Regionali, Cateno De Luca parla da candidato presidente «Mi dimetterò da sindaco. Dormirò a palazzo d’Orleans»

«Dovrei iniziare questo discorso chiedendo scusa ai siciliani perché gli abbiamo regalato Musumeci. Perché dopo la iattura Crocetta, la sciagura Musumeci la Sicilia non se la meritava». Seduto dietro al banco della sala stampa dell’Assemblea regionale siciliana, al suo fianco il deputato Danilo Lo Giudice, al centro una lanterna bianca, «il nostro simbolo», il sindaco di Messina, Cateno De Luca, presenta la due giorni di dibattito politico organizzata l’1 e il 2 ottobre a Taormina da Sicilia Vera, il movimento da lui stesso fondato e ribadisce l’ufficialità della sua candidatura a presidente della Regione alle prossime elezioni.

«Iniziamo un percorso di organizzazione – dice De Luca che in passato ha militato in Udc e Movimento per le autonomie  – guarderò con ammirazione i tanti giovani amministratori che si troveranno a Taormina. Il tema non è la candidatura di Cateno De Luca a presidente della Regione, perché già sono candidato. Non è in discussione questo tema. La questione che si porrà invece è un’altra: se saremo da soli e quindi faremo una grande cortesia al centrosinistra, o meno». De Luca ha inoltre annunciato che a febbraio si dimetterà da sindaco di Messina, passo decisivo in ottica della modulazione delle alleanze. «Questo significa che i tempi a me non li detta nessuno – continua – Non ci saranno le condizioni per discutere di ritirarmi. Se si rendono conto che Cateno De Luca può essere il candidato che può andare bene per la presidenza della Regione, venghino signori, venghino. Ben venga l’appoggio, ma le condizioni non cambiano. Non sono uomo di compromessi a ribasso, non lo sono mai stato e non voglio esserlo». 

E tra le condizioni poste dal primo cittadino peloritano, oltre alla condivisione di un programma e di un decalogo di punti ritenuti fondamentali per la ripartenza della Sicilia, ce n’è una tassativa: «Nessuno mi propini un governo che si ritrovi in giunta assessori di Crocetta o di Musumeci. Il Gattopardo mi piace, l’ho letto sei volte, ma non ne condivido la filosofia. Chi ha contribuito a sfasciare la Sicilia con le sue omissioni, non merita di tornare sul luogo del delitto. Metto sul tavolo il mio curriculum di dirigente aziendale, di deputato e di tre volte sindaco. Non sosterrò mai un presidente della Regione che non ha amministrato niente. Non ho pregiudizi nei confronti di niente e nessuno se c’è intesa sul metodo e sulla strategia per governare questa terra. E mi farò da parte se mi si presenterà qualcuno con un curriculum migliore del mio, ma prima devo vederlo questo Maradona della politica». 

De Luca pare avere anche le idee chiare sulle strategie al vaglio in questo momento sul panorama politico in vista delle Regionali. «Non sono una persona innamorata dei sondaggi – commenta – Quando mi sono candidato a Messina ero quarto, ma non mi sono fatto mai condizionare. Questa sarà una campagna elettorale in cui il corpo a corpo sarà fondamentale per orientare il consenso: non mi preoccupa che altri partano dal 25 per cento e noi dal 15. Comunque andrà a finire, se in campo rimarranno tre o quattro candidature importanti, il risultato sarà che non ci sarà maggioranza in parlamento. Nessuna coalizione tecnicamente potrà dire di aver vinto le elezioni e su questo sono pronto a fare scommesse. Essere eletto senza maggioranza non mi spaventa, so già come si governa, sono stato eletto sindaco senza nemmeno un consigliere dalla mia parte». 

E pare che la figura di De Luca abbia attirato l’attenzione di diverse forze politiche, da Matteo Salvini, che avrebbe mandato un messaggio al sindaco con scritto «Vinciamo in Sicilia», al segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, incontrato almeno in un paio di occasioni. «Ho mangiato una buona granita di mandorle tostate a Pedara, come lui ha assaggiato un ottimo spritz a Taormina – spiega De Luca parlando di Barbagallo – Il suo interesse è ovviamente quello di spaccare un’area. Se il Pd ritiene che un sostegno a De Luca, ovviamente condividendo il decalogo, è più utile che avere un De Luca candidato per fatti suoi, sono questioni strategiche che riguarderanno quello che succederà dopo tre mesi, perché la partita è a doppia mandata: regionali e nazionali in un colpo solo. Se si avrà la statura e la capacità di vincere la partita in Sicilia, allora si detteranno gli equilibri sull’asse nazionale. Se si continuerà a farsi dettare la linea dai tavoli romani, saremo sempre al guinzaglio e proprio questo è il punto su cui non ci troviamo con il mio amico Salvini».


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