Ponte Gioeni, l’opposizione chiede risposte «La soluzione? Ricostruire il cavalcavia»

Un consiglio comunale straordinario, da cui pretendono risposte sul progetto definitivo e sulla tempistica di realizzazione dallo stesso sindaco Enzo Bianco, e le dimissioni immediate dell’ingegnere Luigi Bosco, assessore ai Lavori pubblici che ha coordinato i lavori di abbattimento del cavalcavia del Tondo Gioeni, messi in atto con «superficialità e inefficienza». E’ forte la presa di posizione politica dei capogruppo Mario Chisari di Grande Catania, Alessandro Messina di Tutti per Catania, Manlio Messina del Popolo della Libertà, e di tutti i consiglieri d’opposizione del Comune etneo che, dopo le polemiche dei giorni scorsi, stamattina hanno convocato una conferenza stampa a palazzo degli Elefanti per annunciare «un clamoroso intervento istituzionale» sul problema ponte, «che da settimane affligge i catanesi, paralizzando il traffico cittadino e gettando Catania nel caos».

«Non possiamo lasciare nelle mani di questa amministrazione un progetto che allo stato attuale prevede tempi biblici», afferma Mario Chisari, lamentando «il silenzio assordante» da parte del primo cittadino e «un’approssimazione generale sulla gestione dei lavori su cui non possiamo più tacere». Una situazione che definiscono «grave» e su cui, allo stato attuale, «non ci sono soluzioni se non un paradosso: liberare i sottopassaggi e ricostruire il cavalcavia – afferma Giacomo Gulielmo, ex consulente alla Mobilità del sindaco uscente Raffaele Stancanelli – Costerebbe di meno e i tempi sarebbero più brevi».

E’ passato un mese dall’apertura del cantiere nella parte sommitale di via Etnea e, a pochi giorni dall’inizio della scuola, fissato per lunedì prossimo, una delle arterie principali per il flusso veicolare etneo, già rallentato dai lavori, rischia di congestionarsi ancora di più. Con disagi per automobilisti e residenti. Nonostante le rassicurazioni delle scorse settimane, infatti, «l’amministrazione non dà risposte concrete sul progetto definitivo», accusa Mario Chisari. Al posto del cavalcavia dovrebbe sorgere una rotatoria, che però secondo i consiglieri d’opposizione, «è del tutto insufficente per sostenere il transito di 120mila vetture al giorno». L’ipotesi per sciogliere il nodo traffico sarebbe la realizzazione di un sottopasso, «per cui però servono fondi, un progetto che ancora non c’è, e almeno un anno e mezzo di lavori – aggiunge Manlio Messina – Per quanti anni i catanesi dovranno subire questo scempio?».

Problemi a cui si aggiungono le lungaggini dovute alla mappatura e alla ricollocazione dei sottoservizi, che dilatano ancora di più i tempi. «Lo spostamento dei cavi, tra cui quelli dell’alta tensione, necessita tempo e fondi a carico del’amministrazione», continua il consigliere del Pdl. Più di un mese e mezzo di operazioni, secondo Manlio Messina, a cui sommare quelle necessarie a costruire la rotonda che, una volta terminata, «non basterà comunque a risolvere il problema viabilità». Mappatura che, afferma l’opposizione, c’è già e che doveva essere progettata e autorizzata prima dell’abbattimento del ponte. «Non è stato rispettato un regolamento comunale di due anni fa che obbliga le ditte appaltatrici a chiedere l’autorizzazione al Comune prima di procedere ai lavori – afferma ancora Messina – autorizzazione che però non è mai stata rilasciata». E per cui l’amministrazione, contravvenendo ad un regolamento approvato dal consiglio comunale, potrebbe rischiare «una messa in mora».

