Giornali online: 3 possibili modelli

Se ne parla tanto e non sempre in modo preciso. A cominciare dai nomi che si moltiplicano giorno dopo giorno: giornalismo partecipativo, citizen journalism, networked journalism, giornalismo dal basso. Tutte espressioni che alludono a un passaggio di ruolo in cui quelli che prima erano solo lettori, diventano oggi anche autori all’interno di sistemi di produzione di news assai differenti tra loro. Vediamoli.

Il modello puro. Il giornalismo dei cittadini nella sua versione più genuina. La produzione di notizie è appannaggio esclusivo dei lettori. Senza l’intervento dall’alto di un filtro editoriale. Accade, ad esempio, nei siti della galassia di Indymedia (www.indymedia.org), oppure nell’esperienza di Wikinews (www.wikinews.org), dove le notizie sono scelte, scritte editate dalla comunità dei lettori. In certi casi, il ruolo dell’editor è svolto da un algoritmo, che elabora le preferenze della comunità. Sono i lettori-autori (www.digg.com o www.kuro5hin.org) che «votano» il proprio gradimento a news e segnalazioni contribuendo così a definire ciò che è rilevante o meno (ranking).

Il modello misto. Giornalisti professionisti e semplici cittadini lavorano fianco a fianco. L’esempio più conosciuto (e più di successo) di questo approccio al citizen journalism è OhMyNews (www.ohmynews.com), giornale online coreano in cui una redazione di poche decine di professionisti scrive notizie, ma soprattutto si dedica ad un’intensa attività di redazione per gestire contributi di oltre 40 mila semplici cittadini.

Il modello integrato. In questa versione una piattaforma articolata tiene insieme contributi personali, blog, segnalazioni e attività di valutazione delle notizie da parte dei lettori (v. box successivo). Nell’esempio più popolare, Newsvine.com, ciascun iscritto dispone di uno spazio personale in cui può scrivere articoli, diffondere notizie, elaborare una lista di media preferiti da tenere sotto osservazione. Il risultato complessivo è un mix caotico ma affascinante di post tipici dei blog, pezzi di semplici cittadini, articoli di testate autorevoli.

Le vie del giornalismo partecipato parlano anche italiano. Anzi, radicale. Come nel caso di Fai Notizia (fainotizia2.radioradicale.it), iniziativa di informazione dal basso lanciata la scorsa settimana da Radio Radicale. Una piattaforma, inspirata al sito americano newsvine.com che offre ad ogni utente la possibilità di tenere un proprio blog, realizzare contributi originali, segnalare notizie da altre fonti di informazione, commentare e votare le proposte degli altri utenti. Un sistema di ranking provvede a organizzare la massa di contributi in una homepage strutturata: quelli più votati e commentati hanno maggiore visibilità. Il risultato è una miscela di opinioni, articoli di semplici lettori e segnalazioni di pezzi di autorevoli testate e grandi firme del giornalismo italiano e internazionale. Con un duplice, virtuoso, effetto dal punto di vista della democratizzazione del giornalismo. Da una parte, infatti, si mettono nelle mani degli utenti degli strumenti abilitanti, che permettono di «partecipare» alla produzione dell’informazione, non solo di subirla passivamente. Dall’altra si sfrutta l’intelligenza collettiva (e dei potenti algoritmi) per selezionare, organizzare, filtrare, il diluvio di informazione a cui siamo sottoposti.

In entrambi i casi si tratta di un processo creativo a cui il lettore (ora anche autore) è chiamato a partecipare in prima persona. Non a caso, il progetto – che è ancora in fase «beta», ovvero sperimentale, e necessita forse di qualche ulteriore semplificazione nell’organizzazione della homepage – si sviluppa in stretto collegamento con Wikipedia (it.wikipedia.org), l’enciclopedia online realizzata interamente dagli utenti. Accanto ad ogni argomento trattato, compare infatti la definizione dell’enciclopedia e gli utenti sono invitati a realizzare nuove «voci» in relazione alle notizie di volta in volta pubblicate sul sito.

DaL BLOG  “chips&salsa” di www.ilmanifesto.it


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