Offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di cose. È questa l'accusa rivolta a due turisti elvetici che ieri sera hanno voluto cambiare i connotati a una statua di padre Pio all'interno della chiesa SS. Annunziata della cittadina etnea. Un atto definito «ignobile» dai carabinieri che li hanno beccati in flagranza e non hanno esitato a denunciarli
Randazzo, denunciati due turisti elvetici Cambiano il look ad una statua di padre Pio
Una scatola sulla testa e un sacchetto della spazzatura tra le mani. È il look deciso da due turisti elvetici per una statua di padre Pio a Randazzo che però gli è costato una denuncia in stato libertà da parte dei carabinieri. L’accusa per i due, 45 e 50 anni, di cui si conoscono solo le iniziali M.R.C e H.Y.N. è di offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di cose. Un’accusa poco usuale e che ha subito fatto storcere il naso ai laicisti. Seppure il principio di laicità non sia citato espressamente, esso è infatti uno dei valori fondanti della Costituzione italiana, declinato negli articoli due, tre, sette, otto, 19 e 22. In particolare, l’articolo sette stabilisce la separazione tra ordine religioso e ordine temporale e l’articolo otto l’uguaglianza tra tutti i credi religiosi.
Eppure è questa l’accusa ricevuta dai due turisti la scorsa notte, quando i carabinieri che transitavano in via Umberto, a Randazzo, hanno sorpreso in flagranza i due svizzeri vicino la chiesa della SS. Annunziata che ospita la statua nel suo cortile. «Dopo aver scavalcato uninferriata posta a protezione della statua raffigurante Padre Pio da Pietrelcina stavano ignobilmente deturpando il Santo infilandogli una busta di immondizia e una scatola di cartone sul braccio e sul capo», scrivono dal comando dei Carabinieri in un comunicato stampa.
I due avrebbero avanzato delle giustificazioni, considerate però «futili» e che «non hanno per nulla impietosito i due militari i quali, oltremodo sorpresi di trovarsi di fronte a due cittadini originari del Paese tanto celebrato per lassoluta osservanza delle regole di civiltà – commenta il comunicato dell’Arma – non hanno esitato a procedere nei loro confronti, forse anche nella speranza di educarli ad un maggiore rispetto a casa degli altri».