«La situazione ormai è critica – ammette il capogruppo del Pdl – e non c’è soluzione». Per questo, l’opposizione ha deciso di avanzare forti proposte politiche. «L’abbattimento doveva essere un’azione di tipo tecnico e non politico», afferma Alessandro Messina di Tutti per Catania. «La giunta Stancanelli – continua il capogruppo – aveva ipotizzato la messa in sicurezza del ponte con un’opera di consolidamento basata su due studi dell’Univerisità di Catania, che ne attestavano la solidità». Tesi che si basa su documenti di analisi in possesso dei consiglieri che, secondo l’opposizione, superebbe «l’allarmismo» su rischio sismico e pericolo di crollo che ha spinto l’attuale amministrazione a mettere in campo le ruspe per buttare giù il cavalcavia del Tondo Gioeni. E che saranno presi in analisi durante la seduta straordinaria del consiglio comunale. «Nel 2009 – aggiunge Manlio Messina – Francesco Marano del Pd, attuale segretario di Enzo Bianco, aveva dichiarato alla stampa che abbattere il ponte sarebbe stata una pazzia. Che cosa è cambiato?».

«Adesso vogliamo risposte – sottolinea Alessandro Messina – Oggi stesso chiederemo la convocazione di un consiglio comunale straordinario, ma vogliamo nessun delegato che non sia il sindaco Bianco in persona, altrimenti lasceremo la seduta». E, se le motivazioni fornite non saranno ritenute sufficienti, «chiederemo le dimissioni degli assessori competenti». In primis «di Luigi Bosco – aggiunge Chisari – che rimetta oggi stesso il mandato al primo cittadino e non faccia più danno a questa città». Risposte sulle motivazioni dell’abbattimento, ma anche per risolvere il nodo viabilità, perché «in tempi brevi non ci sono soluzioni», spiega Chisari. Se non l’ipotesi «paradossale» avanzata dall’ingegnere Giacomo Guglielmo di liberare i tre sottopassaggi già presenti per smaltire il traffico veicolare e costruire un nuovo cavalcavia. «Basterebbero 200 giorni di lavoro e il Comune risparmierebbe – spiega il tecnico – Paradossalmente, questa sarebbe l’unica alternativa».

Nel frattempo, da Palazzo degli Elefanti non tardano ad arrivare le repliche della maggioranza. L’assessore alla Viabilità Rosario D’Agata risponde alle accuse sulla paralisi del transito veicolare spiegando come le code di auto presenti nella zona del cantiere siano «appena più lunghe rispetto alla media del periodo», e che, in concomitanza con l’apertura delle scuole, «il traffico automobilistico in tutt’Europa aumenta a dismisura, non si può tentare di attribuire una tendenza nazionale e internazionale soltanto ai lavori per il nodo Gioeni». E, in merito alle polemiche dell’opposzione, aggiunge: «Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sviare l’attenzione dagli sforzi incredibili che stiamo compiendo per rimediare agli errori e agli orrori, agli immobilismi e alle inettitudini della precedente amministrazione», afferma.

L’assessore Bosco, invece, ha spiegato che «fin dall’inizio, la conclusione dei lavori della rotatoria era stata prevista tra ottobre e novembre, come non sia mai esistito alcun problema di mappatura di sottoservizi, né di mancanza di finanziamenti», si legge in una nota diffusa dal Comune. «In realtà – continua D’Agata – con certe domande inutili, con fantasiose azioni collettive, con “clamorose iniziative” che si rivelano inconsistenti, si voleva e si vuole soltanto ottenere spazio gratuito sui giornali, ricevere pubblicità. E gettare un po’ di fango su chi sta lavorando con grande fatica».

Sui problemi per gli automobilisti, infine, i due assessori precisano di aver «detto fin dall’inizio, scusandoci, che i lavori avrebbero provocato dei disagi. Per questo abbiamo messo in campo fin dall’inizio tutte le nostre forze. In certi casi si sono evidenziate delle criticità perché il numero dei Vigili urbani non è adeguato e bisogna coprire anche altre emergenze cittadine, ma i disastri pronosticati dalle cassandre non si sono verificati».


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