Una sessantina di iscritti al dipartimento di Legge dell'università di Catania si è riunito ieri pomeriggio nel cortile esterno di Villa Cerami. Lassemblea straordinaria, organizzata in poco tempo sui social network tramite l'hashtag #protestagiurisprudenzacatania, promette di essere solo il primo passo. Il motivo? La mancata applicazione di una delibera del Senato Accademico. Ma anche la disorganizzazione interna, l'assenteismo dei docenti e altro ancora. Leggi gli slogan
Unict, cartelli di protesta a Giurisprudenza Gli studenti: «Facoltà priva di modernità»
Molti i cartelli lungo la scalinata che congiunge via Penninello a via Etnea, proprio all’ingresso della villa un tempo residenza della famiglia Rosso Cerami ed oggi sede del dipartimento di Giurisprudenza di Catania. Le scritte che questi contengono descrivono il malcontento degli studenti. «Pagare 356 euro per iscriversi a questa facoltà è come investire in letame», «Facoltà priva di modernità e piena di amarezza», «Attenzione! Facoltà di scienze medievali», sono solo alcune delle accuse che gli universitari rivolgono ai vertici d’ateneo. Anche il web ha fatto la sua parte. La protesta e il raduno hanno avuto dapprima il loro quartier generale sui social network, tramite lhashtag #protestagiurisprudenzacatania, apparso sulle bacheche private di centinaia di ragazzi.
Il caso che segna il dissapore – lennesimo – tra studenti e docenti è la mancata applicazione della delibera del Senato Accademico che prevede linserimento di un appello aggiuntivo a quello riservato per fuoricorso e ripetenti. Lidea viene maturata dai rappresentanti del corso per permettere ad «un gruppo di meritevoli di laurearsi entro novembre nonostante un cavillo burocratico glielo impedisca», racconta Nicola Calanducci, rappresentante studentesco. E continua: «Per conseguire il titolo di laurea occorre infatti superare lultimo esame entro quindici giorni prima dellinizio delle sedute. Questi ragazzi hanno dovuto rinunciare a chiudere la loro carriera universitaria a partire dal 22 novembre perché molti esami sono successivi a giorno 7». Tempi troppo stretti per rispettare i 15 giorni fissati dal regolamento.
Tommaso Auletta, presidente del corso di laurea, propone ai rappresentanti di scegliere tra due possibilità: applicare la delibera sopprimendo i due appelli straordinari della sessione desame estiva e invernale oppure mantenere la situazione attuale. I responsabili studenteschi hanno optato per la seconda. Risoltosi il dissidio, come in tutte la manifestazioni, la questione è diventata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Sono, quindi, venuti fuori altri problemi che rendono complicata la carriera universitaria degli studenti e che gli stessi si propongono di risolvere. «Dobbiamo essere organizzati e conoscere le regole, altrimenti non si farà nulla di buono», commenta un ragazzo.
Le difficoltà che gli studenti lamentano riguardano questionari di valutazione, turni degli appelli desame, disorganizzazione interna e servizi inesistenti, assenteismo dei docenti nei giorni e negli orari di ricevimento e molto altro. Da questo momento in poi, i futuri giuristi etnei promettono battaglia per ottenere i diritti che dicono di non avere al dipartimento di Giurisprudenza. Si attendono sviluppi circa la data del futuro raduno studentesco e delle azioni da intraprendere.