La più antica compagnia siciliana attende di ripartire «Un popolo senza arte e teatro è un popolo di selvaggi»

A Belpasso, paese natale di Nino Martoglio, il teatro l’ha sempre fatta da padrone. Una corrispondenza
d’amorosi sensi che ha trovato terreno fertile nella cittadina ai piedi dell’Etna quasi 70 anni fa grazie alla
Brigata d’Arte, compagnia teatrale nata nel 1945 per volere di Antonino Russo Giusti e ancora in attività.
Una realtà importante con a capo l’instancabile presidente Ottavio Sangani che, dopo tanti anni di onorato servizio come direttore di banca, dedica anima e
corpo alla sua grande passione: il teatro

Presidente, la compagnia che rappresenta ha radici antichissime. Quali sono state le tappe che hanno
portato fino ai giorni nostri?

«La Brigata d’Arte può essere considerata la più antica compagnia della Sicilia, legalmente costituita e
ancora oggi in attività. La nascita avviene grazie Antonino Russo Giusti che nel 1945, dopo l’esperienza a
Catania, si trasferisce a Belpasso. La compagnia, costituita da attori catanesi e locali (fra i quali
Turi Di Mauro, Nino Leonardi, Peppino e Santo Caserta), originariamente viene chiamata Brigata
d’Arte Nino Martoglio e svolge la propria attività al teatro comunale. Alla fine degli anni Quaranta è
costretta a fermarsi, in seguito alla sopraggiunta inagibilità della vecchia struttura, duramente provata
dagli eventi bellici.
L’attività riprende negli anni Sessanta, questa volta al teatro La Fenice, per poi continure nel 1987 al
restaurato teatro Martoglio. Quell’anno rappresenta una svolta per la Brigata d’arte perché segna
l’avvio di una nuova politica. La compagnia decide di allargare i propri orizzonti e di non dedicarsi solo al
teatro di tradizione popolare fatto solo con i propri attori. Si iniziano a ospitare le compagnie esterne, non
solo siciliane, come il Sistina di Roma, la compagnia della Rancia e la
compagnia nazionale di operette». 

Lei quando ha iniziato a fare parte attiva della compagnia?
«Il mio rapporto vero e proprio con la Brigata d’Arte inizia alla metà degli anni Ottanta, quando ho
accettato l’invito rivoltomi da mio fratello Mario (attuale direttore artistico della compagnia) e da Pippo
Spampinato che erano alla ricerca di nuove energie per rilanciare l’attività teatrale in paese. Sono
diventato presidente dopo l’esperienza di due carissimi amici, il dottor Alfio Di Mauro e il professore Vito
Sapienza». 

In che modo la Brigata d’Arte ha contribuito a
diffondere la conoscenza del teatro?

«La qualità degli spettacoli messi in scena ci ha permesso di potere contare, sin dall’inizio della nostra
attività, su un numeroso pubblico e questo sicuramente ci ha aiutato molto. Si pensi che al piccolo teatro La Fenice si è arrivati a registrare circa seicento abbonati suddivisi in sei turni. Erano gli anni in cui,
grazie al perfetto dosaggio tra risorse locali (di cui mi piace ricordare Pippo Spampinato, Mario Morabito,
Santo Caserta, Alfio Balsamo e Alfio Di Mauro) e risorse esterne (come Franca Sillato e le sorelle
Micalizzi) venivano messi in scena testi attinti prevalentemente dalla tradizione popolare e dialettale,
senza con ciò trascurare l’approccio a testi moderni e in lingua. Gli anni della Fenice sono stati
fondamentali perchè ci hanno permesso di porre delle solide basi su cui poter costruire il futuro». 

Qual è lo spettacolo a cui è più legato tra i tanti messi in scena?
«Sono tantissimi. Un posto d’onore lo occupa sicuramente Varietà Mon Amour, che racchiude cinquant’anni di storia del varietà in Italia. Una delle
prime edizioni è stata realizzata con la grande Rosalia Maggio e con la soubrette Minnie Minoprio. Tra gli attori sul palco c’era anche un ancora poco conosciuto Enrico Guarneri. Lo spettacolo, dopo aver girato
in lungo e largo la nostra regione, è approdato a Roma, al teatro delle Muse. Doveva andare in scena
anche al teatro Nuovo di Milano, ma purtroppo questo non è stato possibile a causa della morte di Rosalia Maggio. Ovviamente questa non è stata l’unica edizione, dopo ne sono state realizzate molte
altre.
Un altro spettacolo, allestito varie volte e con diversi cast, è Vino, Amori e Pizzicori, tratto da Annata ricca, massaru cuntentu, una delle commedie più famose di Nino Martoglio. La prima volta
andò in scena circa 15 anni fa. È una commedia musicale resa possibile grazie alla partecipazione di 40
persone tra attori, cantanti, ballerini e tecnici. Con questo spettacolo avevamo pensato di potere concludere
le celebrazioni per il centenario dalla morte di Nino Martoglio, ma la pandemia ce lo ha impedito.
Le restrizioni hanno colpito duramente il nostro settore». 

Cosa ha voluto dire per una compagnia come la Brigata d’Arte restare ferma tutto questo tempo?
«Questo piccolo nemico invisibile ha colpito indistintamente tutti ma sicuramente le attività culturali sono
state le più penalizzate. In questi mesi abbiamo cercato di mantenere vivo il legame con il pubblico, ma
anche con attori e maestranze che sono stati sicuramente quelli che hanno sofferto di più. Sicuramente
rispetto a qualche tempo fa si respira un’altra aria e si intravede una luce in fondo al tunnel. Noi speriamo
quanto prima di poter riabbracciare il nostro pubblico che rappresenta la nostra linfa vitale». 

Quando pensate di ricominciare?
«Possiamo dire che ricominceremo, ma non possiamo dire con esattezza quando. È di pochi giorni fa
l’annuncio che il Comune di Belpasso a breve inizierà i lavori di ristrutturazione tanto attesi al teatro
comunale. Questa è sicuramente una bella notizia, anche perché è in programma l’installazione di un
impianto di sanificazione che possa consentire agli spettatori di godere degli spettacoli in piena
sicurezza, ma fino a quando i lavori non saranno ultimati il teatro sarà inutilizzabile». 

Qual è l’appello che lancia agli abbonati?
«Venite a teatro. Il teatro e di tutti ed è per tutti. Abituate i vostri figli sin da piccoli all’amore per questo
fantastico mondo. Noi abbiamo sempre aperto le porte ai bambini e ai ragazzi e continueremo a farlo.
Negli anni abbiamo puntato molto sui giovani e non parlo solo del pubblico. Sono moltissimi gli attori e i
tecnici catanesi che anche all’inizio della loro carriera hanno collaborato la Brigata d’Arte. Un nostro
grande sostenitore è stato il cavaliere Francesco Condorelli (anche socio fondatore della Brigata d’Arte).
Durante uno dei nostri piacevolissimi incontri mi disse: “Caro Sangani, un popolo può avere mille
industrie ed essere una grande potenza economica, ma senza la cultura, l’arte e il teatro resta un popolo di
selvaggi”».


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