciclabili, però, c’è il percorso Acigreenways che attende da otto mesi di essere aperto. Cos’è che non va?
«Il collaudo con prescrizioni è stato contestato dall’impresa che ha eseguito i lavori. Da parte mia non posso che attendere e sperare che la situazione si risolva presto. Va da sé che è necessario consegnare alla città un’opera sicura e rispettosa del progetto».

Questo è uno di quei casi in cui l’accusano di non volersi sporcare le mani. Di assistere da fuori alle vicende burocratiche. Manca di coraggio?
«Il coraggio non c’entra. Il coraggio lo si dimostra avendo preso decisioni importanti, come quelle inerenti il depuratore, senza tentare, come fatto dai miei predecessori, di prendere tempo pur di non risultare impopolare. Il fatto è che la legge (la Bassanini criticata ieri da Gianfranco Miccichè, ndr) è chiara sulla ripartizione delle competenze tra organi politici e amministrativi. Resto convinto che semmai siano da criticare quei politici che, specialmente in passato, andavano a sostituirsi ai dirigenti».

Tanta rigidità come si riflette nel rapporto con i dipendenti comunali?
«All’inizio c’era diffidenza da parti di molti, poi con il tempo hanno capito che da me possono avere la garanzia che ogni scelta viene fatta senza favoritismi, ma soltanto guardano agli interessi della macchina amministrativa. Siamo l’amministrazione che ha stabilizzato oltre 250 impiegati, ma anche quella che ha nominato un organismo indipendente di valutazione per giudicare l’operato dei dirigenti nell’ottica di riconoscere gli emolumenti legati al raggiungimento degli obiettivi».

Ad Acireale da anni tiene banco la questione cable park. Una storia iniziata con la passata amministrazione e che va avanti anche con l’attuale. Per i proponenti si è stoppato un possibile sviluppo del territorio.
«La storia giudiziaria è nota a tutti. Nelle scorse settimane abbiamo ricevuto la relazione fatta dai periti nominati dal Consiglio di giustizia amministrativa e posso dire che in più punti dà ragione alle valutazioni fatte dagli uffici. Io continuo a sperare che la società capisca che la strada più conveniente sia quella di regolarizzare le opere seguendo l’iter proposto dal Comune».

Fino al 2023 possiamo dire che il sindaco di Acireale sarà Stefano Alì?
«Tra non molto arriveranno i fondi legati al Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) e credo sia doveroso che ci sia un riferimento politico a guidare la città. Per il resto non voglio fornire alibi a nessuno, io sono convinto di andare avanti anche senza maggioranza in Consiglio. Se qualcuno non è d’accordo, può sfiduciarmi. Assumendosi le responsabilità del caso».


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